«Il tango delle tre anime» di Mimmo Candito

«Il tango delle tre anime» ARGENTINA, PASSATO E SPERANZE: INCONTRO CON ERNESTO SABATO «Il tango delle tre anime» «Questo è un Paese drammatico e triste», dice lo scrittore - «Gli stranieri conoscono il nostro ballo in forme grottesche, ma questa strana musica racconta solitudine, nostalgia, senso di morte» - «La nostra mentalità risulta da quella di spagnoli, italiani, ebrei» «Siamo ipercritici, individualisti» - Le antiche immigrazioni, i rapporti con l'Europa, l'angosciosa memoria dei «desaparecidos» DAL NOSTRO INVIATO BUENOS AIRES — Ernesto Sabato vive a Santos Lugares, un pueblo sulla strada che da Buenos Aires si allunga verso la pampa. Ha una casa bassa e bianca, con un piccolo giardino davanti. Sono 30 chilometri dalla città, l'autista si perde cinque volte: arriviamo tardi. Lui è sulla porta, angosciato. •Sono passati i tempi che la gente qui spariva, ma certe paure restano dentro. Fanno parte ormai delle nostre abitudini di ogni giorno». Nella.sua biblioteca. Intervista affronta subito questi temi: l'Argentina, la cultura della paura, i caratteri di un popolo. ■ Queste sono domande alle quali si può rispondere solo con la fiction della letteratura. Non ci sono altre possibilità. In un racconto e in qualche modo anche nel teatro si può rivelare l'anima di un popolo e il carattere della sua gente. Bene o male; probabilmente male, io ho tentato di farlo nei tre romanzi che ho pubblicato nella mia vita: El Tùnel, Sabre hérhes y tumbas, Abandòn el exterminador. Perché pensa che la ^finzione- letteraria dia questa possibilità? •Perché nei miei romanzi ci sono personaggi, e questi personaggi, oltre a pensare logicamente (hanno idee, di¬ scutono con concetti puri, eccetera), hanno passioni e sogni, dividono miti, oscuri e irriducibili agli schemi della logica. Questo vantaggio non ce l'ha un trattato di filosofia o di sociologia, che opera necessariamente con concetti puri, con astrazioni. Per questo dice più e più profondamente sopra un Paese un romanzo che un trattato teorico. Prendiamo esempio da altre parti. Leggendo Cecov, Tolstoi, Dostoevskij, Oogol. "sappiamo" ciò che è stata la Russia degli Zar, e la prego di porre tra virgolette la parola sappiamo, perché ha qualcosa in più del sapere meramente concettuale o logico. Lei ha parlato di -fratture-, dice che l'Argentina è una lacerazione fra l'America Latina e l'Europa, a che si deve questa peculiarità? •All'immigrazione. Il nostro Paese fu creato da intellettuali, che avevano imbevuto le loro Idee nel Romanticismo europeo, per una parte, e per l'altra nell'Illuminismo, la filosofia francese. La prima Giunta di governo che abbiamo avuto, nel 1810, quando si iniziò la liberazione dalla Spagna, aveva come segretario esecutivo Mariano Moreno, traduttore del Contratto sociale, di Rousseau. Uno dei due o tre più grandi scrittori che abbiamo avuto fino a oggi è stato Sarmiento, presidente della Repubblica del secolo passato, e potrei ancora continuare. Erano per un lato romantici e per l'altro lato figli del pensiero illuminista. Questo pensiero metteva il progresso come massima aspirazione della specie umana. •L'Argentina nel secolo passato era un deserto gigantesco e per questo progresso era indispensabile popolarlo. Un altro grande intellettuale di quel tempo, Alberdi. autore della nostra Costituzione, ha detto "governare è popolare". E cosi si sono lanciati in questa sfida, aprendo le porte del nostro territorio all'immigrazione europea, perché per essi la civiltà era essenzialmente Europa. E in pochi decenni sono arrivati qui milioni di italiani, spagnoli, francesi, slavi, tedeschi. Alla fine del secolo. Buenos Aires aveva 200 mila abitanti. Oggi ne ha più di 12 milioni. Questo mostruoso fenomeno sociale è stato il prodotto di quella politica immigratoria. •Se poi teniamo presente che qui non ci sono state grandi civiltà indigene, come invece è in Perù e in Messico (c'erano unicamente fierlssime tribù nomadi, come negli Stati Uniti), 11 nostro sangue oggi è praticamente europeo. Perché non ci sono stati nemmeno negri, giacché non avevamo un clima adeguato per le piantagioni tropicali, come il Brasile o il Centro America. Non mi sto affatto inorgogliendo della nostra carenza di indios né di negri. In particolare, i negri hanno iniettato nelle vene del Brasile una vitalità e un'allegria che noi non abbiamo. Siamo un Paese triste, drammatico. Questo lo si avverte nella nostra migliore letteratura e perfino in quella modesta periferia della letteratura che sono le parole cantate del tango. Per tutto questo, non slamo né esattamente latino-americani, ma nemmeno esattamente europei, perché comunque questi milioni di europei sono venuti qui a vivere in un territorio che appartiene al continente latino-americano, con I suol specifici problemi economici e politici, con la sua storia comune di indipendenza e di guerre civili.. Che conseguenze ha portato l'arrivo di tutti questi immigranti? •Molte buone e molte cattive. Cominciarne subito a dire che tra le cattive non c'è la mancanza di un profondo sentimento nazionale. Mi hanno detto che uno storico-sociologo inglese, in un libro recente, dice che l'Argentina non è una nazione ma un territorio. No, no, non è cosi, anzi, forse, è totalmente l'opposto. Gli uomini, in grande maggioranza soli, che venivano emigranti in Argentina alla fine