Il voto decide, scacco al re

decide, scacco al re decide, scacco al re Il referendum, i risultati e le polemiche - Tensione, gravi incidenti a Napoli - Parte la regina: «Addio, Roma!» - Umberto: duro proclama e lacrime Quarant'anni fa, domenica 2 giugno 1946, ventotto milioni di italiani — ripartiti In trentuno collegi con 4764 candidati di cinquantun liste di cui undici nazionali — andavano alle urne per eleggere 1 rappresentanti all'Assemblea Costituente e scegliere fra monarchia e repubblica: •Per la prima volta dopo venticinque anni — scriveva La Stampa — l'Italia affronta una consultazione elettorale politica e, a 86 anni dal primo plebiscito, un referendum istituzionale.. Mercoledì 5 giugno i primi responsi assegnavano la vittoria alla repubblica e il 10 giugno la Cassazione proclamava 1 risultati In pratica definitivi delle 35.317 sezioni elettorali: 12 milioni e 672.767 voti alla repubblica; 10 milioni e 688 905 voti alla monarchia. I voti nulli erano un milione e 498.136. Nel pomeriggio di giovedì 13 re Umberto n partiva per l'esilio in Portogallo; la bandiera sabauda, che dal 20 settembre 1870 sventolava sul Quirinale, veniva ammainata. E questa è ora la storia delle giornate del giugno '46 raccontata attraverso le cronache di Giovanni Artieri che, su La Stampa, firmava con la sola iniziale .a... Comincia con il sabato 1° giugno. La vigilia del voto sul referendum e la Costituente è contraddistinta da un'abile mossa elettorale dei monarchici: in un proclama 11 re annuncia •solennemente' che 'in caso di riaffermazione dell'istituto monarchico accetterò le responsabilità che ho assunte secondo legge all'atto della successione ma, per guanto mi riguarda e mi compete, mi impegno ad ammettere che, appena la Costituente avrà assolto il suo compito, possa essere ancora una volta sottoposta agli italiani, nella forma che la rappresentanza popolare volesse proporre, la domanda cui siete chiamati a rispondere il 2 giugno*. E questo — spiega il re°i# ^messaggio UrOiè allora potranno partecipare afte votazioni anche quegli italiani di frontiera, oggi esclusi dal voto, e 1 prigionieri di guerra, ancora sparsi per 11 mondo, in tutto undici milioni di italiani. La promessa •Il richiamo agli "assenti"e la promessa di voler invocare il giudizio popolare se la monarchia dovesse vincere la partita in questo referendum — è il commento di «a» su La Stampa al proclama del re — induce qualche giornale monarchico a chiedere ai partiti repubblicani di rendere la parìglia e rimettere a un "nuovo referendum" il giudizio di appello su una repubblica nata con una maggioranza rachitica. Ciò che i partiti di sinistra respingono con tutte le loro forze perché il Nenni, accettando l'idea di un referendum in uno dei tempestosi consigli dei ministri di quest'ultimo inverno, propose che la validità fosse effettiva anche nel caso della maggioranza di un solo voto. Il che venne accettato». Le urne si chiudono a mezzogiorno di lunedi 3 giugno. Pochissimi 1 dati che trapelano dalle prefetture sull'esito del referendum (soltanto qualche percentuale: per la repubblica il 74% a Bologna e 11 69% a Savona) mentre le prime stime per la Costituente assegnano quasi otto milioni di voti alla de, quattro milioni e mezzo ai socialisti, altri quattro e 300.000 ai comunisti, un milione al repubblicani. Le operazioni elettorali si sono svolte nella calma piti perfetta: tHanno votato tutte le province in percentuale superiore all'80%. Non si è verificato il minimo incidente e la libertà di opinione ha trionfato. Secondo le prime notizie non ci sono irregolarità degne di rilievo. Chi parlava di elezioni "ammaestrate" ha avuto una smentita solenne poiché i vecchi che hanno conosciuto i ludi elettorali ben altrimenti movimentati, testimoniano unanimemente di avere assistito poche volte a una consultazione in cui la calma era associata alla probità ed al rispetto più rigoroso della legge (...). L'Italia ha votato come se da secoli fosse abituata a farlo: Nella cronaca delle due giornate elettorali largo spazio è dedicato al voto della regina e del re (e sia per l'una, sia per l'altro è la prima e l'ultima volta che votano nella loro vita): In realtà è la sola Maria José che vota; Umberto lascia le schede bianche — come rivelerà Lucifero — dopo avere ricevuto un duplice rimprovero dal responsabili del seggio elettorale: 'La regina ha votato alle 20,30 di domenica nella 40" sezione di largo Di Brazzà. La sovrana è scesa dall'auto all'inizio di via Umberto, ha raggiunto a piedi la sezione dinanzi alla quale sostavano molti elettori e si è messa in coda. Subito riconosciuta, le è stato fatto largo dalla folla