America: è il tempo dei vecchi di Furio Colombo

America: è il tempo dei vecchi PER L?«EFFEITO REAGAN», UN RISVEGLIO E UN DIBATTITO America: è il tempo dei vecchi Il Presidente gioca a baseball, prende in giro i politici: «Può farlo, come poteva farlo Pettini » - Horowitz, a 81 anni, fa delirare Mosca; Jessica Tandy, a 76, trionfa a Broadway; il senatore Cranston, a 73, prepara la campagna elettorale - La vita si prolunga, cambia l'immagine degli anziani - Si parla di pensione a 70 anni - Ma con le iniziative crescono i problemi e le contraddizioni NEW YORK — Dice Da tuglie di giovanissimi sono ] <tóili~#fà I r p . nft_n{ T A Ci 1 ItUAUIi vid Broder, il columnist: •Questo è l'anno del vecchi Per la prima volta nella storia americana un presidente compie settantacinque, anni alla Casa Bianca, in piena forma, immortalato dalla recente fotografia in cui lo si vede gettare la palla nel campo di baseball, il ciuffo sulla fronte e un bel sorriso». E' il governo in cui il ministro della Difesa ha 68 anni, il ministro degli Esteri 69, quattro giudici della Corte Suprema sono vicini agli 80; il tempo in cui Hume Cronin, 74 anni e Jessica Tandy, 76, fanno il tutto esaurito a Broadway, lo speaker della Camera, Tip O' Neil, si ritira a 73 anni, ma il coetaneo senatore Cranston è in piena preparazione della sua campagna elettorale: a novembre intende tornare al Senato. Dopo tutto, qualcuno ricorda, è l'anno del grande concerto di Vladimir Horowitz, che a 81 anni ha fatto piangere Mosca di emozione e delirio. L'anno dei vecchi? . Una società indaffarata sembra confusa sul cosa fare con i vecchi, quanto lo è nel cosa fare con i giovani. Una scuola di Manhattan, alla ricerca di una buona causa da mettere nelle mani dei ragazzi troppo sani, troppo forti e troppo inutili (è venuta la moda di andarsi a sedere sulle gradinate del Metropolitan Museum e migliaia di ragazzi, da quando è finito l'inverno, lo fanno, stanno li, si guardano le mani, non parlano) ha inventato un programma che porta i ragazzini dai vecchi. Due bambine fanno la spesa per una signora artritica. Due ragazzini in pattini a rotelle pattugliano il supermarket per verificare che nessuno disturbi, gli anziani, salutano, accompagnano, portano i pacchi. Decine di altre pat- Dopo sei mesi di questa piccola attività la scuola è inondata di lettere degli anziani assistiti. Ringraziano, benedicono, raccontano, dei loro piccoli protettori, episodi che nessuno si sarebbe immaginato. La scuola ha pubblicato le lettere, avvertito i giornali, preso contatto con sinagoghe e chiese. Finora nessuno ha imitato il programma, nessuno lo ha elogiato in pubblico o in televisione, nessuno ne ha fatto un modello, o ha pensato di raccogliere fondi per allargarlo. «Noi — dice il preside — avevamo solo la preoccupazione di togliere i nostri ragazzi dalla strada e di insegnargli che puoi fare 1 Biwa- i ni, cercano disperatamente TU plù possibile. Airimprowl-] qualcosa di utile oltre a dare mazzate a una palla da baseball». Alien Ginsberg ha proposto la teoria delle due razze. Dice: «Viviamo in una strana percezione, che è pericolosa e distorta. Ci sono i giovani e ci sono i vecchi. Tutte le età intermedie si spostano so uno è vecchio davvero. Allora è l'altra razza, di cui nessuno sa niente. Ci si parla a distanza, ci si capisce con un po' di irritazione. Si analizzano i problemi come due gruppi che devono portare pazienza e cercare di convivere. Ma il rapporto è quello fra culture diverse che in sostanza non si conoscono. Il desiderio segreto, che nessuno osa dire all'altro, è "ma perché non se ne va nel suo paese, nella sua casa, nella sua nazione?". Sfugge l'idea che giovani e vecchi sono Io stesso popolo, la stessa nazione, e in un certo senso la stessa persona». Ginsberg è un poeta e può darsi che il suo modo di ra¬ I ] gionare sia troppo fantasioso, troppo legato alla metafora delle razze estranee, potenzialmente nemiche. Ma il film Cocoon (che ha avuto un successo immenso sia in America che in Europa, con la sua piccola spinta di speranza e il suo profondo sconforto) rappresenta bene il di- Isagio che-circoiida ln~Ameri-~ nonni che stanno partendo per «un altro mondo» (w modo fantasioso e gentile per parlare di morte) e la sua casa e la sua vita, cercando disperatamente una coesistenza impossibile fra il vivere giovane e la condizione dei vecchi ricorda a momenti quegli ostinati sognatori del Sudafrica (Nadine Qordimer, J.M. Coetzee, Breyten Breytenbach) decisi a credere che neri e Monchi possano un giorno vivere in pace e insieme nello stesso Paese. - Può darsi che quello che ormai i sociologi chiamano ■l'effetto Reagan» abbia svegliato il Paese a una nuova coscienza del problema delle persone anziane. Il vecchio Reagan appare un presidente forte, un leader desi- a e e derabile, un uomo in perfetto controllo, spiritoso e attento alle sfumature. L'effetto Reagan, ha osservato chi ha avuto esperienza dell'Italia negli ultimi anni, assomiglia qualche volta all'.effetto Pertini.. Gradatamente la gente tendeji investire fiducia e a/L| fetta nella persona anziana proprio perché è anziana. E il leader, circondato da questa aura di carisma e di protezione, premia il suo pubblico, puntando direttamente a esso, scartando t passaggi e le formalità intermedie. Quante volte Reagan dice alla gente: «Quelli di Washington», oppure «Lo sapete come sono i politici», mettendosi dalla parte di chi lo ascolta contro le complicazioni della macchina di governo. «Può farlo — come poteva farlo Pertini — perché la gente tende ad attribuire alla vecchiaia, cosi ignota e, in questi casi, cosi straordinaria, una certa magia, un po' di mistero, un tocco di santità», dice Connor Cruise O' Brian, scrittore e già ministro degli Esteri d'Irlanda. Si estende questo alone di magia a tutta la categoria degli anziani? L'immagine di successi così splendenti (Reagan, Weinberger, Shultz, o' Neil, Allan Cranston, il deputato Pepper che ha ormai 90 anni e continua a non ritirarsi) investe e cambia l'immagine dei vecchi, il modo in cui viene percepita dagli altri, le modalità della loro vita? Quella magia Jimmy Breslin, il giornalista newyorchese famoso per le sue inchieste nei bassifondi e nei quartieri poveri della città, a cui quest'anno è toccato il premio Pulitzer, dice: •E' troppo tardi per prendere In corsa un treno che è già partito. I vecchi vivono separati, vivono altrove. L'organizzazione delle case, delle famiglie, del quartieri, delle città, non ha spazio e si 'è irrigidita su un solo tipo di cittadini: giovani e abili». Breslin ricorda con quanta ostinazione molte municipalità americane si sono opposte all'invito del governo federale di cambiare le piattaforme degli autobus, della subway e i gradini dei marciapiedi per permettere alle persone in sedia a rotelle di poter salire e scendere con meno fatica, di non restare isolati. Ricorda che a quell'invito hanno aderito le università, per riguardo ai giovani handicappati, e hanno aderito i centri in cui era piti forte la pressione dei reduci e dei mutilati di guerra, specialmente dopo il Vietnam. «Nessuno però lo ha fatto per i vecchi». E ricorda la frase di un consigliere municipale di Brooklyn: «Costano troppo e muoiono presto». 