E a Villa Savoia non restò nessuno

E a Villa Savoia non restò nessuno E a Villa Savoia non restò nessuno •Non mi si può rimproverare alcun gesto di spontanea simpatia verso il fascismo e Mussolini sapeva benissimo come io la pensassi. Gli atti di apparente adesione erano soltanto quelli imposti dalle ragioni di Stato e dall'etichetta, quelli ai quali non potevo sottrarmi. Spesso alcune mie partenze ed alcune mie permanenze all'estero non sono state determinate da altro che dal desiderio di sottrarmi a cerimonie e feste di spiccato carattere fascista». Chi parla cosi è la regina Maria José quando la mattina di mercoledì 5 giugno, appena appresi 1 risultati praticamente definitivi del referendum Istituzionale, si prepara a partire per il Portogallo con 1 quattro figli precedendo Umberto di una settimana nell'esilio. .Una sola cosa desidero che si sappia, aggiunge nelle conversazioni con le dame di corte: che la cosa che più mi ha offesa è stata l'insinuazione che io abbia discusso con Hitler un miglior trattamento per mio fratello, il re del Belgio, e che, ancora peggio, io mi sia congratulata con lui per le sue vittorie». A mezzogiorno del 5 giugno Maria Jose fa colazione con Umberto nel salotto del suo appartamento. Seno soli, 1 bambini hanno già pranzato e si stanno preparando, accuditi dalle governanti. Tutto è pronto per la partenza. Villa Savola è deserta, chiuse le ottantotto casse con oggetti appartenenti anche a Vittorio Emanuele III, le valigie personali (in tutto sono una ventina) già sistemate in due grosse automobili sulle quali, con la regina, saliranno 1 figli: Maria Pia, che ha 12 anni, Vittorio Emanuele IV che ne ha 9, Maria Gabriella di 6 e Maria Beatrice di 3. Secondo il programma che Umberto ha deciso e imposto, andranno da Roma a Napoli in aereo, e a Napoli si Imbarcheranno sull'Incrociatore Duca degli Abruzzi, lo stesso che ha portato il vecchio Vittorio Emanuele III nell'esilio di Alessandria d'Egitto: «Al momento di partire la regina ha radunato tutto il personale di servizio di Villa Savoia, ha voluto dare ad ognuno un dono personale e, rifiutando il bacio delle mani, ha abbracciato alcune delle persone più intime e /edeli. Nellistante di salire in macchina si è gettata v.ell braccia dei marito ed ha mormorato una sola parola: "Arrivederci". Invece a Ciampino, salendo in aereo, ha detto: "Addio, Roma!"». Sono le 15 In punto quando le due auto escono dalla porta dei Giardini dirette a Ciampino. L'aereo atterra a Capodlchino alle 18.10, dove sono in attesa sei automobili per condurre la regina e i figli a VUla Maria Pia di Posillipo: la. durante la notte, sono raggiunti dal duchi di Genova e dai duchi di Ancona. L'indomani mattina, giovedì 6 giugno, alle 4,30, la famiglia reale si Imbarca sul Duca degli Abruzzi — che alle 5,15 metterà la prua verso Sud-Ovest: Gibilterra, l'Atlantico, 11 Portogallo — ac¬ compagnata dalla duchessa di Ancona con la figlia, ch'è dama di compagnia della regina, e dal professor Aldo Castellani. Si annuncia una bellissima giornata di sole e di caldo; Maria José, che Invano ha cercato con una telefonata a Umberto di poter rimanere ancora un giorno a Napoli, è rassegnata: «Jlfeplio cosi, avrebbe mormorato commentando con gli intimi la sua solitaria partenza. Non desidero andarmene con tutto il corteo funebre dei Savoia». In un primo tempo la famiglia reale si sistemerà a Colares, a una trentina di chilometri da Lisbona, alloggiando in una grande villa all'italiana che fa parte delle dipendenze del castello di Cintra; poi si trasferirà sulla Costa del Sol. a Cascala, prendendo in affitto la casa del conte di Monte Real. A Roma Umberto è rimasto solo in una desolata Villa Savoia che si va svuotando anche degli arredi. Nel pomerìggio, dopo la partenza della regina e del figli, il sovrano, in abito borghese, grandi occhiali da sole, testa scoperta, va a fare un lungo giro per la citta a bordo di una Fiat 1500 blu, seduto accanto all'autista. Alle 19,30 rientra a casa e raccontano che abbia trovato ad attenderlo, schierata, la sua guardia nobile, formata da sedici titolatisslmi ufficiali: fra loro il vecchio conte di Torino, il principe Pallavicino, il conte Oraziani, 11 generale Cassianl Ingoni, 11 marchese Spinola. n re siede a mensa con loro; parla dell'annuncio che gli ha portato De Gasperi, al mattino, con 1 primi dati ufficiali sulla vittoria della repubblica, e lascia capire che presto abbandonerà anche lui l'Italia. L'Indomani tutti questi nobili dovranno partire per l'esilio: •Sono vecchio, quasi cieco. Se parto non rivedrò più l'Italia: quale fastidio potrei dare ormai a questa repubblica?», si lamenta 11 conte di Torino. Anche Umberto prepara la propria partenza e, sembra, gli mancano 1 soldi per la nuova residenza In Portogallo (per cui ottiene In prestito tredici milioni da un privato e. pare, anche un aiuto dalla Santa Sede): «Riceve varie personalità che prendono congedo e, fra questi, i collari dell'Annunziata superstiti (esclusi il conte Sforza, Federzoni, Giuriatt). Si dice che ricevendo il grand'ammiraglio Thaon di Revel, il re abbia detto: "Non ho che un desiderio. Che l'Italia, nella nuova forma istituzionale che la maggioranza ha scelto, viva in pace e prosperi». Roma '46. li ministro Romita