«Andai da Umberto al Quirinale» di Giovanni Artieri

«Andai da Umberto al Quirinale» N Parla Giovanni Artieri, il giornalista di queste cronache «Andai da Umberto al Quirinale» <v,-.Rfc.MAj,— -Queir*, giuanpnfHbUM. Stornate., calma. Le. consultazioni _si. svolsero • sema incidsnti-.-La famigliai reale, dopo che Maria José e Umberto erano andati a votare, rimase chiusa al Quirinale, circondata dall'entourage dei fedelìsimi. Le piazze erano vuote. Dopo gli scontri, le manifestazioni, i grandi comizi della vigilia, la città incominciò allora a vivere le ore dell'attesa dei risultati', racconta Giovanni Artieri, una delle firme più prestigiose del giornalismo Italiano, che di quegli avvenimenti fu straordinario cronista per La Stampa. E' un signore arguto e attivissimo. Il filo della sua memoria non ha strappi, e la ricostruzione che fa degli avvenimenti del '46 è percorsa dalla stessa passione per la Monarchia che allora lo impegnò «a sostenere una causa il cui esito, lo sapevo benissimo, era inattuale». •Molti di noi, ricorda, non volevamo che Umberto se ne andasse. C'erano le premesse, le forze sufficienti per correre l'avventura di un nascondiglio momentaneo per lui. Il mio stato d'animo era un po' irragionevole, lo riconosco'. Le emozioni di quel periodo le elenca con vivacità: quando 'Napoli si ribellò alla truffa dei voti e non voleva far partire Umberto dall'Italia»; quando «il passaggio dalla Monarchia alla Repubblica si concretizzò nei saloni grigi e fumosi del Viminale», e poi 1 comizi della vigilia elettorale, 1 giorni che precedettero la partenza di Umberto. •Fu dopo il 2 giugno che si accesero le discussioni sui brogli, le accuse, le controaccuse. Furono giorni di fuoco. Il 6, quando i giochi ormai erano fatti, Umberto fece aprire le porte del Quirinale a chi volesse salutarlo. Andai con Virgilio Lilli. Faticammo non poco per arrivare fino a lui. La gente gridava: "Maestà, non partite"». n 13 Umberto parti. -Non lo vidi in quei giorni. E non andai neppure, a Ciampino. Fu Lucifero a impedire che fossi informato del volo. Temeva che io e guanti per due anni ci eravamo bat¬ tuti per Casa Savoie, "teste calde:1, la convincessimo a non partire. Ma lui aveva deciso. Non c'era, scelta, ameno di non far spargere del sangue. Nel '60 Umberto mi raccontò: "Gli alleati mi avevano comunicato che non garantivano l'incolumità della famiglia reale e che avrebbero interrotto i rifornimenti di benzina alle forze corazzate italiane. Caro Giovanni, con mezz'ora di benzina che avevamo, che cosà potevo fare?"». Anche nella sua vita privata 11 2 giugno significò una svolta. Allora era capo dell'ufficio romano di La Stampa. In precedenza, dal '35, aveva fatto l'inviato speciale: in Etiopia, nella guerra di Spagna, al fronti che l'invasione nazista- apriva in Europa. Poi c'erano state la clandestinità e la Resistenza. Dopo la liberazione, era approdato a Roma. • Nel '46, dice, ero candidato per la Costituente, nel collegio unico nazionale del Partito Monarchico. Con la direzione della Stampa c'era questo accordo: se non fossi stato eletto, sarei passato ad altro incarico. Fui il primo dei non eletti. Cosi tornai a fare l'inviato. E fino al '54 sono stato spettatore di tutte le guerre, le rivoluzioni, le crisi che hanno squassato il mondo. Sono una specie di archivio vivente di tutti gli eventi degli ultimi SO anni». Liliana Madeo Roma. Giovanni Artieri oggi

Persone citate: Giovanni Artieri, Liliana Madeo, Maria José, Savoie, Virgilio Lilli

Luoghi citati: Ciampino, Etiopia, Europa, Italia, Napoli, Roma, Spagna