La lotta comincia in corsia di Franco Giliberto

La lotta comincia in corsia La lotta comincia in corsia In Italia il 20 per cento dei medici accende la sigaretta in presenza del paziente; nel Sud il 40 non sa «come consigliare di smettere» - La situazione in Germania, Francia e Spagna è simile a quella italiana - Solo nei Paesi anglofoni è dimezzato il numero di chi ha il vizio del fumo DAL NOSTRO INVIATO VENEZIA — Vizio privato, ma pubblica virtù: una mozione conclusiva del congresso intemazionale intitolato •Fumo di tabacco e personale sanitario' fa ricorso indiretto a questa specie di slogan, n senso del documento, presentato dal pneumologo Olno Pastega, sta infatti nella proibizione assoluta di consumare sigarette in ambiti ospedalieri, dalle anticamere operatorie ai corridoi, dalle corsie ai gabinetti, alle scale, ai cortili. Visto che nei Paesi europei dell'area mediterranea, in media, c'è 11 quaranta per cento di medici e infermleri fumatori (in Italia il 47,3 per cento), l'unica è cominciare con i severi divieti (anche nel confronti del visitatori, ovviamente). Si penserà anche all'opera di -sensibilizzazione, informazione e persuasione-. Ma^ in attesa che gli operatori sanitari si convincano c{ie le sigarette fanno male e che non possono essere esibite nei luoghi di cura, si cominci a impedir loro di accenderle -sul lavoro.. Che si mostrino virtuosi almeno in pubblico, dice Pastega. La virtù. Il ministro della Sanità Costante Degan, a conclusione del congresso. sembrava compiaciuto per questa mozione che ricalcava una parte Importante del disegno di legge da lui presentato sul problema del fumo nei luoghi pubblici. Il professor Vetere. dirigente del ministero, aveva rivelato che proprio Degan, un tempo fumatore, aveva compiuto uno sforzo per imporsi di 'smetterla. E nessun fotografo è mai più riuscito a ritrarre il ministro con la sigaretta tra le labbra, nemmeno puntando il teleobbiettivo contro le finestre di casa sua. Degradazione. -Non è soltanto una questione di volontà — commenta il professor Leonardo Santi, presidente della Lega ' italiana contro i tumori — ma soprattutto di elementari conoscenze sanitarie. Il tabacco fa sicuramente guasti gravi alla salute. Anche chi non fuma, ma vive accanto a un fumatore, trae danni, a lungo andare notevoli. Nelle urine e nella saliva di non fumatori che vivono in ambienti, diciamo cosi, appestati dalle sigarette, sono stati trovati prodotti della degradazione del fumo, che sono mutageni (ovvero, che provocano una alterazione permanente delle cellule, alterazione che si può trasmettere ai figli). Anche nel liquido amniotico di donne incinte non fumatrici sono stati trovati quei prodotti di degradazione del fumo...: Affumicare. Il congresso veneziano, organizzato dal professor Santi sotto l'egida dell'Organizzazione mondiale della sanità, non mirava comunque a denunciare genericamente, ancora una volta, 1 pericoli del fumo. L'attenzione del congressisti era! appuntata sul mondo degli] operatori sanitari .per firnportanza dell'esempio e del] messaggio positivo che medici] e infermieri sarebbero in gra¬ do di dare se ripudiassero il tabacco-. Ma i risultati delle indagini presentate da oratori di vari Paesi hanno dimostrato che non sarà facile Incidere su un vizio tanto radicato. Nel passare ad alcuni dettagli, dopo i dati clamorosi sul numero di operatori sanitari che fumano, annunciati nella prima giornata congressuale, si sono conosciute altre rilevazioni statistiche molto indicative. Per esempio, in Italia esiste un 20 per cento di medici fumatori che tengono la sigaretta accesa anche davanti al malato. Incompetenza. Un dato che riguarda il Sud dell'Italia — tratto dall'indagine della Lega contro i tumori su trentunomila Intervistati — lascia allibiti per certe risposte. Il 40 per cento dele personale sanitario meridionale ha dichiarato di -non avere sufficienti argomenti per consigliare ai propri pazienti di smettere di fumare-. I programmi. A maggior ragione, dicono i responsabili della Lega contro 1 tumori, sarà necessario promuovere, di concerto con il ministero della Sanità, programmi di educazione alla salute nei confronti del personale sanitario in generale, e dei medici in particolare: -Quest'azione non potrebbe avere successo sema il pieno coinvolgimento di queste importanti categorie di persone, per il loro ruolo decisionale e per la loro posizione di modello agli occhi della collettività. Paesi Terzi. In Francia, Portogallo e Spagna — si è saputo durante la prima giornata congressuale — 1 medici e gli infermieri che fumano sono percentualmente pari a quelli italiani Altre informazioni statistiche sono giunte ieri dalle relazioni di medici etiopici, iraniani, sudanesi ed egiziani, Per l'Etiopia, un'indagine campione ha calcolato che soltanto il 13 per cento del personale sanitario avrebbe il vizio del fumo. In Egitto la situazione è slmile a quella italiana. In Iran, fuma il 29 per cento di medici e infermieri. Il dottor Jamalian, medico di Teheran, ha tenuto una relazione assai dettagliata, illustrandola con curiose diapositive, soprattutto di assemblee e congressi medici, dove sul palco degli oratori erano ritratti igienisti e biologi con la sigaretta penduta fra le labbra. . Un record. Nel Sudan fuma il 64 per cento del personale sanitario. Ma il dottor Zein, che è venuto a Venezia per documentare il tabagismo nel suo Paese, ha sottolineato che probabilmente la percebntuale è ancora maggiore, perchè vi sono molti medici e infermieri -che fu mano in segreto, nel chiuso delle loro case, fingendo in pubblico di non avere quel vizio-. L'unica relazione che conteneva qualche elemento confortante è stata letta dalla dottoressa londinese Paullne White. I dimezzati. Nei Pesi anglofoni, le statistiche relative agli ultimi dieci anni dimostrano che il numero di medici e infermieri che fumano si è dimezzato (oggi si calcola che fumi 11 13 per cento del personale sanitario in Inghilterra. Canada, Nuova Zelanda, Australia; 11 16 per cento del medici, maschi negli Stati Uniti e il 21,3 per cento delle femmine). Ma come mai si è dimezzata la popolazione del fumatori rispetto al 1976? Risponde la dottoressa White: -Perché nei Paesi citati sonol state fatte campagne control il fumo a più riprese, martedì tanti, sponsorizzate non soltanto da organismi statali. Anche il mondo della scuoto vi ha partecipato con convtnA zìone, e l mass media hanno favorito ogni campagna di educazione sanitaria in questo senso. Certo, nei Paesi anglofoni non c'è quella strana situazione che c'è da voi, del monopollo statale dei tabac chi che rende al sistema mi liardi e miliardi al giorno...-. Franco Giliberto

Persone citate: Costante Degan, Degan, Leonardo Santi