Joe Cocker, il leone ruggisce ancora di Marinella Venegoni
Joe Cocker, il leone ruggisce ancora Ha aperto a Torino la tournée italiana con una vitalità che si temeva perduta Joe Cocker, il leone ruggisce ancora Applaudito da 8 mila persone, un concerto di due ore fedele al blues, al soul, al rock - La parentesi d'uno spogliarello «soft» TORINO — Due anni fa, avevamo visto in concerto a Genova un Joe Cocker spremuto dalla vita, con momenti perfino imbarazzanti di mancanza di fiato e di voce; Ci era sembrato l'addio malinconico di un pezzo di storia della musica giovanile, il simbolo della consunzione di un personaggio destinato a restare fra i miti del passato. Abbiamo ritrovato, l'altra sera a Torino, per l'apertura della tournée italiana, un leone resuscitato alle sue vecchie, gloriose e galvanizzanti performances. Abbiamo risentito la voce sporca, energica del feeling ritrovato, i lunghi ruggiti del soul e del blues che il pallido ex benzinaio di Sheffield in Inghilterra ha mutuato fin da ragazzo — quando eseguiva il repertorio Motown — dalla tradizione nera. Gli anni non tornano indietro per nessuno, ma Cocker non è Pavarotti. i suoi ruggiti, il gemito che ha spento la bellissima .You ore so beautiful*, per la sua'musica vale quanto l'acuto del tenore. Gli è tornata la grinta e s'indovina, dietro la rinascita e il consumato mestiere, un esercizio di disciplina stilistica e interpretativa. Qualcuno dice che il merito è anche di Pamela, la ragazza con cui vive da sei anni a Santa Barbara in California e che lo ha aiutato a ritrovarsi dietro i sentieri delle sue insicurezze e delle sue paranoie. Alla fine del concerto, chiuso nella stanzetta dello Stadio, mi ha chiesto .Com'è andata?-, quasi non si rendesse conto dell'atmosfera magica che aveva creato. Joe Cocker ha ritrovato pure il senso dello spettacolo. In camicia rossa, con gli abituali gesti scomposti delle braccia, ha cantato, parlando pochissimo, per quasi due ore, travolto da una ripetuta richiesta di bis da parte degli ottomila e più spettatori, teste ormai pelate, trentenni e molti ragazzini scatenati, che grazie a «You can leave your hat on* avranno finalmente scoperto cos'è un vero bluesman. Ma il repertorio è stato vastissimo, sorretto da una band eccezionale cui va buona parte del merito del successo. Non vi sono state concessioni a mode passeggere, né s'è respirata aria di soffitta, autocelebrazione o reducismo: la-scelta musicale è stata di rigorosa adesione allo stile classico del blues, del soul, del rhythm'n'blues e del rock (che ha avuto una leggera prevalenza), appena contaminato dalle eccellenti incursioni jazzistiche del pianista Hersh Howard e sorretto dall'ottimo sax di Parker William, con l'apporto assai professionale delle due coriste nere Lee Yolanda e Green Maxime. Cocker ha cantato di tutto, Iniziando dall'ultimo disco .Cocker*, con l'emblematica • Don't drink iho n-nfer* (un po' come il povero Buscagliene, quando cantava .se c'è una cosa che mi fa tanto male è l'acqua minerale*) e .Inner City Blues* di Marvin Gaye, jazzata e assai applaudita, un • Heaven* di tremenda dolcezza, passando per .Civilized man*, il penultimo disco, fino a classici sconosciuti ai ragazzi. S'è detto di «So beautiful*, la più struggente, e poi 11 trascinante .Feeling Ali Right. dei Trafflcs e Watching the ri ver flow* di Dylan, .Baby just wrote me a letter*. E, ovviamente, .With a little help from my friends*. con carichi di fiammelle accese. A meta dello show, la canzone che tutti attendevano, .You can leave your hat on*. Per la verità è assai meglio dal vivo che in disco, c'è più soul, più feeling; l'accompagna una trovata, esclusiva per l'Italia, delio spericolato manager Sanavio: a meta del brano arriva una signorina vestita in blu: è la modella americana Alexandra Kelmans, scelta fra quattro candidate presentatesi sul posto per una parodia del famoso spogliarello di Kim Basinger in .Nove settimane e mezzo*. quello commentato dalla canzone. E' uno spogliarello destinato a diventare ironico, ma la ragazza per ora è imbarazzatlsslma e fuori tempo, oltre che fuori mestiere (una scelta precisa, spiega Sanavio). Cocker non la degna di un'occhiata, anzi si gira perfino dall'altra parte. Lui non c'entra, canta e basta. Il numero finisce sul semicastigato, con la povera Alexandra, cosce da atleta fuori allenamento, in mutande e con la schiena rivolta al pubblico. .Mica voglio fare uno spettacolo osceno* commenta Sanavio. Cocker se ne va che è quasi mezzanotte, stremato ma non troppo. Si capisce che potrebbe perfino continuare. Lo accompagna una selva di urli in italiano e Inglese, dei più giovani soprattutto. La «prima* è latta, gli restano una quindicina di date. Coraggio, vecchio leone. Marinella Venegoni Joe Cocker in un momento del concerto a Torino, e la «spogliarellista» Alexandre Kelmans al lavoro
Luoghi citati: California, Genova, Inghilterra, Italia, Torino
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