Stalin, Gorkij e i massoni di Mosca di Lia Wainstein

Stalin, Gorkij e i massoni di Mosca SI SCOPRE LA BERBEROVA, SCRITTRICE TESTIMONE DI DUE GUERRE Stalin, Gorkij e i massoni di Mosca Della scrittrice russa Mina Petrovna Berberova in Italia uscita sinora soltanto la prefazione al bel libro di Vladislav Chodasevlc Necropoli (ed. Adelphi). La Berberova è nata nel 1901 a Pietroburgo in una famiglia dalle ascendenze pittoresche: il bisnonno materno, un russo ortodosso, servi di modello a Ooncarov per il personaggio di Oblomov, il nonno paterno, armeno proveniente dalla Crimea, studiò medicina a Parigi e iu un precursore della moda della magrezza, il padre, laureato in fisica-matematica, fece carriera nel ministero delle Finanze. Nel 1915, a una serata di poeti — a nove anni, probabilmente ispirata dalla cometa Halley, aveva scritto i primi versi — la Berberova fu presentata ad Anna Achmatova e a Blok, poi conobbe Brjusov e, nell'estate del 1921, Nikolaj Gumìlev. Fondatore dell'acmeismo, ex marito di Anna Achmatova, Oumilev con un gruppo di sessantadue intellettuali venne accusato di congiura antisovietica e fucilato, mentre attualmente, in occasione del centenario della nascita, 11 suo nome è ricomparso in Urss. Dopo un soggiorno a Berlino, la Berberova e Chodasevlc, emigrati nel ,1922, si stabilirono a Parigi. La scrittrice si trasferì in seguito negli Stati Uniti (1950) e, trascorsi alcuni anni, cominciò a insegnare letteratura russa prì ma all'Università di Yale, poi a Princeton, dove adesso risiede. Al suo precoce esordio poetico seguirono delle opere in prosa: il romanzo Gli ultimi e i primi (1930) e il ciclo di racconti Le feste di Billancourt, entrambi sul problemi degli emigranti russi in Francia, due romanzi sul tema dell'amore (L'autoritaria, Sema tramonto), una serie di racconti, tra cui L'accompagnatrice (ed. Hubert Nyssen). Quest'ultimo testo, lodato nel 1935 da Bunin e pubblicato recentemente in francese, ha procurato ampi consensi all'autrice, che si è trovata all'improvviso sulla lista dei best-sellers e ospite di varie televisioni europee. A Parigi, dove collaborò per anni alla stampa russa in esilio, usci sul settimanale La pensée russe il suo reportage sul processo di Victor Kravcenko (1948-1949), autore di Ho scelto la libertà. L'autobiografia Kursiv moj («Il corsivo è mio*, uscita in una seconda edizione più ampia, corredata da rare fotografie, Russica Publishers, New York 1983) è la settantennale testimonianza vissuta dalla Berberova tra intellettuali, rivoluzioni, guerre in Russia, in Francia e in America. Nella prefazione a queste settecento pagine, la scrittrice espone il proprio credo: -...tutta la vita sono stata sola. Malgrado i miei matrimoni, le amicizie, gli incontri, gli stabili e lunghi rapporti con ie persone, le gioie e le pene dell'amore, il lavoro, sono stata sola. Malgrado tre "preparativi" (ma non tentativi!) al suicidio (un esame attento delle possibilità, come certo capita a quoti tutti) malgrado la separazione dai parenti, la mancanza della lingua russa intorno a me, sono stata felice. Considero la felicità piti grande proprio il fatto di essere stata sola e di aver saputo apprezzarlo... Sicché non debbo nulla a nessuno e non sono colpevole nei confronti di nessuno: Se nel primi vent'annl la Berberova conobbe già esponenti dell'inteHioencya russa, poi a Berlino e Parigi frequentò Belyj, Pasternak, Roman Jakobson, Elsa Triolet (sorella di Lili Brik), Viktor Sklovskij, Berdjaev. Remizov. Marina Cvetaeva, Aleksej Tolstoj, Nabokov, Majakovskij. A Parigi, poi a New York, vi fu la lunga amicizia