Letteratura

Letteratura Letteratura ROBERTO Pazzi, che è stato la rivelazione dell'ultima annata di narrativa ('Cercando l'imperatore'), si presenta al giudizio della critica e dei lettori con la sua seconda prova, 'La principessa e il drago': un romanzo cronologicamente assai vicino al primo insieme al quale, in ogni caso, fa dittico. La singolare attrazione che ha indotto l'autore a scandagliare nel tramonto dell'ultimo zar per estrame tutta la carica simbolica, trova una inedita ramificazione nei casi del granduca Giorgio Alexandrovic Romanov, fratello di Nicola II. Di lui, storicamente, sappiamo appena che era malato di tisi e che mori il 28 giugno 1899 nel Caucaso. Su questi scarni dati, sullo sbiadito dagherrotipo, Pazzi imbastisce coraggiosamente la sua storia. Che è intanto quella di un uomo in perenne stato di attesa. Attende di vedere la proibita cugina Elena con la quale, sposa e guaritrice, sogna talvolta di fuggire sulla Costa Azzurra. Non ama l'impero del fratello, l'immenso scenario dove si recitano gesti privi di significato e l'immobilità viene a rappresentare l'estrema difesa contro una fatale dissoluzione. Ma sente di farne parte in modo viscerale e scruta negli specchi i mutamenti del proprio corpo sempre pia pallido e magro: certo un giorno, come per sortilegio, sparirà. L'altro motivo sinfonico del romanzo è il viaggio. C'è stata la crociera in Oriente, che ha compiuto giovanissimo con Nicola e che ha dovuto interrompere per un soprassalto del male. Un'altra volta si trova nel Caucaso, è salito dalle spiagge di Crimea a cercarvi aria balsamica. Mentre qualcuno, perfino alla corte pontificia, pensa a lui come a un possibile sovrano della Polonia separata dalla Russia, Giorgio finge di regnare su una mitica Georgia, la terra degli uomini longevi, dalle molte vite: e un giorno va a cercare tra le montagne, come cento anni prima aveva fatto il suo grande avo Alessandro, la valle dell'immortalità. Viaggio anche questo incompiuto, per stanchezza e sostanziale indiffe¬ Quell'amore di Bevilacqua renza, perché incontra un diavolo alla Bulgakov che gli promette in cambio ben altri viaggi: all'isola di Sant'Elena che ospita il vinto Napoleone, a Parigi mentre Luigi XVI sale il patibolo, a Pechino, a Roma e infine nella Russia del futuro: i regni della potenza avvilita e della potenza ottusamente rinnovata. Si sarà inteso a questo punto che la narrazione, centrata intorno a un solo vero personaggio, il mistico, contemplativo, febbrile granduca, non ha il movimento del precedente romanzo. Il fascino di 'Cercando l'imperatore' nasceva dalla struttura a capitoli paralleli, dalla contrapposizione tra l'ambiente asfittico in cui si consuma la prigionia della famiglia imperiale e la marcia della guardia bianca negli spazi della Siberia, dal ricongiungimento finale delle due situazioni narrative sotto il segno di una stessa funebre perdizione. Il dinamismo della vicenda rendeva sfumato ed espressivo anche lo stile. Nella 'Principessa e il drago- la solitudine e la staticità del protagonista generano un eccesso di introspezione, e sono questi i momenti in UN capitolo del libretto L'esteta e il politico. di Alfonso Berardinelli (Einaudi, 82 pagine. 6500 lire) è dedicato alla 'Poesia italiana 1984'. Berardinelli, tra le altre cose, parla di •sovrapproduzione poetica», e ha perfettamente ragione, visto il vero e proprio popolo di scriventi (per lo più sommersi o inediti) che si è venuto costituendo da circa un decennio. E dice pure che questa .sovrapproduzione si trova di fronte una caduta verticale della richiesta e del consumo». E' certo che di poesia (ma non solo) se ne scrive moltissima e che se ne legge pochissima. Ma quando se ne è effettivamente richiesta e consumata di più? La quota di poesie richiesta si è mantenuta bassissima come prima, mentre gli altri messaggi (prodotti a getto continuo dai media) sono divenuti un La critica di Ber

Luoghi citati: Bevilacqua, Georgia, Parigi, Pechino, Polonia, Roma, Russia, Sant'elena