Perché proprio quaranta

r Persone di Lietta Tornabuoni r Persone di Lietta Tornabuoni Finite ieri con un ricevimento al Quirinale, le celebrazioni per la Repubblica lasciano una curiosità: perché proprio adesso? Perché proprio i quarant'anni? Come anniversario, il quarantennale o quarantesimo è senz'altro bislacco. Non rientra in nessun rituale, in nessuna abitudine: il decennale, il venticinquennale, il cinquantenario, il centenario, quelli si che sono classici e si son sempre celebrati. Ma il quarantennale, perché? Perché celebrare i quarantanni della Repubblica e non i trenta, i trentacinque, magari i trentotto? Che senso ha, come mai? Questa scadenza non ha alcuna tradizione, necessità o razionalità: se si è deciso di celebrarla con tanta speciale solennità è stato dunque per altri motivi, naturalmente politici. L'iniziativa è stata del Presidente della Repubblica: alla fine del 1985, Francesco Cossiga scrisse una lettera al presidente del Consiglio, prospettandogli l'opportunità di celebrazioni particolari e trovandolo subito d'accordo. E perché questa iniziativa? Perché, dicono gli uomini del Quirinale, tei sono momenti in cui un collante ci vuole»; momenti in cui è conveniente ritrovarsi uniti a riflettere sulla propria Storia e a ricavare da questa riflessione nuova consapevolezza del proprio essere una Nazione; momenti in cui un Paese molto frammentato e corporativo, sottoposto a molte sollecitazioni, diviso da molti e diversi interessi individuali e .di gruppo, facile agli scoramenti della sfiducia, tendente a dimenticare, può utilmente ricercare nel passato una propria identità collcttila- Sarà vero, ma certo non è tutto. Cos'altro potrebbe aver suggerito di festeggiare la Saga dei quarantanni della Repubblica? L'idea che una simile occasione «alta» avrebbe consentito al presidente Cossiga di indirizzare il suo messaggio alle Camere evitando ogni impressione di contrapposizione o di polemica, ammorbidendo con la Storia e la Memoria almeno due posizioni non coincidenti con quelle del governo: la contrarietà del Presidente a revisioni della Costituzione, il suo severo giudizio e urgente monito sul funzionamento della giustizia. Poi? Quell'effetto generale di rafforzamento d'autorevolezza e di rilegittimazione dei vertici spesso provocato da celebrazioni del genere. O magari anche il timore che gli uomini della Repubblica del 1946, protagonisti e testimoni, potrebbero non esserci più a celebrarne il cinquantenario regolare. Ma la cosa davvero sorprendente è che, una volta annunciata la celebrazione dei quarantanni, nessuno abbia chiesto spiegazioni, nessuno abbia notato l'anomalia, nessuno abbia mo¬ strato alcuna insofferenza. Tutti immediatamente, entusiasticamente d'accordo: televisioni e istituzioni, giornali e città, radio e scuole, tutti si sono subito messi al lavoro celebrativo. Sarà che evocazioni, memorie, resurrezioni e remakes, anniversari e commemorazioni, sono da tempo un dominante gusto nazionale che contribuisce a formare una cultura della polvere, del ripostiglio o della soffitta: sarà la Nostalgia all'italiana, che rende il passato più presente del presente. Waldheim Kurt Waldheim, l'ex segretario generale delle Nazioni Unite, affronta ora l'ultimo stadio della conquista della presidenza della Repubblica in Austria, segnata dalle rivelazioni su un suo passato di nazista, da polemiche laceranti: ed è molto strano e singolare quanto in proposito ha detto al settimanale americano Time il maggiore scrittore austriaco, Peter Handkc. Handke dice di sentirsi mollo rattristato dalla prospettiva che Waldheim diventi presidente. Non per il suo passato ma perché. «peggio ancora, è moralmente inadeguato*. Lo scrittore avverte una grande segreta tristezza negli austriaci, sempre considerati edonisti «Un sacco di gente patisce ma non riesce a esprìmersi. Se ci fosse in Austria un politico o un cantante popolare capace di sbloccarla, forse sa rehbe la salvezza, ma refezione di Waldheim non riuscirà a farla sentire Ubera». Secon do Peter Handke. Waldheim è «il simbolo della non-gen te... L'errore degli austriaci è pensare che Waldheim sia uno di loro. Non lo ì». Perché proprio quaranta

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