I buchi della rete radar

I buchi della rete radar La difesa elettronica a Sud non sempre riesce a intercettare velivoli a bassa quota I buchi della rete radar Nella base di Martina Franca (provincia di Taranto), 50 metri sotto terra, c'è l'anello caldo della catena di avvistamento Nato - Soltanto gli Awacs americani possono intercettare vettori diretti dalla Libia verso Lampedusa DAL NOSTRO INVIATO TARANTO — Occhi elettronici scrutano il cielo verso Sud, dalla Puglia alla estrema punta occidentale della Sicilia, instancabili, giorno e notte, senza un attimo di tregua. Sono i radar dell'Aeronautica militare e tutto ciò che essi «vedono, arriva qui, a Martina Franca, 30 chilometri da Taranto, nel bunker sotterraneo del terzo Roc, il Comando operativo dell'Aeronautica (Ragionai Operations Center nella denominazione Nato), 50 metri sotto terra, scavato nell'ultima propaggine rocciosa delle Murge coperta di lecci e cespugli di salvia. Una rete di gallerie protette da ferree misure di sicurezza, pareti candide, pavimenti di gomma, aria condizionata, luce bianca dei neon; si scende verso la grande caverna centrale, la sala operativa immersa nell'oscurità; solo gli schermi dei radar diffondono la loro debole luce arancione; di fronte ad essi, una dozzina di specialisti intenti a decifrare i segnali che arrivano senza sosta. Dì qui, in caso di minaccia, partono gli ordini di risposta. Martina Franca è l'anello caldo, in questa fase di tensione nel Mediterraneo, del Nadge (Nato Air Defense Ground Environment), cioè della catena di avvistamento che va dall'estremo Nord della Norvegia al confine meridionale della Turchia. Conce pito per «guardare» princi palmente ad Est, verso i Paesi del Patto di Varsavia, dalla metà degli Anni 70 questo sistema ha dovuto essere rafforzato nella parte Sud, in Turchia, in Grecia e in modo particolare in Italia. Lo si è fatto con l'installazione dei nuovissimi e potenti radar «Argos 10» e con l'impiego degli Awacs, i radar volanti di costruzione americana, capaci di tenere sotto controllo aree vastissime e, in particolare di individuare aerei e missili in volo a bassissima quota. Oli «Argos 10» sono costruiti dalla Selenia; hanno una portata di 460 chilometri, sono dotati di potenti calcolatori digitali Hughes per 11 trattamento delle informazioni e di apparati di difesa dai disturbi della guerra elettronica. Sul loro schermi è stato possibile osservare, ad esempio, i jet israeliani che andavano a Tunisi per bombardare il quartier generale dell'Olp e gli F-lll americani che dallo stretto di Gibilterra puntavano su Tripoli. Uno degli «Argos 10» è a Mezzo Gregorio, a metà strada tra Ragusa e Siracusa (e poco più a Est c'è Comiso con la base del missili «Crulse»); un aspro costóne roccioso a quota 700 metri, da quale lo sguardo spazia senza ostacoli sulla estrema parie meridionale della Sicilia, fino a Gela, fino a "Noto. La potente antenna nascosta dalla grande cupola spazza l'orizzonte fino a una distanza di 460 chilometri. I segnali che arrivano sugli schermi, nella sala controllo, hanno dapprima una forma grezza, confusa, sono quasi indecifrabili; 11 computer provvede ad eliminarne una parte, che individua come echi insignificanti; su un secondo schermo le immagini sono meno fitte e già indicative: ecco il profilo di una montagna (•Pantelleria'), poi due lineette arancione affiancate che si spostano verso destra («Probabilmente due aerei di pattuglia sul canale di Sicilia,.), un'altra macchia solitaria (•Non sappiamo ancora che cosa possa essere, la definiamo per ora come 'traccia zombi:). Dalla consolle successiva arrivano già le prime certeZ' ze; gli operatori sono in contatto con U centro controllo volo civile di Roma, conosco no i piani di volo di tutti gli aerei civili e militari, hanno memorizzati nei propri computer le caratteristiche di tutti i velivoli Nato, dalla velocità al rateo di salita, al raggio di virata, ecc., ed hanno fatto nel frattempo una serie di confronti con tutti questi dati. Per questo possono dire: «Sono effettivamente due F-104 di Trapani-BirgU. La « traccia zombi* si è precisata: *E' un aereo che vola a circa 9000 metri — dicono 1 militari —, o 500 chilometri l'ora (e quindi è un velivolo ad elica) si trova poco a Sud di Malta e viaggia palallelo alla nostra costa diretto a Ovest, verso lo Stretto di Gibilterra». Queste immagini (insieme con quelle provenienti dagli altri due «Argos 10» di Marsala e Jacotenente, dagli altri radar di Pescara, Licola, Otranto, Lampedusa, dalle navi della Marina, dagli Awacs) arrivano nello stesso momento sugli schermi radar di Martina Franca, a 500 chilometri di distanza. Gli operatori osservano che la •traccia zombi* continua a spostarsi verso Gibilterra e la tengono sotto stretto control Io fino a quando non la vedono svanire verso l'Atlantico. Se avesse deviato verso le nostre coste sarebbe scattato l'allarme. Da qui, infatti, partono gli ordini di decollo per gli F-104 di Grazzanise (Caserta), di Gioia del Colle (Bari), di Birgi. di Sigonella, 1 grado di arrivare su Lampedusa e sulle navi italiane in navigazione nel Mediterraneo in 10 minuti; per i «Tornado» e i «Macchi, di Pantelleria; partono anche gli ordini per il sistema contraereo Spada dell'esercito che, con i suoi missili Aspide a guida radar, difende per ora le basi di Sigonella e Comiso e proteggerà in futuro tutte le principali Installazioni militari italiane (un programma del costo di circa duemila mi liardi). A questo punto è inevitabi le chiedersi: questa enorme rete elettronica stesa davanti alle coste meridionali italiane è davvero impenetrabile? Possiamo avere la certezza che nessun attacco potrà coglierci di sorpresa? La rispo sta è: si, ma con un paio di buchi. Un aereo che voli a pelo d'acqua può arrivare in vista della costa senza essere visto dal radar perché nascosto nella prima parte del viaggio dalla curvatura terrestre; successivamente la sua immagine sugli schermi avrebbe molte probabilità di essere confusa con gli innumerevoli disturbi generati dal mare e dal suolo. Tutto ciò, come si sa, è già accaduto: il 18 luglio dell'80 un Mig23 libico arrivò sulle coste della Calabria e si infilò in una vallata della Sila riuscendo ad arrivare fino a Castellano dove il folle volo del jet terminò nello schianto contro una montagna. (Non si è mai riusciti a stabilire quale fosse l'obiettivo del pilota). •E' una possibilità reale — dice il generale Brancaleoni, capo di stato maggiore della terza Regione aerea, che copre l'Italia del Sud — ma con il nostro sistema di avvistamento costringiamo i potenziali aggressori a caricare una grande quantità di carburante, necessario per volare a bassa quota, e di conseguenza a ridurre al minimo il carico bellico. Infine volare a pochi metri dalle onde è estremamente rischioso-. Insomma, quelle condotte in queste condizioni sarebbero missioni suicide e di dubbia efficacia. In ogni caso, anche a bassissiama quota, un aereo intruso non sfuggirebbe agli Awacs, 1 radar volanti derivati dal quadrigetto Boeing 707; in Europa ve ne sono 18, con base principale nella. Germania iederale e numerose basi avanzate, una delle quali all'aeroporto militare di Trapani-Birgi. La caratteristica «padella» (7 metri e 30 di diametro) che questi velivoli portano sul dorso nasconde un radar capace di «vedere» verso il basso e di individuare aerei e missili viaggianti a pochi metri dal suolo anche oltre la linea dell'orizzonte. L'impiego degli Awacs dipende dal comando Nato e solo quando questi aerei sono rischierati a Trapani-Birgi passano sotto il comando italiano. Minaccia più reale è quella dei missili balistici, come dimostrano i due Scud libici arrivati a Lampedusa. I radar non riescono a vedere 1 missili balistici perché hanno una superficie riflettente troppo piccola, perché viaggiano ad altissima velocità e perché, tolta la fase di lancio e di caduta, il resto del viaggio (che dura appena qualche minuto) avviene a quote superiori alla portata dei radar (fino a 70 mila metri). Gli Awacs, da 1012 mila metri, potrebbero individuarli alla partenza; ma non vi sarebbero comunque i mezzi per fermarli. Vittorio Ravizza

Persone citate: Brancaleoni, Hughes, Mezzo Gregorio, Spada, Vittorio Ravizza