che; nonostante il suo diniego, ha voluto che passasse davanti a tutti' mèntre~sl levavano calorosi applausi al suo indirizzo. Entrata nella sala della votazione la regina ha accettato dalla presidentessa, aw. Maria Catton Canuta, la sola scheda per le elezioni della Costituente rifiutando quella per il referendum istituztonale (...). •Il re si è recato a votare lunedi alle 11,30 alla sezione elettorale n. 342 di via Lovanlo. Umberto II, che indossava l'abito civile, è giunto accompagnato dal ministro della real casa marchese Lucifero. Una piccola folla, che avuta notizia dell'arrivo del re si era schierata fuori della sezione, lo ha salutato con manifestazioni di simpatia. Qui gli scrutatori del seggio hanno fatto presente che erano vietate nella sede elettorale le manifestazioni. • Umberto II ha risposto scusandosi per il pubblico di quanto era accaduto. Quindi ha preso dalle mani del presidente del seggio le due schede per la Costituente e per il referendum e si è ritirato nella cabina. Dopo appena due minuti egli è uscito e ha consegnato le schede ma, essendo aperte, cioè senza i margini incollati, il sovrano è stato invitato a chiuderle. Il re è allora rientrato nella cabina e ne è uscito pochi secondi più tardi consegnando al presidente le schede perfettamente chiuse*. All'alba di mercoledì 5 giugno, dopo una notte in cui il distacco fra le due parti in lotta nel referendum era stato di poche centinaia di migliaia di voti, arriva l'annuncio che *E' nata l'Italia repubblicana-, come titola a piena pagina La Stampa: i voti per la repubblica hanno ampiamente superato 1 12 milioni e mezzo, quelli per la monarchia stentano ad arrivare agli undici milioni. 'Questa repubblica nasce nel silenzio, senza carmagnole né alberi della libertà. Non esce da una rivoluzione ma da una evoluzione politica di cui il popolo forse non si è ancora completamente reso conto. Comunque, è una repubblica legalitaria che verrà consacrata e battezzata dal presidente della Suprema Corte di Cassazione. Probabilmente, a differenza delle due consorelle nelia storia, la repubblica italiana, per avere sia pur queste dispari ma fondate basi di legalità, riuscirà a ri¬ comporre in breve tempo la disunione di giudizi dalla quale è nata. E' il suo primo compito, da raggiungersi (...) affrontando i problemi di emergenza: ritorno dei reduci, disoccupazione, adeguamento dei salari al costo della vita, alimentazione; per poi saldare l'economia settentrionale a quella meridionale...'. Alle 9,30 di questa mattina di sole De Oasperi va da Umberto II e gli comunica i rìsul tati elettorali: -Al Quirinale, come noi stessi abbiamo potuto constatare, si notava un aspetto volutamente normale. I massicci corazzieri erano, come sempre, quasi impietriti nel loro servizio e soltanto sul volto dei commessi e dei famigli si poteva scorgere un senso di profonda emozione. Subito ti re ha ricevuto in udienza il presidente del Consiglio nel suo studio al primo piano ed appariva sereno e tranquillo. Lo ha accolto cordialmente e si è a lungo trattenuto con lui sulla situazione. Il governo, formato da rappresentanti dei. sei partiti, si sente naturalmente impegnato a salvaguardare la persona del re e dei suoi familiari: questo il presidente del Consiglio ha tenuto a ripetere al re». All'uscita dall'udienza De Gas peri comunica ai giornalisti che la regina e 1 figli lasceranno Roma in giornata diretti a Napoli dove si imbarcheranno per l'estero e poi concede una intervista a La Stampa: -E come ha accolto il re — gli abbiamo chiesto — la notizia dei risultati del referendum? "Il re — ha risposto /'on. De Gas-peri — ha accolto con assoluta padronanza di sé le informazìonoi che gli davo e che del resto già conosceva dalla notte, le ha accolte con la padronanza di sé che ha sempre avuto in questi ultimi burrascosi tempi". Il presidente del Consiglio ha soggiunto: 'Questo non è il rovesciamento di una situazione con metodi di violenza ma è l'accettazione da parte della corrènte soccombente di un verdetto cui le due partì si sono rimesse. E' perciò che il modo con cui avverrà il passaggio dei poteri ha da essere un atto pacificatore nel senso che tutti gli italiani debbono sentirsi impegnati a contribuire con lealtà alla costruzione del nuovo Stato». Ma mentre Umberto sembra avere accettato l'esito del referendum (tanto che dichiara alle agenzie di stampa: •jiel.par.tire dall'liajia. non potrò che augurare ogni bene al mio Paese verso il quale andranno sempre i miei pensieri») a Napoli le falangi monarchiche trasformano le menifestazioni prò Umberto in sanguinosi scontri con la polizia. Venerdì 7 giugno le cose cambiano anche sul