«Un'isola»: ecco il nostro amico Amendola
«Un'isola»: ecco il nostro amico Amendola In anteprima a Napoli il film tv di Lizzani tratto dal libro del grande uomo politico «Un'isola»: ecco il nostro amico Amendola Molta commozione tra i compagni del partito comunista, da Chiaromonte a Valenzi e tra i socialisti: «Era proprio così» NAPOLI — Ammesso che l registri di un applauso si possano definire, quello che l'altra sera al teatro San Carlo ha accolto l'ultimo lavoro di Carlo Lizzani potrebbe essere ritenuto un tributo tiepido, eppure realmente commosso. Sullo schermo, per più di tre ore. erano sfilate le immagini di Un'isola, film televisivo di Carlo Lizzani dedicato agli anni dell'esilio, dell'isolamento, della testarda battaglia di Giorgio Amendola. Forse, tiepidi sono stati i consensi di quella parte del pubblico che pensava di assistere alla storia dell'uomo politico, di celebrare il ritorno a Napoli del giovane che l'aveva lasciata quarantanni fa, per un viaggio che avrebbe concorso alla nascita della Repubblica. Commossa, certamente, si è dimostrata invece l'approvazione di quanti hanno colto del film di Lizzani soprattutto la ricca, profonda componente umana. Era davvero cosi, Giorgio Amendola? Davvero le scelte che l'attore Massimo Ghinl, ingrassato per esigenze di copione, esprime con tanta sofferenza, erano state vissute con le stesse lacerazioni, attraverso gli stessi drammi personali? Maurizio Valenzi, senatore comunista, per otto anni sindaco di Napoli, è commosso. La proiezione si è conclusa da pochi minuti: lui, che è solito rispondere solo a domande scritte, questa volta parla a ruota libera. -Se ho rivisto Giorgio? 51, era proprio lui... fisicamente, forse, non proprio, ma le idee, le vicende, le lacerazioni sono quelle che ha attraversato Forse, soprattutto da giovane, lui era un po'più aggressivo, ma la storia del suo esilio a Poma, o del periodo parigino, dei contatti sul metrò, sono raccontate benissimo. In quegli anni, a Parigi, c'ero an ch'io... E poi, mi pare sia stata resa benissimo la personalità di Germaine, la moglie, cosi decisa, eppure, con lui, cosi malleabile... Si volevano un bene straordinario-. Francesco De Martino, so- dp— cialista -storico-, appare a sua volta colpito: stringe lungamente la mano a Lizzani e ad Ida Di Benedetto, tanto attraente durante l'anteprima quanto costretta, nel film, a indossare i panni di un'arida, rigidissima rivoluzionaria. Gerardo Chiaromonte, direttore dell' Unità, si allontana senza fare commenti, anche se il film, dicono, gli è molto piaciuto. Il sindaco di Napoli. Carlo D'Amato. Invece resta nel foyer, e parla vo¬ lentieri delle scene che ha visto, soprattutto degli splendidi scorci di Ponza. Anche lui aveva conosciuto Giorgio Amendola, ma dopo. E ne parla da socialista: -Mi pare che Lizzani l'abbia dipinto benissimo, che abbia descritto esattamente le sue origini, la sua cultura, la sua estrazione sociale. Il regista insomma ha capito che Amendola era un comunista sui generis. Era anche questo, credo, a renderlo più affascinante...-, g.z.
Luoghi citati: Chiaromonte, Napoli, Parigi, Ponza
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