Fornai litigiosi di Gianfranco Piazzesi

Fornai litigiosi Fornai litigiosi Da qualche giorno De Mita e Craxi hanno ricominciato a litigare di brutto e gli italiani assistono alla ripresa dello ostilità con fastidio e preoccupazione. Il fastidio è inevitabile, dal momento che entrambi hanno riattivato gli stessi dischi. De Mita è tornato a proporre la teoria della «maggioranza relativa». A suo giudizio, il partito che ottiene il maggior numero di voti, vale a dire la de. ha il diritto di essere il fulcro dello schieramento politico nazionale. Craxi è tornato a contrapporre la teoria della «pari dignità». Per lui socialisti e laici possono impostare la collaborazione con i democristiani soltanto su un piano di uguaglianza, senza impegnarsi in alleanze strategiche, bensì contrattando ogni volta accordi sia di governo che di potere. Le preoccupazioni sono legittime, visto che le due teorie appaiono inconciliabili. Per chi difende il principio della maggioranza relativa, la de è il «naturale» detentore della presidenza del Consiglio. Socialisti e laici possono aspirarvi, ma vanno accontentati di tanto in tanto e purché abbiano ;ben presente che si tratta di • un'eccezione, non di una rego: la. Per chi sostiene la pari di ; gnitàv socialisti e laici hanno ' invece uguali diritti e U migliore modo per risolvere il problema e quello di assicurare 1 l'alternanza ora dell'uno ora ! dell'altro rappresentante dei due schieramenti. Fino a qualche settimana fa Craxi e De Mita avevano fatto del loro meglio per impedire che certe incompatibilità di fondo venissero alla luce. Resistendo alle pressioni di tanti notabili de, abituati a una crisi di governo ogni otto mesi e a una vasta rotazione di ministri e sottosegretari, che finiva per accontentare un po' tutti, De Mita ha consentito a Craxi di restare per più di tre anni alla presidenza del Consiglio. Cra xi ha contraccambiato con due concessioni importanti: nessuna opposizione al ritorno di Un de al Quirinale e fine delle «giunte rosse» nelle grandi ■ città. Ma ora il clima è mutato Per vincere il congresso demo; cristiano, De Mita non poteva '.ulteriormente procrastinare la 'tregua con i socialisti. Doveva anzi rivendicare Palazzo Chigi. ; reclamato a gran voce sia dalle ■ sinistre del partito, che vogliono ridimensionare Craxi per poi meglio dialogare col pei, 'sia dai moderati, ehe premono •per la progressiva riconquista di tutti i posti di potere. De Mita, si è incamminato su questa strada con una certa prudenza, evitando di porre perentori ultimatum, ma i suoi seguaci, perfino a rischio di forzare le sue dichiarazioni, hanno detto che l'avvicenda mento s'ha da fare assoluta mente, ed entro la fine dell'ari no. I socialisti hanno reagito dicendo che non sono abituati a ricevere sfratti e che comunque la scadenza va spostata alla primavera del 1987. Le date sono importanti. I democristiani hanno tutto l'in tercsse ad anticipare la staffetta, per far meglio dimenticare Craxi a quegli italiani che han no apprezzato il suo modo di governare; al leader socialista conviene ritardare l'evento il più a lungo possibile. Ma altrettanto significati-C appaiono le modalità del trapasso. Nello spirito della maggioranza relativa, l'avvicendamento è la diretta conseguenza di un invito che può essere anche avanzato con garbo, a cui però deve corrispondere, da parte dell'interessato, una pronta e rispettosa adesione. Nello spi¬ rito della pari dignità è l'inquilino di Palazzo Chigi a decidere quando va onorata l'alternanza, obbedendo a un impulso assolutamente spontaneo, per nulla condizionato dalle pressioni esterne. E allora? Se De Mita e Craxi intendono rispettare fino in fondo i rispettivi copioni, entro qualche settimana avremo una crisi di governo e entro pochi mesi elezioni anticipate. Ma una campagna elettorale in cui De Mita e Craxi si comportassero non da concorrenti, bensì da avversari, vorrebbe dire la fine del pentapartito. A questo punto, una sola soluzione ci sembra saggia. Fino alle elezioni siciliane, democristiani e socialisti dicano pure quello che vogliono; ma all'indomani del voto, quale esso sia. la «maggioranza relativa» e la «pari dignità» andrebbero riposte in frigorifero. La fine del pentapartito, farebbe del pei l'arbitro di qualsiasi governo, per tutta la prossima legislatura. Sarebbe pericoloso, ma anche un po' divertente, se Craxi e De Mita, dopo tanti sogni di gloria, diventassero i due fornai dell'onorevole Natta. Gianfranco Piazzesi