Moser e Saronni, perché sconfitti di Giorgio Viglino

Maser e Sanniti, perché scantini CICLISMO Bilancio di un Giro con luci ed ombre per gli italiani Maser e Sanniti, perché scantini Il lombardo sembra non essere più adatto ad una corsa a tappe - Per il trentino difficile la concentrazione - Il traguardo dei mondiali in Colorado DAL NOSTRO INVIATO MERANO — Il Giro è finito, il ciclismo continua. Domenica è già in programma 11 Giro dell'Appennino, corsa classica del programma italiano dal '34, traguardo d'affezione per 11 «sospeso. Oibl Baronchelli (6 successi), con Moser ultimo vincitore, e poi si pedalerà su vari fronti, dal Tour fino ai traguardi iridati di agosto che assegneranno i titoli in Colorado. Il Giro, bello, divertente, di successo, ha tracciato un diagramma abbastanza preciso del ciclismo, soprattutto di quello nostrano che era presente con tutte le forze disponibili di uomini e di squadre. Unica eccezione Moreno Argentili atteso al collaudo del Giro di California, con Saronni fra i partenti. VISENTIN! — Ha vinto con pieno merito, ha corso bene attaccando, ha avuto via libera quando s'è messo in difesa. Era il corridore più in forma, ma non dimentichiamoci che ha preso il via con una mano ancora malconcia, che aveva fra 1 compagni due elementi in condizioni precarie (Leali e l'irlandese Roche), e che ha pagato proprio nella «cronometro a squadre» un handicap di due minuti. SARONNI — La squadra con i nomi più celebri e anche quella in grado di mettere il maggior numero di uomini In classifica è stata la Supermercati Brianzoli di Moser, ma alla resa del conti il lavoro più grande lo ha fatto la Del Tengo, che Algeri ha diretto con grande acume. Il campione è ritrovato, però sulle dimensioni non eccelse di sempre. In certi momenti Saronni fu sicuramente sopravvalutato, e in altri supersfruttato. Può rendere ancora parecchio, può essere l'uomo giusto per una prova dura e selettiva come 11 campionato, del mondo. Difficilmente sarà ancora un probabile vincitore di gare a tappe. MOSER — Terzo nella classifica generale, dominatore della «cronometro» più classica, unico grande sconfitto dell'altra frazione contro il tempo, in crisi su una salita non trascendentale vivo e brillante sui grandi passi, Moser avrebbe vinto, se ci fosse stata, la maglia del più incostante. E' e resta l'unico campione dotato di carisma del nostro ciclismo; se non ha reso al massimo, poco è dovuto alle gambe, molto alla testa, alla difficile concentrazione che deriva direttamente dalla cattiva gestione del pròprio personaggio. LEMOND — Parlare di delusione è sicuramente poco. Il ragazzo è partito con la spavalderia di Rambo: aveva assicurato che avrebbe vinto senza troppa fatica e che l'unico avversarlo temibile sarebbe stato Baronchelli. Aveva detto al quattro venti che avrebbe attaccato dove e quando gli fosse sembrato più.opportuno e 11 avrebbe sfondato- ! Baronchelli s'è chiamato fuori da solo per [ fragilità mentale, gli attacchi non hanno portato mai il marchio Vie Claire, e lui, LeMond, è quarto, ultimo del corridori di classifica. Ha chiuso con Bernard Tapie, che lo ha beneficiato di mezzo milione di dollari, e ora cerca casa in Italia. Può essere che 11 suo protettore ['newyorkese Fred Mengoiii decida di Intervenire con un assegno, altrimenti non so chi se lo prenderà. VECCHI E GIOVANI — C'è stato il Olro del buoni corridori, a mezzo tra il campione e il gregario, ben rappresentati da Claudio Corti, quinto assoluto malgrado l'assistenza diretta a Moser. C'è stato il Giro delle promesse confermate a metà: Giupponl spavaldo fino al Terminillo, poi In discesa libera. Bugno buon scalatore soltanto quando la salita non ha superato valori collinari. E anche quello del corridori già completi: Marco Olovannctti, ventiquattrenne di Montecatini, pronto per fare nella prossima stagione il salto di qualità. BAVASIO — Ventiquattr'anni lui pure, Emilio Ravaslo non è tornato a casa da questo Giro, che aveva affrontato con tante speranze di affermazione assoluta. E' rimasto vittima di una caduta in massa, di quelle più pericolose, vittima anche di una certa imprevidenza che è propria dello sport 9 del ciclismo in particolare. Al Giro un elicottero per le riprese è utile, per 11 soccorso è indispensabile ma non c'è. Al Giro e in ogni corsa ciclistica bisognerebbe rendere obbligatorio l'uso del casco, sia per evitare conseguenze dirette, sia per dare il buon esempio alle centinaia di migliaia di cicloamatori che vanno regolarmente a rompersi la testa. Negli Stati Uniti il casco (non quello ridicolo in strisce di cuoio ma uno leggero in poliuretano) è obbligatorio e nel fatturato della Bell ha superato 11 totale del caschi da moto. E In Arizona piuttosto che in New Mexico non fa tanto freddo, caro Adorni! Giorgio Viglino

Luoghi citati: Algeri, Arizona, California, Colorado, Italia, Merano, Montecatini, New Mexico, Stati Uniti