piano politico. Il ministro Cattani e il segretario liberale Cassandra compiono un passo presso De Gas peri «circa le esatte misure della maggioranza repubblicana, un passo che è una chiara contestazione delle cifre indicative del referendum». In altre parole, 1 due esponenti politici, di simpatie monarchiche, affermano che la Cassazione non ha ricevuto 1 dati relativi alle schede bianche né dei voti che sono stati scartati per qualche errore di compilazione mentre il decreto luogotenenziale del 16 marzo '46 dice che nel referendum la maggioranza sarà formata dalla metà, più uno, degli «elettori votanti» e, quindi, la Suprema Corte deve calcolare anche i voti bianchi», nulli o annullati. In serata però i giuristi danno un parere diverso, affermando che 'elettore votante non altro significa che elettore che abbia esercitato il diritto di voto e coloro che hanno immesso nell'urna scheda bianca non sono certo votanti come non lo sono coloro che hanno immesso scheda nulla, appunto per la nullità dell'atto e, perciò, improduttivo di conseguenza». Cosi lunedi 10 giugno, alle 6 di un afosissimo pomeriggio, nella Sala della Lupa in Campidoglio si riunisce la Cassazione: «Attorno a un tavolo a ferro di cavallo avevano disposto i seggi (con due poltrone di cordovano fulvo per il presidente Pagano e il Procuratore Generale Massimo Piìotti) destinati ai consiglieri e ai presidenti di sezione». «Illegale» •Alle 18 un usciere in toga scarlatta ha annunziato la Corte di Cassazione e tutti siamo sorti in piedi. Nell'aula della Lupa i riflettori avevano, adesso, creato una solarità artificiale propizia "agii bbVieWvì^a^inmhm''aa presa. La Corte ha preso posto in toga e tocco nero e il presidente Pagano, un vecchietto assai esile, ha cominciato a leggere i verbali dei lavori svolti dalla Corte nei giorni' scorsi. Deve essere stato un lavoro colossale a giudicare dalle immense quantità di sacchi di verbali provenienti da ogni angolo d'Italia: sacchi delle Poste repubblichine fasciste (provenienti dal Settentrione), sacchi adoperati per la farina o per altri cereali (dalle province agricole dell'Emilia); le schede di Napoli sono arrivate in sacchi destinati alla nettezza urbana; quelle di Roma, invece, erano in enormi plichi a mano. •Noi avevamo visto tutto ciò domenica in una visita al terzo piano di Montecitorio, ove si svolgevano le discussioni, attesissime, tra i membri della Corte mentre le tonnellate di schede dormivano nel corridoio. Insomma: il presidente ha detto di voler dare atto che la repubblica e la monarchia avevano ricevuto tanti e tanti voti e si è messo a leggere i verbali delle circoscrizioni fornitigli dal ministero dell'Interno. Egli enunciava monotonamente mentre i due impiegati registravano sui tasti delle calcolatrici; qualche volta diceva il numero delle sezioni mancanti. Alla fine ha riassunto, annunciando che la Corte aveva proceduto alla somma trovando per la repubblica 12 milioni 672.767 voti e per la monarchia 10 milioni e 688.905. Mentre il presidente Pagano pronunziava queste somme i calcolatori, poco fidenti delle loro macchine, si precipitavano a verificarle con la matita in pugno. Subito dopo abbiamo udito che in altra seduta la Corte si sarebbe riservata di esaminare le istanze e i ricorsi e, quindi, l'adunanza poteva considerarsi sciolta». La Cassazione rinvia la proclamazione della repubblica al 18 giugno e Umberto II attenderà anche questo responso ufficiale prima di riconoscere la decadenza dei suoi poteri quale re d'Italia. Ma mercoledì 12 giugno gU , avvenimenti T Precipitano all'Improvviso!' In', applicazione' ai? déBreW-'lé^Sla'tivo luogo-i tenenziale 26 aprile '46 n. 219 il governo decide infatti che l'esercizio della funzione di capo dello Stato, nell'attesa che la Costituente nomini quello provvisorio (che sarà Enrico De Nicola), passi al presidente del Consiglio in carica e, nel caso, a De Gasperi. Considerando l'iniziativa •illegale» Umberto, nel giro di pochissime ore, abbandona polemicamente l'Italia lanciando un acceso proclama accusatorio. •Quel mutamento istituzionale fu un vero arbitrio — dirà in seguito il sovrano che gli avversari chiameranno ironicamente, a causa del brevissimo tempo del suo regno, "il re di maggio" —. La prova è nella Gazzetta Ufficiale del V luglio '46 sul passaggio del poteri di capo dello Stato da De Gasperi a De Nicola: vi si precisa che De Gasperi deteneva quei poteri dal 18 giugno, giorno in cui la Cassazione emise la deliberazione definitiva, e non dal 22 giugno.. . Roma, 2 giugno 1946. Umberto di Savoia vota per il referendum istituzionale nella sezione di via Ixnanio (Archivio storico «La Stampa»)