Cancellati ergastoli ai Greco

Cancellati ergastoli ai Greco Roma, la Cassazione ordina la ripetizione del processo Chinnici Cancellati ergastoli ai Greco Alleggerita la posizione dei due boss (uno è latitante) -1 giudici hanno annullato anche le condanne inflitte ai presunti autori della strage di via Pipitone Federico a Palermo - Il nuovo dibattimento à Catania - Messa in discussione la credibilità del pentito Ghassan - Riflessi sul processone ROMA — Con una clamo: rosa sentenza la Cassazione ha cancellato ieri sera le condanne all'ergastolo inflitte al fratelli Michele e Salvatore Greco, accusati da un 'pentito» di espere i mandanti della strage di via Pipitone Federico a Palermo in cui tre anni fa persero la vita il consigliere istruttore Rocco Chinnici, due carabinieri della scorta e il portiere dello stabile. I giudici della prima sezione penale della Suprema Corte, presieduta da Corrado Carnevale, dopo una riunione di circa due ore in camera di consiglio, hanno anche annullato le condanne inflitte al presunti esecutori materiali del delitto Vincenzo Rablto e Pietro Scarpisi, disponendo la celebrazione di un nuovo processo, il quarto della serie davanti alla corte d'assise d'appello di Catania. n sostituto procuratore generale della Cassazione Antonino Scope Ulti aveva invece sollecitato la conferma in' te graie delle quattro condanne decretate un anno fa dalla corte d'assise d'appello di Caltanissetta. Il verdetto di Ieri è destinato a suscitare discussione e potrebbe avere notevoli riflessi sul maxiprocesso di Palermo. Infatti se fosse divenuto definitivo il carcere a vita 1 fratelli Greco avrebbero avuto poco da dire nell'aula bunker per discolparsi dall'accusa di aver fatto uccidere anche il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa. Un altro aspetto di rilevante interesse che emerge dal dispositivo della sentenza della Cassazione è che viene messa in discussione la parola di un «pentito» o di un confidente della polizia. SI dovrà però attendere la motivazione per conoscere l'effettiva portata del verdetto della Suprema Corte anche per altri processi analoghi, come quello in corso a Napoli a carico di Enzo Tortora. La strage avvenne a Palermo il 29 luglio '83. Proprio mentre il giudice Chinnici usciva dalla sua abitazione di via Pipitone Federico insieme alla scorta, una Citroen imbottita di tritolo e posteggiata davanti al portone venne fatta esplodere con un comando a distanza. Oltre al magistrato morirono due dei carabinieri della scorta. Il maresciallo Mario Trapassi e l'appuntato Salvatore Burtolotta, nonché 11 portiere dello stabile Stefano Lisacchi. Altre dieci persone, tra le quali l'autista di Chinnici Giovanni Paparcuri, rimasero ferite. Ad imprimere un colpo di acceleratore nelle indagini fu, sin dai primi giorni successivi all'attentato, il procu- ratore della Repubblica di Caltanissetta Sebastiano Patene, competente per territorio. Il magistrato e il suo piti stretto collaboratore, il p. m. Renato Di Natale, si trovarono di fronte ad un caso giudiziario senza precedenti. Non era mai accaduto che una strage di stampo mafioso, peraltro compiuta con la tecnica dell'auto-bomba, inedita nel nostro Paese ma usata dai palestinesi in Libano, fosse stata «annunciata» alla polizia con tre giorni di anticipo da un infiltrato. Si trattava del libanese Bou Chebel Ghassan, un personaggio enigmatico con tre diversi nomi di battaglia, due passaporti, due mandati di cattura emessi dalla magistratura di Trento e di Milano per un giro d'auto rubate, contatti continui con la Crìminalpol di Roma ed altri servizi dello Stato. li libanese fu il principale teste d'accusa e si rivelò decisivo per l'incriminazione, quali mandanti della strage, del fratelli Michele e Salvatore Greco, considerati due esponenti della mafia vincente, nonché di Vincenzo Rabico e Pietro Scarpisi, quali esecutori materiali del gravissimo attentato. I) 25 luglio '84, a meno di un anno di distanza dai tragici fatti, la corte d'assise di Cai' tanissetta condannò all'ergastolo 1 fratelli Greco e a 15 anni di reclusione ciascuno per associazione a delinquere Vincenzo Rabito e Pietro Scarpisi, n libanese Bou Chebel Ghassan fu invece prosciolto da ogni accusa. Un anno fa i giudici di appello confermarono 11 carcere a vita per i due Greco, mentre aumentarono a 22 anni ciascuno1'la pena per. il Rabito e lo Scarpisi. Contro tale sentenza 1 quattro imputati presentarono ricorso in Cas sazione, che è stato accolto.' p.f.