Si inventano nuove piante
Si inventano nuove piante Ad «Agribiotec» le meraviglie deiringegneria genetica Si inventano nuove piante Resistono alle malattie, si difendono dagli insetti, crescono di più - Ma questo traguardo sembra superato: si possono addirittura «costruire» nuove proteine NOSTRO gemizio BOLOGNA — Il nome è nuovo, «Agribiotec», ma l'origine risale a migliaia di anni fa. Forse al tempo degli antichi Egizi, che per primi impiegarono microrganismi per produrre una bevanda tuttora in voga: la birra. Solo da vent'anni. però, il binomio agricoltura e biotecnologie è tornato alla ribalta. Indagando nell'inflnitamente piccolo, 1 ricercatori riescono a scrutare nell'intimo del gene (le microscopiche particelle che costituiscono la materia vivente), a scomporrle la struttura Informativa, decifrare il linguaggio e modificarne le caratteristiche. « Per anni, tuttavia, l'ingegneria genetica è più un mercato d'idee che di prodotti. «Progettare» piante resistenti agli stress ambientali e alle malattie, capaci addirittura di produrre tossine per difendersi dagli insetti dannosi, non è cosi facile. Poi. lentamente, qualcosa si muove. Nascono le prime biofabbriche e arrivano i risultati: sementi immuni da alcune malattie, vaccini contro le infezioni virali, patate resistenti a virus ed insetti, integratori per mangimi; fino ai bioinsetticidi (una ventina di tipi già registrati). Le biotecnologie verdi diventano un business. E in Italia? A Bologna, nel corso di Agribiotec '86, la mostra-convegno ad altissimo livello scientifico che si chiude stasera, ne è uscito un quadro sconfortante. Nonostante la disponibilità di cervelli e risorse finanziarie, il nostro Paese rischia ancora una volta di rimanere fuori da questa grande opportunità agritecnologica. Che fare, dunque? Una proposta abbastanza singolare, che ha suscitato polemiche e polarizzato l'attenzione dei ricercatori, è quella di -abbandonare, il campo delle biotecnologie «tradizionali». L'idea è di uno dei massimi biofisici italiani, il professor Claudio Nicollni dell'Università di Genova. Nicollni, friulano, 43 anni (diciotto dei quali trascorsi in Usa), membro del Comitato scientifico e tecnologico di Craxl, non ha «Subbi: -Il domani — dice — è nell'ingegneria proteica. Perché non fare un salto qualitativo, colmare il gap che ci separa dagli altri Paesi e raccogliere la sfida del futuro? E' vero, l'ingegneria biomolecolare è un fatto nuovo e ancora ad uno stadio iniziale, ma la fattibilità è stata dimostrata e abbiamo capacità e mezzi per andare avanti-. Professor Nicolini, ma cos'è, in parole semplici, l'ingegneria proteica? • in sintesi, si tratta di far compiere alla natura quello che la natura oggi non fa. L'ingegneria genetica agisce a livello della cellula, quella proteica nell'intimo di uno dei suoi componenti, la proteina-. -Prendiamone una — spiega Nicollni —, determiniamone la sua struttura a livello atomico, "disegniamo" ed ingegnerizziamo (con l'aiuto di modelli matematici e supercomputer) una diversa architettura: avremo una proteina "su misura"-. Se il concetto non è facile da spiegare, chiare sono invece le finalità. -Potremo produrre sostanze oggi inesistenti — assicura — orientate ad uno specifico obiettivo e con esse "inventare" nuovi prodotti, modificare piante ed animali-. Ma non è fantascienza? -La possibilità di ottenere su scala industriale enzimi, sementi, piante e vaccini, per mezzo dell'ingegneria proteica, non è poi cosi lontana, forse dieci anni; questa però (e non solo per l'agricoltura) è la nuova frontiera, la linea strategica da seguire-. Con un investimento di dieci milioni di dollari, una équipe ài ricercatori ad alto livello, 11 Giappone è stato il primo Paese, qualche mese fa. a lanciarsi nell'affascinante avventura dell'ingegneria proteica. Nello stesso periodo, l'Europa bloccava due programmi di ricerca del progetto Eureka In questo campo. Tito Gaudio
Persone citate: Professor Nicolini, Tito Gaudio
Luoghi citati: Bologna, Europa, Genova, Giappone, Italia, Usa
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