17 problema a cui adesto stanno dedicandosi politici e ope¬ | ratori sociali, è l'errore nella seconda parte di quella frase. Non muoiono tanto presto, la vita si prolunga, la gente rimane in giro e, dice Christopher Lasch, «tutti si comportano come se fosse un Incidente non previsto, una specie di Cernobil alla rovescia. Chi doveva morire non muore». L'effetto Reagan, infatti, finisce per venire incassato dalla generazione di mezzo, che lo usa come una prova di quanto chi adesso lavora potrà continuare a lavorare in futuro, e dai giovani che, come ha osservato lo psichiatra Robert Coles, «con Reagan si sono Inventati un nonno Ideale che provvede a se stesso, non chiede niente e, come se non bastasse, provvede anche a noi. Un nonno da favola». Alle spalle, sullo sfondo di un paesaggio sociale che continua a non saper rispondere alla domanda .che fare?., restano i vecchi del nuovo balzo in avanti della vita umana, fuori dal lavoro da dieci, vent'anni, allo stremo dille loro risorse, in case che gradatamente diventano troppo costose, in ristoranti che non possono più frequentare, con viaggi diventati impossibili anche per coloro che sono in forma e si muovono benissimo da soli. C'è un brulicare di iniziative e di idee alla frontiera fra vita attiva e vecchiaia, in America. Si parla di pensione a 70 anni (già adottata dalla Tom) oppure di ritiro graduale e libero dal lavoro e dalle professioni. Oppure di un rapporto con il proprio impegno professionale simile a quello che si ha con la patente di guida: ogni tanto si fa una verifica, qualcuno resta, qualcuno lascia. Si parla di nuove forme di contributi volontari, di investimenti a cominciare da quando uno ha vent'anni, di Quote trattenute dal datore aziende che investiranno. Anche lungo guasta, linea. certo, si addensano contraddizioni. Ad esempio vi sono stati cinque anni di grande pubblicità per i fondi delle pensioni private, in America, con impegno di esonero dalle tasse. Ma adesso il senatore Pickwood sta proponendo una drammatica revisione fiscale che favorisce chi è giovane e chi lavora, ma prevede l'abolizione della esenzione dalle tasse per i fondi W. gftorp o w^yJg pensioni, disorientando l'America. E tuttavia il dibattito non ha mai investito chi è già vecchio adesso, chi è entrato nella quarta, nella quinta età di una vita prolungata, relativamente sana, ma del tutto separata dal mondo. Una visita in una città della Florida è imbarazzante per un uomo o una donna che abbiano già i capelli grigi, ma siano ancora al lavoro, aitivi e in posizione di responsabilità nella vita. Due culture Già all'aeroporto si trovano circondati da una folla di vecchi in calzoncini e cavalluccio da pesca, a cui tutti, anche i portabagagli, danno del tu e battono una mano sulla spalla, tra protezione e compatimento, dove le hostess e le cameriere d'albergo impercettibilmente si trasformano in infermiere, ad ogni richiesta rispondono «si caro, ma certo» senza fare attenzione e se ne vanno tranquille. Provare ad alzare la voce, a protestare se il biglietto d'aereo risulta non registrato o la prenotazione in albergo è sbagliata, provoca lo sguardo gelido del manager che chiaramente vuol dire «calmo, nonno, o chiamiamo 11 pronto soccorso». Con l'eccezione di Cocoon, che ha evitato l'imbarazzo con l'espediente 'della fantascienza, la vecchiaia non ha film, non ha romanzi, non ha televisione, non ha programmi, né per l immaginazione né per la vita. E se ne ha non sono rassicuranti. Mi ha raccontato una studentessa della Columbia University di avere accompagnato in ospedale la nonna ottantenne che lei definisce «il centro e il motore della mia vita». «Sul momento sembrava una cosa seria. Una dottoressa mi ha preso da parte, mi ha detto: "Stia Ttw^nlllii, » mwBtlone di «giorni. «Non -soffrirà e lei 7>otrà UJrhàtarsubnd a scuola"». Afa la vecchietta però si è riavuta, è una persona piena di vita e non priva di mezzi. Ha subito fatto causa all'ospedale. «Ma — dice la studentessa — ho capito le due culture. I sani si raggruppano con 1 sani, i giovani con i giovani, e dicono: vediamo come far finire questa storia il più presto possibile». Furio Colombo Baltimora. Il presidente Reagan, 75 anni, lancia la palla nel campo di baseball (Telefoto Ap)