Brescia, il bimbo non fu strangolato Rivela il padre: «Una disgrazia»

Brescia, il bimbo non fu strangolato Rivela il padre: «Una disgrazia» ^ Bopo la confessione, Tuomo ritratta e il giudice lo «ferma» * Brescia, il bimbo non fu strangolato Rivela il padre: «Una disgrazia» DAL NOSTRO INVIATO BRESCIA — Nel carcere di Canton Mombello, a Brescia, Bruno Lorandi, 45 anni, padre del bambino di 10 anni Cristian trovato morto un mese fa con il collo stretto da un cappio di filo di ferro, tace: prima ai carabinieri e poi al magistrato rivela che 11 figlio non é stato ucciso ma è deceduto per una tragica disgrazia. «Ho simulato il delitto*, dice con le lacrime agli occhi. Poi ci ripensa e ritratta tutto. E da ieri pomeriggio Lorandi si trova in stato di fermo per disposizione del sostituto procuratore Francesco Piantoni. A questo punto tocca agli inquirenti ricostruire l'intero caso, magari con l'ausilio di nuovi elementi dall'autopsia del bambino e con una perizia psichiatrica del padre, tra l'altro già richiesta. La storia: Cristian Lorandi viene trovato morto il 29 aprile scorso, sulla montagna Maddalena, alla periferìa di Brescia; era scomparso di casa il giorno prima, dopo essersi recato a giocare con un amico. Sono i genitori a dare l'allarme. Le vesti strappate, il cappio di ferro intorno al collo, la telefonata anonima che ha messo il padre e alcuni amici sulle tracce del bambino fanno pensare subito a un bruto, a un maniaco, oppure a qualcuno che ha voluto vendicarsi. Per un mese le indagini proseguono senza risultati, mentre a Nuvolera, il paese dei Lorandi, sulla strada del marmo che da Brescia porta al lago di Garda, si diffonde la psicosi del mostro: i bambini vengono accompagnati e prelevati da scuola, seguiti costantemente nei loro giochi. Poi, la settimana scorsa il colpo di scena: Bruno Lorandi viene trattenuto per ben tre giorni dai carabinieri che rilevano alcune contraddizioni nelle sue precedenti affermazioni. Domenica pomeriggio il padre ammette tra le lacrime la prima verità: il figlio è morto sotto 1 suol occhi quel lunedi 28 aprile per una tragica fatalità, per un gioco che avevano già fatto in passato e che quella volta è risultato mortale. Quel pomeriggio Cristian si reca a giocare con un amico, Carlo Lorandi, omonimo mi non parente. Poi al ritorno, incontra nel cortile il padre che in auto si sta avviando al lavoro. Il bambino sale sui sedili anteriori, poi apre il finestrino e si lascia scivolare verso l'esterno, prima i piedi poi il resto del corpo. A questo punto la tragedia: la vettura parte all'improvviso, Cristian batte con forza contro il vetro del finestrino e perde^conoscenza. Il padre decide di portarlo immediatamente all'ospedale, ma durante il tragitto si accorge che per il bambino non c'è più nulla da fare: Cristian è morto per gli effetti del colpo. Il racconto di Lorandi convince anche se, ritengono gli inquirenti, nell'uomo deve essere scattato un meccanismo infernale: sarebbe difficile spiegare altrimenti il trasporto del bambino sui prati e poi gli altri particolari fino al ritrovamento del cadavere tra le lacrime e una mezza crisi Isterica. H caso sembra risolto, Lorandi può essere ritenuto colpevole di occultamento di cadavere. C'è anche il rischio di omicidio preterintenzionale se risultasse che è stata una manovra avventata del padre a provocare il decesso del figlio. Poi, nel pomeriggio di ieri, il colpo di scena: interrogato dal magistrato Lorandi ritratta tutto. Non è possibile capire i motivi di questo ripensamento: il magistrato non rilascia dichiarazioni. g. mo,

Luoghi citati: Brescia, Canton Mombello, Nuvolera