Concerto triste a Varsavia di Frane Barbieri

Concerto triste a Varsavia Perché vince Jaruzelski Concerto triste a Varsavia Jaruzelski arresta i residui del sindacato libero mentre viene ammesso al Fondo monetario internazionale, prepara nuovi processi agli oppositori mentre progetta visite di Stato in Occidente, proclama la prossima resa di Solidarnosc clandestina mentre si appresta a rilanciare il partito comunista riformato. Tutto in una volta. Le debolezze del generale si convertono in forza. Una forza tetra, a immagine del regime, ma gradualmente riconosciuta da molti avversari e scoperta da pochi sostenitori. Si verifica un fatto curioso: chi sosteneva Jaruzelski lo faceva a metà e di malavoglia, alleati c sovietici compresi; anche chi lo avversava lo faceva a metà, senza troppa convinzione. A provarlo arrivano le nuove ri' vclazioni del Washington Post sulla condiscendenza della Casa Bianca verso il colpo militare e la decisione americana di non ostacolarlo. Cosi oggi, nel bilancio del generale,! mezzi sostegni si assommano e le avversioni paradossalmente si controbilanciano. Washington, una volta tra montata la speranza di una soluzione ottimale, finisce con l'accettare Jaruzelski temendo alternative peggiori. Mosca si è convinta che un regime più radicale a Varsavia non rende e che l'attuale, grazie alla sua ambiguità, è forse l'unico capace di portare l'Occidente a dividere con l'Urss le spese dell'impresa fallimentare polacca. Reagan, dopo lunghi tenten namenti, ha dato il suo con senso all'ammissione della Polonia al Fondo monetario il che comporta il rinvio e l'alleggerimento del pesante debi to di oltre 30 miliardi di dollari. L'unica condizione è l'impegno per una politica economica più rigorosa, secondo le formule del Fmi. Di condizionamenti politici non se ne parla (Ceausescu nello stesso tempo, chiedendo clausole preferenziali da Washington, ha dovuto concedere l'espatrio a mille contestatori e scarcerare una ventina di prigionieri politici). Gorbaciov, nella metà dell'intesa per niente cordiale che lo riguarda, si mette l'animo in pace scoprendo che i metodi di Jaruzelski emarginano l'opposizione in modo abbastanza efficace e riversano in misura tollerabile la crisi polacca sulle latenti crisi dell'Uri. Diventa quasi emblematico, oltre che sospetto, in un simile quadro, l'arresto di Bujak, leader di Solidarnosc clandestina. E' poco credibile che la polizia del ministro Kiszczak non conoscesse già da tempo i rifugi e i movimenti della Primula Bianca del sindacato fuorilegge. Era troppo, pubblica la sua attività clandestina. Jaruzelski si è deciso ad agire quando la partita con Reagan sui debiti'e le relazioni economiche con l'Europa erano già decise dalle opportunità e dagli opportunismi, e quando era indispensabile dare a Gorbaciov una prova di non cedimento politico. All'interno della Polonia gli equilibri delle tre forze dominanti riflettono gli arrangia menti internazionali. La Chic sa non ha profferito parola sull'arresto di Bujak. Caldeggia la tolleranza e il concorso dell'Occidente, in primo luogo economico, e spera tuttora nel fondo agrario, il quale nei suoi disegni dovrèbbe conservare la struttura rurale, con alla base la famiglia cattolica, del Paese. Mentre Clcmp tace, Walesa predica cristianamente la pace nella sofferenza e la sofferenza nella pace. Più patetiche che sconvolgenti le striminzite manifestazioni attribuite a «Solidumose risorta» camuffate dal le nuove sigle antinucleari, an tirusse, confuse subito dai proclami antiatomici del Fronte patriottico filorusso. Il generale, sempre più poli tico, prepara a sua volta il congresso del partito: rinnovo dei quadri, omologazione del potere incontrastato del segre¬ tario, non eletto da un congresso regolare, eliminazione dei filosovietici di Olszowski, con il beneplacito di Gorbaciov, e lancio di un progetto riformista. Comparato agli ambiziosi disegni di Jaruzelski il riformismo di Gorbaciov appare allo stadio del leninismo primordiale. Per la Polonia si prevede: autogestione, autonomia e autofinanziamento delle imprese, liste pluralistiche nel le elezioni. Parlamento e governo pluripartitici. Sono enunciazioni vecchie di cinque anni, comprese nel programma del congresso scorso, con una differenza sostanziale: in quell'epoca i polacchi ci credevano, si entusiasmavano se non proprio s'impegnavano con il «nuovo» partito. Oggi non ci credono più, al punto che danno meno ascolto anche Glcmp e a Walesa che di quei programmi del generale sembravano far parte integrante. Nel silenzio che ha coperto la Polonia Jaruzelski è riuscito a rafforzare fra i connazionali l'idea che l'unica e comunque l'ultima parola sarà sempre la sua. Difficilmente potrà essere amato, curiosamente non è neanche temuto. Il generalepresidente, a cui si addicono male sia l'uniforme sia l'abito civile, nella tristezza della propria immagine pubblica rende la strana e ambigua idea di soffrire insieme con i polacchi. In un disastro nazionale sembra avere effetti rassicuranti. Frane Barbieri (Altri servizi a pag. 4)

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