Troppi amori maestro Liszt

Troppi amorì maestro Liszt Lo sceneggiato ungherese Troppi amorì maestro Liszt In mezzo al turbinio del mondiali di calcio che trionfalmente sono in primo plano ogni sera e (anno spettacolo, seguita — anche se ridotto e in parte oscurato da tanta concorrenza — il flusso degli altri programmi. Stasera con la sesta puntata termina su Raldue Lisst, una miniserie ungherese diretta da Miklos Szinetar che e il pioniere degli sceneggiati in Ungheria, regista e manager molto stimato e oggi assurto alla carica di vice-presidente della MTV, la televisione statale che si irradia da Budapest. Liszt è un'accurata biografia che illustra la vita del musicista dall'infanzia di genio precoce alla giovinezza dirompente, alla maturità travagliata, alla vecchiaia piena di onori ma anche di acciacchi: sceneggiato dignitoso e scrupoloso, e apprezzabile per la ricostruzione, esatta nei dettagli, dell'Europa deU'800. f Però, proprio seguendo questo Lisst mi è venuto più volte da pensare che sarebbe ora di cambiare sistema nel realizzare biografie di musicisti. Ogni volta regolarmente si cade nel «romanzo» con enfatizzazione di certi atteggiamenti e certi episodi, spesso scivolando nell'aneddotica spicciola, spesso indulgendo in misura eccessiva ai risvolti privati dove le relazioni amorose fanno la parte del leone e hanno sempre il tono e il gusto di patetiche storie romantiche. In fondo 11 Liste ungherese confezionato negli Anni 80 non si differenzia granché dal ritratto di Liszt che con il titolo di Esfasi è stato messo in piedi da Hollywood nel 1960 (regia di Charles Vidor e, morto Vidor sul set, regia di George Cukor), e che domenica sera è stato riesumato da Eurotv: stesse vicende manierate, stessi patemi e furori di artista alla tastiera, stessi amori strazianti; il -che non aluta chi vorrebbe sapere qualcosa di serio su Lisst, soprattutto sulla sua evoluzione musicale. A ben considerare, per conoscere e capire Beethoven e Brahms come musicisti e come uomini valevano assai di più le brevi conversazioni di Léonard Bernstein nei suol programmi con la Filarmonica di Vienna. E' per questo che mi sembra auspicabile un modo nuovo di «raccontare» i musicisti, un modo più moderno, piti approfondito, più adatto alle esigenze del pubblico di oggi. Tornando al Liszt ungherese, direi che la platea italiana può farsi un'Idea non esatta della tv di Budapest: cioè l'Idea di una produzione corretta, formalmente a posto, ma piuttosto accademica. Al Teleconfronto di Chiariciano, appena concluso, c'era un'Intera sezione ungherese che dimostrava invece, sia pure con risultati alterni, grossi fermenti e spinte tra gloriose tradizioni letterarie e cinematografiche nazionali e richiami a dimensioni d'e vasione occidentale. Comun que ripeto quello cui ho già accennato dal Teleconfronto: la tv magiara ha prodotto uno splendido, duro, taglieri' te sceneggiato firmato da un grande regista come Miklos Jancsò, Discesa agli inferi del dottor Faustus, drammatica storia di un borghese mlll tante comunista sullo sfondo delle lotte e delle contraddi' zionl e delle svolte politiche in Ungheria dalla guerra agli Anni 70. Anche qui, possibile che non ci sia nessuna delle nostre tv che mediti di importarlo? Ugo Bozzolai.

Luoghi citati: Budapest, Europa, Hollywood, Ungheria, Vidor, Vienna