Lo Stato arrugginito
Lo Stato arrugginito Lo Stato arrugginito A colloquio con Livio Paladin, presidente della Corte Costituzionale ROMA — -Nell'età contemporanea, in Italia e altrove i pubblici poteri rimangono spesso al di sotto delle aspettative: si legifera senza proporsi il problema dell'applicazione delle nuove leggi; si progetta e si programma per poi lasciare i programmi sulla carta; si assumono impegni di spesa sema indicare i mezzi che realmente occorrerebbero per farvi fronte-: lo ha detto il presidente della Corte Costituzionale. Livio Paladin, in una intervista a La Stampa in occasione delle celebrazioni dei quarantanni della Repubblica e i trenta della Corte Costituzionale. Paladin ha risposto ad una serie di domande su governabilità del Paese, poteri del Presidente della Repubblica, conflitti istituzionali, rapporti tra Parlamento e Palazzo della Consulta. Il presidente della Corte Costituzionale ha sottolineato come lo Stato non riesca -a rappresentare compiutamente le istanze dei cittadini, moltissimi dei quali rimangono purtroppo estranei ed estraniati a fronte delle pubbliche autorità come pure degli stessi partiti politici organizzati-. In Parlamento, è meglio il voto segreto o il voto palese? -Mi sembra naturale — risponde Paladin — che ciascun parlamentare si assuma pubblicamente le proprie responsabilità, facendo sapere a chi lo ha eletto in quali casi e per quali motivi il suo voto diverge dalle indicazioni del gruppo di appartenenza-. (A pag. 7 l'intervista di Roberto Martinelli e un articolo di A. Galante Garrone). I 40 ANNI DELLA REPUBBLICA
Persone citate: A. Galante Garrone, Livio Paladin, Paladin, Roberto Martinelli
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