Il Giappone malato di yen forte

Il Giappone malato di yen forte ESPORTAZIONI IN CRISI / Ormai si parla di strategia della sopravvivenza Il Giappone malato di yen forte l,e grandi imprese si stanno organizzando per produrre direttamente all'estero, ma le piccole non hanno vie di scimpo - Già numerosi fallimenti - Un piano per aiutare le aziende minori - Nakasone accusato di non aver tutelato gli interessi nazionali al vertice di Tokyo dal nostro corrispondente TOKYO — Ieri lo yen ha perso qualche punto rispetto al dollaro chiudendo a 169.05 e subito il governatore della Banca del Giappone. Sumita. ha espresso la sua soddisfazione e la speranza che si sia prossimi a una stabilizzazione del rapporto yen-dollaro, che ha continuato a fluttuare, dopo il summit di Tokyo, in favore dello yen ma a sfavore dell'economia giapponese che dipende per il 20% del prodotto nazionale lordo dalle esportazioni e esporta il 50% in più di quanto importi. Il 12 maggio si era giùnti a una quotazione inferiore ai 160 yen per dollaro, un record storico. Oggi, come ha detto Sumita. si spera che il mercato sia in fase di aggiustamento. La psicosi dello .endaka». lo .yen forte» si è però già diffusa al punto che negli ambienti industriali ormai non si parla d'altro che di -strategia della sopravvivenza- e il governo sta per presentare una serie di misure di emergenza per aiutare le imprese minori. Negli ultimi sei mesi i fallimenti per motivi direttamente collegabili allo -endaka» sono stati più di cento. La paga di un operaio giapponese che fino al settembre scorso, quando i -cinque grandi» si incontrarono a New York e decisero che lo yen doveva salire, era inferiore del 30% a quella di un operaio americano; ora è del 10% più alta, avendo sùbito lo yen una rivalutazione del 40%. Inoltre il salario medio giapponese era da cinque a otto volte superiore a quello di un lavoratore dei Paesi asiatici di nuova industrializzazione ma. siccome le valute di questi Paesi sono legale al dollaro, oggi il «gap» è ancora più notevole. Ormai produrre In Giappone e esportare negli Stati Uniti, e anche altrove, significa lavorare in perdita. Gli industriali giapponesi non avevano previsto che lo yen sarebbe salito a razzo una volta che gli fosse stato dato il via: inizialmente avevano considerato la cosa un -male necessario, per ridurre con una misura di politica I strettamente monetaria, l'è-1 norme surplus commerciale nipponico e placare cosi le ire americane. Mai e poi mai però si sarebbero aspettati che la loro economia si sarebbe trovata alla merce delle leggi del mercato. Cosi, afflitto da improvvisa e eccessiva ricchezza, il Paese dello -Yen levante» si trova ora costret¬ to a studiare nuove -strategie per la sopravvivenza-. Produrre all'estero, direttamente nel grande mercato americano o nei paesi con manodopera a basso costo, è una delle vie d'uscita. Già i ■■grandi» dell'automobile, cioè la Toyota, la Mitsubishi, la Nissan, la Mazda, la Honda, si sono installati all'estero o si preparano a farlo. Per il settore auto si prevede che tra pochi anni si avrà una produzione nipponica globale in Usa di un milione e mezzo di unita, chiaramente a spese della produzione in Giappo¬ ne. Contemporaneamente gli stessi e altri giganti dell'industria automobilistica nipponica stanno per avviare produzioni all'estero per l'esclusiva importazione in Giappone. Se ai .grandi, va bene, nei guai rimangono però le centinaia, migliaia, di medie e piccole imprese di appalto e sub-appalto che devono decidere se trasferire anche loro all'estero la produzione o rimanere senza lavoro. L'alternativa sarebbe di dedicarsi a produzioni per il mercato interno: ma quali? Da due mesi è entrata in funzione a Tokyo, per iniziativa privata, la -Banca delle idee» che elabora piani di nuove attività per le medie e piccole imprese vittime dello yen forte. Ma anche far breccia nel mercato interno, dove la competitività è feroce, non è facile. Tuttavia i clienti fanno la coda alla -Banca delle idee» e pagano per sentirsi magari suggerire di non far più pellicole fotografiche per l'estero ma carta da parali per il mercato domestico. Nakasone ha intenzione di presentare un bilancio supplementare per aumentare la spesa pubblica in modo da stimolare la domanda interna: ma il ministro delle Finanze. Takeshita. ha già proposto per il 1987 un taglio del 10% delle spese correnti e del 5% degli investimenti. La lotta politica per la successione alla carica di primo ministro (il termine di Nakasone scade tra sei mesi) è già aperta e si combatterà soprattutto a colpi di yen. Nakasone è sotto tiro per aver acconsentito alla rivalutazione dello yen. i suoi avversari lo accusano di aver scatenato una -Cernobil economica», di essere responsabile della più acuta crisi economica del dopoguerra. Un'esagerazione se si calcola che. anche se la moneta nipponica dovesse salire a 120-100 yen per dollaro entro il 1990. i! surplus commerciale del Giappone si ridurrebbe a 55 miliardi di dollari, rispetto a. 61 del 1986. Plsu

Persone citate: Nakasone, Sumita, Takeshita