del secolo, abbandonavano per sempre la loro terra, le tradizioni, 11 focolare, le famiglie. Era come una morte in vita. Arrivando, dovevano arrangiarsi subito, per semplice istinto di conservazione. Avevano bisogno immediato di una patria per cosi dire, e la storia mostrò che si assimilarono immediatamente, quasi con disperazione, fino al punto che si convertirono in "argentini", e i loro figli, e i figli dei loro figli, sono stati integralmente argentini. Questo processo è stato tanto reale fino al punto che nel nostro Paese è nato un nazionalismo quasi esagerato». Lei dice che l'Argentina è un Paese drammatico e triste. •Si. se ne sono accorti anche filosofi stranieri che sono venuti in questo Paese: Ortega y Gasset, anche il conte di Keyserling. Credo che questa eia la conseguenza dell'immigrazione. Già prima il gaucho aveva lo spirito malinconico e meditativo dell'uomo che sta solo col suo cavallo In grandi deserti. A questa condizione originaria si è unita la tristezza dell'immigrante, la sua nostalgia della famiglia, la sua condizione di uomo generalmente solo. Da queste due tristezze è nata quella strana musica chiamata tango. •Gli stranieri conoscono del tango quasi sempre le forme grottesche con le quali lo ha raccontato il cinema nordamericano. Ma per chi ha vissuto nel nostro Paese a lungo non è cosi: avverte la condizione autentica di una musica drammatica. Quasi tutti, o forse tutti, i balli del mondo sono allegri, estroversi. Il tango è 11 solo ballo introverso. Le parole del suo canto raccontano la solitudine, l'abbandono, 11 consumo del tempo, e la morte. Cosi si può vedere nel tango, almeno nelle sue più belle canzoni, la stessa tendenza metafisica che si avverte nella letteratura argentina più profonda. Tanto il passare del tempo, come l'angoscia e la morte, sono i grandi e permanenti temi della metafisica». Lei dice che l'immigrazione europea ha portato vantaggi e svantaggi. Ci ha dato un'apertura intellettuale importante, però anche alcuni difetti. La Rochefoucauld ha detto che molti difetti sono virtù esagerate. E' accaduto cosi anche per noi, per esempio, con lo spirito critico, che esagerando si converte in un ipercriticismo distruttivo, che ci ha fatto e continua a farci gravissimi danni. Io ho fatto parte di un comitato Internazionale per la conservazione di Gerusalemme. Quando questo comitato è stato costituito, molti anni fa, sono stato in Israele e un ebreo mi ha chiesto se non mi avevano meravigliato le straordinarie realizzazioni ottenute in un angolo del deserto, schiacciati da milioni e milioni di arabi avversari. Gli ho risposto che si, che avevo molta ammirazione, però non per quegli arabi furiosi che avevano addosso, ma per lo stesso Israele. •L'ebreo è ipercritico e credo che sarebbe risultato impossibile governare tre milioni di ebrei in un Paese se non fosse esistito quell'enorme pericolo degli arabi. De Gaulle sosteneva la difficoltà che incontrava per governare un Paese dove ci sono trecento varietà di formaggio. Questo è uno scherzo da ragazzi di fronte al problema di governare un Paese dove ci sono tre milioni di abitanti che sono capaci di discutere e demolire concetti sopra corazzate ed educazione, sopra debito esterno e.necessità di terapia di gruppo, sopra aviazione supersonica e musica dodecafonica. Fino a tal punto credo che gli arabi abbiano aiutato a mantenere la coesione di Israele, con il loro odio, che talvolta penso che alcuni sceicchi sono degli ebrei travestiti da arabi». Ride, poi continua. «Questo ipercriticismo che abbia¬ mo qui è tremendo, e in parte lo abbiamo ereditato dagli ebrei, però anche dagli spagnoli e dagli italiani. Penso che l'Argentina, il temperamento argentino, sia la risultante di tre mentalità, di tre grandi popoli: lo spagnolo, l'Italiano e l'ebreo. Questi ultimi non arrivano nemmeno a mezzo milione, però 11 loro peso specifico nella vita nazionale è fondamentale: la metà dei redattori di un quotidiano o di un settimanale sono ebrei. Gli altri due popoli, invece, hanno qui milioni e milioni di rappresentanti. Tutti e tre i ceppi sono molto individualisti. •L'ipercriticismo sta unito profondamente aU'iperindividualismo. Forse questo spiega molto delle calamità politiche argentine di questo secolo. Il governo di Alfonsln ci ha dato la libertà, la libertà assoluta, l'assoluta vigenza del diritti umani. Lei avrà sicuramente incontrato in questi giorni gente che dice che questo governo non ha fatto "nada". Avrà potuto constatare l'opposizione rabbiosa che esiste nel Paese». E lei appartiene al partito radicale, al partito di governo? •No, anch'io sono un individualista, sono e sono sempre stato un franco tiratore. Qui. in questa lontana periferia di Santos Lugares, preferisco vivere col mio piccolo cannoncino individuale». Usciamo che fuori c'è già il freddo duro di questo autunno australe. Lui mi accompagna fino alla vettura. Indossa un giubbotto pallido e un berretto scuro. Ha un brivido. -Mi hanno dato anche la scorta, perché purtroppo continuano le minacce, dopo che io ho presieduto la commissione di indagine sui desaparecidos». Cammina serio e rigido. Piove leggermente, senza rumori. Nel buio attorno a noi c'é i'Aroenrina. Mimmo Candito ee Ijo scrittore Emesto Sabato

Persone citate: De Gaulle, Dostoevskij, Ernesto Sabato, La Rochefoucauld, Mariano Moreno, Ortega, Rousseau, Santos Lugares, Sarmiento