con Aleksandr Kerenskij, capo del governo provvisorio dopo la rivoluzione di febbraio: «Mi era sempre parso un uomo dalla volontà piccola ma dalla voglia enorme, molto sicuro di sé ma non molto intelligente... Un uomo come lui, letteralmente ucciso dal 1917, per continuare a vivere doveva farsi crescere una corazza, un becco, degli artigli...: Decisamente accusatorio il giudizio sugli zar della Berberova. convinta che -se in Russia non vi fosse stata l'opposizione all'autocrazia (e non vi fosse stata la rivolu¬ zione) con degli zar come i Romanov la Russia sarebbe oggi una gigantesca Abissinia meccanizzata, con un sottile strato di intellettuali, probabilmente in esilio-. Non basta: è colpa degli ultimi sei zar se nel 1917 la Russia si trovò a dover subire tanti cimenti: Kornilov e Denikin (i comandanti delle truppe bianche controrivoluzionarie), Trockij e Stalin. Acritico invece l'atteggiamento verso la rivoluzione, considerata come un dato di fatto, come il suolo sul quale crescere. Da oltre cinquantanni la Berberova lavora a un libro che uscirà in Usa. Uomini e logge -1 massoni russi nel XX secolo (1906-1970). Ma già ne II corsivo è mio si apprende che Kerenskij non tentò di salvare la rivoluzione di febbraio concludendo una pace separata con la Germania nell'estate del 1917 per non venir meno alla solenne promessa data dai massoni russi — lo stesso Kerenskij e due collaboratori — ai massoni francesi, -di non abbandonare la Francia-. Della loggia massonica moscovita faceva parte Ekaterina Pavlovna Peskova. la prima moglie di Gorkij. La Berberova fu legata allo scrittore da profonda amicizia e in uno dei suoi libri migliori evoca la storia di Maria Ignatievna Zakrevskaja, poi contessa Benkendorf, quindi baronessa Budberg (1892-1974), sua segretaria e amante per oltre dodici anni. La Budberg fu anche l'amante di Bruce Lockhart, console d'Inghilterra in Russia, e autore di un libro cui s'ispirò 11 film L'agente britannico (con Lesile Howard e Kay Francis) e di G. H. Wells (Zeleenafa zenscina, La donna di ferro Russica Publishers. New York, pag. 380). Ferrea, poliglotta, avventurosa, la Budberg era avvolta in misteri che nemmeno la sua biografa riuscì a dissipare. Affermava, per esempio, di aver incontrato Gorkij, trattenuto da una malattia, a Berlino nel 1935. mentre da altre fonti risulta che dopo il 1933 Gorkij non parti più dalla Russia. La Budberg in realtà andò a Mosca nel 1936 e fu vicina a Gorkij fino alla morte dello scrittore, in giugno, ma nascose questo viaggio, sostenendo di non essersi mai recata in Urss tra il 1921 e il 1958. Agiva cosi per non svelare il mistero della restituzione dell'archivio di Gorkij al proprietario. Nel 1933. quando Gorkij tornò definitivamente in Urss, dall'Italia, la Budberg portò a Londra l'archivio, che includeva lettere di emigranti, lettere di intellettuali sovietici all'estero (Babel, Stanislavskij. Mejerchold). lettere di menscevichi e socialisti di destra, e infine lettere di uomini politici, forse anche di Trockij. • Una cosa è certa: Mura (la Budberg) portò l'archivio Mosca, le venne tolto, e Gorkij non lo vide. Se questo ebbe luogo in giugno... lo scrittore comunque era ormai in un tale stato che non avrebbe potuto servirsene...-, E cosi, Stalin riuscì a impossessarsi in un anno di tre archivi: quello di Trockij. a Parigi, mediante un incendio, quello di Gorkij, mediante un accordo con lo scrittore morente, quello di Kerenskij dopo un furto con scasso nel suo appartamento parigino: Stalin ne aveva bisogno per preparare il processo di Bucharin... Lia Wainstein Bb bb già espo