Jugoslavia anti Stalin un amarcord con ironìa di Stefano Reggiani

Jugoslavia anti Stalin un amarcord con ironìa PRIME FILM: «Papà è in viaggio d'affari» Jugoslavia anti Stalin un amarcord con ironìa PAPA' E' IN VIAGGIO D'AFFARI di Emir Kusturica con Moreno de Bartoli, Miki Manojlovic, Mirjana Karanovic. Fotografia di Vilko Filac. Produzione jugoslava a colori. Palma d'oro al Festival di Cannes '85. Cinema Centrale di Torino. Cinema Vip di Milano. Bisognerebbe stabilire se gli jugoslavi amino di più le donne o la politica. Certo, sono due amori diversamente violenti e non di rado capita che l'uno stinga sull'altro con danno reciproco. Il cinema semplifica ed esalta queste attitudini, la memoria storica è recuperata dagli autori più giovani come un ballo ironico di sprechi sensuali e delusioni politiche. Emir Kusturica è il più bravo in questa reinvenzione dei ricordi. Con la sua opera prima (-TI ricordi Dolly Bell?.,) vinse a Vene¬ zia il Leone d'oro dei debuttanti, con questa sua opera seconda ha vinto la Palma d'oro a Cannes: segno di una sincerità e di una disposizione comico-sentimentale fatte apposta per sedurre le giurie e cavarle da altri impacci. Visto come una memoria d'infanzia affondata tra gli Anni Quaranta e Cinquanta, accumulato per scherzi, ammicchi, ingenuità, sospiri consapevoli, «Papà è in viaggio d'affari., eufemismo per dire che papà è in prigione, ha anche un merito storico. Il film è una delle prime, traverse riet'ocairiont della persecuzione degli oppositori politici in Jugoslavia dopo l'uscita di Tito dal Cominform e la scomunica lanciata da Stalin. Non solo una purga di staliniani, ma di tutti i titoisti perplessi o accusati di guardare con simpatia alla Russia e agli altri Stati dell'Est. Kusturica, che non è uno storico, non rievoca un fatto politico, ma dimostra col paradosso e il sogghigno come ogni sospetto totalitario possa dar luogo a ingiustizie ridicole e a vendette personali. Ci vorrebbe naturalmente qualche studioso o saggista molto versato, come Frane Barbieri, per spiegare le contraddizioni e il clima di quegli anni. (C'era, per esempio, un'isola-penitenziario autogestita, con interminabili discussioni fra stalinisti che non sapevano di esserlo e tra titoisti che temevano di non esserlo più). Ma il film di Kusturica basta a chi voglia ridere sugli (inevitabili?) errori del passato. Ecco il piccolo Malik di sei anni a Sarajevo nel '49: tra tanta gente prudente (c'è chi canta canzoni spagnole per non compromettersi) il papà di Malik è un po' anarchico, un po' sventato; non solo fa l'amore con le donne sbagliate, ma non apprezza l'umorismo antistaliniano, la vignetta assai graziosa in cui si vede Marx nel suo studio col ritratto di Stalin alla parete purtroppo non lo fa ridere. Denunciato perché scomodo anche come amatore, il papà di Malik va per due anni -in viaggio d'affari-. Il film fa compagnia a Malik nell'attesa del papà, l'aiuta a crescere fra le liti di famiglia, i traslochi, il primo amore, l'erotismo degli adulti, furiosi abbracci nelle toilettes dei treni o nelle cantine. Può darsi che l'insegnamento sia semplice: anche per essere buoni comunisti bisogna essere buoni individualisti. Stefano Reggiani PAPA' E' IN VIAGGIO 'AFFARI di Ei Kzia il Leone d'oro dei debuttti

Luoghi citati: Cannes, Jugoslavia, Milano, Russia, Sarajevo, Torino