«Sarà la seconda Unità d'Italia» di Filippo Burzio

«Sarà la seconda Unità d'Italia» «Sarà la seconda Unità d'Italia» Il monarchico Burzio discute con i repubblicani Calosso e Salvatorelli - Tutti d'accordo su un punto: le colpe dei Savoia «associatisi col fascismo» Una Monarchia alla sbarra RAGIONANDO -politicamente» sul problema monarchia-repubblica, conviene partire dall'ovvia, ma essenziale, constatazione che. a differenza dello Stato; o della società — che sono probabilmente categorie eterne, se pure empiriche, dello spirito — la monarchia è una creatura storica, cioè peritura. Si tratta dunque di chiedersi: converrà farla morire oggi? e non c'è in tal caso pericolo ch'essa rinasca tra poco, dopo convulsioni dannose che seguiranno la sua scomparsa, sotto una forma diversa e peggiore, la forma della dittatura? Quest'ultima parola riassume già il fondo del mio pensiero politicò sulla questione istituzionale. Il mio pensiero è che la società contemporanea, la società uscita e foggiata dalla rivoluzione, prima razionalistica e poi industriale, subisce una sorte di attrazione fatale verso la dittatura, E la ragione è duplice: 1) una è -l'avvento delle masse», soprattutto delle masse create dai grandi complessi industriali e concentrate nei grandi agglomerati urbani. E' almeno dal tempo di Cesare che la massa (quando acquisti, per qualsiasi motivo e sotto qualsiasi forma, una diretta influenza politica) reclama, come suo termine complementare, il capo, il dittatore. Nella storia contemporanea, questa dittatura è diventata dittatura totalitaria: ed è questo un nome che gronda lacrime e sangue, e fa fremere, tanto noi quanto i nostri amici socialisti; il cui merito maggiore verso la civiltà sarà di liberarsi dal marxismo (...). 2) -Ma noi non vogliamo il regime sovietico, vogliamo la repubblica democratica, con ampie garanzie di libertà per tutti!».protestano, in perfetta buona fede, i socialdemocratici. Olà, s£*ì sarti possi bile, rispondiamo .noi; e pas-t Starno cosi al ■secondo'1 dei nostri argomenti «politici». La democrazia razionalistica d'oggi si configura nel .regime di partito», instaurato e realizzato in tutta la sua perfezione meccanica dal suffragio universale e dalla proporzionale; ora questo regime rende assai difficile governare costruttivamente e stabilmente, sicché l'atassia locomotrice al governo richiama facilmente (non voglio dir fatalmente) come proprio antidoto la dittatura. H pericolo è cosi grave, che in tutti i paesi (eccezion fatta della Cecoslovacchia, che mori di altro male) in cui la monarchia è caduta, la dittatura più o meno totalitaria l'ha seguita a breve scadenza, dopo sanguinosi intermezzi di guerra' civile (...). Ma l'istituto monarchico potrà ancora servire allo scopo, contribuendo, più della repubblica, a parare la grave minaccia dittatoriale? Noi crediamo di si per quanto in misura ridotta; e in tre modi. a) Un potere sovrano, ad origini e ad autorità storiche, può — da una parte — Infrenare, più validamente di un effimero presidente di repubblica, le velleità cesaristiche di-ministri e tribuni e avventurieri (ricordate come Mussolini -mordeva, ii Irena,e in-, veiva trovandosi fra i piedi il pur cosi pavido ostacolo della monarchia?). b) Esso può — d'altra parte — costituire un supporto (sia pure 'Imponderabile» dove la sovranità è di tipo inglese, ma non perciò meno reale) alla moderata ed indispensabile autorità del primo ministro e del governo, appoggiandolo nella sua continuità costruttiva, quando la minaccia del marasma parlamentare e dell'atassia locomotrice diventi urgente, com'è oggi c) Il potere monarchico pttò — infine — impedire che l'esercito, legato dal secolare suo giuramento di fedeltà dinastica, entri anch'esso nella lotta politica come elemento perturbatore e dittatoriale, con pronunciamenti e colpi di stato: come si verificò, senza eccezioni, in tutti i paesi che abbatterono la- monarchia (la stessa Russia conobbe la guerra civile con Wrangel, Denikin, ecc.). Questi i tre possibili compiti residui della monarchia: compiti «politici», all'infuorl dei suoi uffici simbolici e giuridici, all'inglese. Naturalmente, essa potrà assolverli — come li assolse in passato — solo se sia sostenuta, o da un'autorità indiscussa, oppure..rial consenso esplicito ..dei. .popolo, &'na>srtrlta che. come' oggfr in Italia, il suo principio sia stato posto in discussione: e anche per questo abbiamo voluto il referendum chiarificatore. ■Ma la monarchia italiana non ci salvò dalla dittatura fascista», ci obbiettano; e qui sta il punctum dolens. il punto cruciale. E' vero, e il non aver intuito, nel '22, che Mussolini non sarebbe stato un nuovo Giolitti — non avrebbe, cioè, rimediato senza sconquassi al marasma governativo e parlamentare; adempiendo cosi la missione che la monarchia, e tanta parte dell'opinione, gli assegnavano — fu grave errore psicologico del re; cosi come gravissima colpa fu, a partire dal '25, non aver difeso lo Statuto e le libertà, e non essersi opposto, anzi aver sanzionato, l'infame guerra «fascista» del 1940. Le attenuanti stanno nel fatto che buona parte del mondo (compreso il mondo anglosassone) faceva credito al fascismo, la cui novità ingannava e pervertiva un'infinità di gente, spaventata dalla minaccia bolscevica; stanno nell'altro fatto che anche il re mordeva il freno contro la dittatura, che pur non ebbe il coraggio di scuotere se non all'undecima ora; e statino soprattutto nell'intervento monarchico del 25 luglio, il quale salvò l'Italia da quell'estrema rovina in cui precipitò invece la Germania hitleriana, priva com'era del pur esile contrappeso monarchico. Tutto questo sta bene; com'è senz'altro ovvio l'argomento monarchico che la colpa di un sovrano non esclude l'utilità dell'istituzione. Ma quel che più conta, e che non si dice abbastanza; che. anzi, finora non ho mai sentito dire — è un'altra cosa: è che errare humanum est, e che, purtroppo, è umano anche esser colpevoli. E* che 6tsogna, umanamente e saviamente, trarre dall'errore e dalle colpe, conseguenze costruttive e non soltanto negative; bisogna far tesoro dell'esperienza, utilizzare e non disperdere un patrimonio illustre di tradizioni; non fare ad ogni pie' sospinto tabula rasa, com'è andazzo fatale dello squilibrato mondo contemporaneo che corre alla perdizione! Bisogna volere la conversione e non la morte del peccatore, dice l'antica siggeaw. e l'alta ;pietà'*dena dottrina cristiana; e il buon senso popolare aggiunge1 un altro proverbio: chi è stato scottato dall'acqua calda ha paura anche della fredda. Le dinastie hanno la memoria tenace: con ogni probabilità, nessuno più di casa Savoia, che a causa di una dittatura corre oggi l'estremo pericolo, avrebbe paura in avvenire delle avventure dittatoriali, e cercherebbe in ogni modo di opporvisi; tutti i partiti antitotalitari e antifascisti le faciliterebbero questo compito, anzi glielo imporrebbero. Filippo Burzio Mussolini e Vittorio Emanuele III: incontro alle manovre t

Persone citate: Burzio, Denikin, Giolitti, Mussolini, Salvatorelli, Savoia, Vittorio Emanuele Iii, Wrangel

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Germania, Italia, Russia, Savoia