Più di quattrocento bambini dal Perù all'Italia in 7 anni

Più di quattrocento bambini dai Perù all'Italia in 7 anni Si allarga l'inchiesta in Sud America sul traffico illecito Più di quattrocento bambini dai Perù all'Italia in 7 anni Arrestate tre coppie di italiani trovati in un ufficio dove erano assistite partorienti indigenti o madri nubili abbandonate - Si difendono: «Siamo estranei ai traffici delle cosche» LIMA — La vicenda del traffico di bambini peruviani, in cui sono coinvolti sei italiani, continua a sollevare scalpore a Lima. Dopo la cattura di varie persone e le rivelazioni sulle presunte attività della cosca, governo e Parlamento hanno sollecitato informazioni ufficiali sul caso che ha commosso l'opinione pubblica e che riguarda, a quanto si è appreso, 1' invio in Italia — negli ultimi sette anni — di almeno quattrocento bambini, a cura di un'organizzazione denominata -Nuovo orizzonte per vivere in adozione» (Nova), gestita dal gruppo di italiani e da collaboratori peruviani. Intanto, i sei italiani arrestati e deferiti all'autorità giudiziaria di Cusco, dove operava la «Nova», si sono dichiarati innocenti rivendicando la legalità delle pratiche di adozione espletate nella città archeologica andina. Carlo Erminio Bargagliotti e sua moglie Gianna Bacln, Claudio Zoboli e sua moglie Maria Celli, e Gianfranco Bocceli e la moglie Anna Lucia Boccotti esigono la conse gna degli ultimi bambini ceduti in adozione con i quali intendono ritornare in Italia, nel più breve tempo possibile Le autorità inquirenti Intanto hanno accertato che la «Nova» operava Illegalmente nel Cusco — a circa 1250 chilometri da Lima — come centro di maternità e nido d'infanzia, dove erano assistite partorienti indigenti o madri nubili o abbandonate, alle quali veniva proposta la vendita dei neonati, con l'assicurazione che per loro vi sarebbe stato «futuro migliore». Durante il «blitz» della polizia nella sede della «Nova», la polizia ha arrestato anche cinque cittadini peruviani, responsabili del funzionamento dell'organizzazione, oltre alle tre coppie italiane che — a quanto hanno dichiarato — dovevano vivere per qualche tempo con il bambino di turno adottato, in attesa dell'espletamento delle pratiche legali, per poi tornare in Italia, con i cognomi dei genitori dei bambini già assegnati. Carlo Erminio Bargagliotti. parlando a nome degli altri italiani, ha insistito sul fatto che le pratiche di adozione di questi bambini sono legali e svolte nel rispetto delle norme peruviane e italiane. -Noi siamo del tutto estranei aite presunte cosche che si dedicano al traffico dei bambini. Siamo venuti in Perù attraverso l'organiszazione "Nova", che è un ente legale in Italia, soddisfacendo tutti i requisiti richiesti dalla legge». Tuttavia, 11 giudice istruttore non condivide l'opinione di Bargagliotti, ed hà ordinato un'inchiesta approfondita per accertare le responsabilità nella vicenda. La vicenda ha suscitato reazioni anche in Italia. • Claudio Zoboli e Maria Celli non hanno commesso nulla di illegale». Lo afferma la madre di Zoboli. Giuseppina Ferrari. Sposati da cinque anni, impiegato alla Fiat trattori di Modena lui, insegnante lei, avevano fatto le pratiche per l'adozione di un bambino italiano, poi si erano rivolti — è sempre la madre di Zoboli che racconta — alla «Nova» di Bologna • Ho parlato con mio figlio una settimana fa — ha detto la signora Ferrari — mi ha detto che gli avevano consegnato il bambino e che sarebbe rientrato presto». Il responsabile della «Nova» di Bologna. Armando Zirpoli. ha detto: «Lo coppia era perfettamente in regola per quanto riguarda la legislazione italiana, aveva i <incumenti e l'idoneità per poter adottare un bambino straniero. Era anche in regola per guanto riguarda l'età del bambino».