«L'appalto non arrivava, mi aiutò la massoneria» di Beppe Minello

«L'appalto non arrivava, mi aiutò la massoneria» «L'appalto non arrivava, mi aiutò la massoneria» Un volume di 125 pagine la cui chiave di lettura è riassunta nelle dichiarazioni di alcuni imprenditori. -Purtroppo è notorio che in tutti gli appalti pubblici si debba pagare una tangente...-, spiega Giovanni Susa. che con la sua azienda partecipava all'appalto dei -semafori intelligenti». -Feci presente che la mia società, la Philips, è una multinazionale — dichiara il dirigente Patrizio Cremascoli — e che non c'erano problemi a pagare la tangente all'estero-. Ubaldo Scassettati, della Fiat: -Ho riflettuto sugli aspetti negativi, mi riferisco alle tangenti, che purtroppo si accompagnano agli appalti pubblici. Per questo motivo, signor giudice, voglio raccontarle...-. La ricostruzione dei fatti compiuta dal dott. Sorbello va dal 1977 ai primi Anni 80 e ruota attorno all'ex assessore ai Trasporti, Giuseppe Rolando. La manutenzione dei semafori (1976-78) — Per ottenerla. Giovanni Susa, della Cooperativa generale automazioni (Cga), ha bisogno dell'autorizzazione del Comune; ma questo tergiversa. -Un amico mi suggerì di rivolgermi alla massoneria-. racconta l'imprenditore. Grazie al Gran maestro Luigi Savona (deceduto nel corso dell'istruttoria), Giovanni Susa viene messo in contatto con Enzo Biffi Gentili e quindi con Rolando (entrambi -fratelli» iscritti alla Loggia di via Cavour 13). La delibera passa e Rolando -esplicitamente mi chiese il 5 per cento dell'ammontare dell'appalto, indicandomi anche i "cassieri ": Paolo Borbon e Francesco Coda Zabet-, racconta Susa. L'affare salta per le proteste di un componente comunista della cooperativa il quale si lamenta con Quagliotti. minacciandolo di sollevare un caso politico. L'ex capogruppo pei -aggiusta- ogni cosa telefonando a un certo • Nanni-. Il giudice individua il misterioso -Nanni- in Giovanni Biffi Gentili, fratello di Enzo. Rolando ed Enzo Biffi negano la richiesta di denaro. Quagliotti di aver fatto la telefonata. La richiesta di tangenti, secondo il giudice, va invece a buon fine due anni più tardi, quando il contratto della Cga dev'essere rinnovato. -Rolan¬ do mi convocò riproponendomi il 5 per cento — continua Susa —. Su 136 milioni, doveno dargliene 14: Paolo Borbon («51. li ho presi, ma non sapevo della loro provenienza illecita-) ne incassa una decina, cinque dei quali direttamente nel suo ufficio al psi di corso Palcstro. Gli altri li avrebbe ritirati Rolando (-Non è vero niente-) al bar Stadium. I «semafori intelligenti» (1980-83) — Installati sperimentalmente sulla linea 10. dovrebbero favorire, grazie a un sofisticato programma elettronico, il transito dei mezzi pu oblici rispetto ai veicoli privati. Dalla loro efficienza dipende il successo della metropolitana leggera, altrimenti obbligata a sottostare ai problemi di traffico come qualsiasi altro tram. All'appalto (circa 6 miliardi, diventati 11 alla fine dei lavori) partecipano due gruppi di aziende. Una. la vincitrice, è capeggiata dal Centro ricerche Fiat con Italtel. Mizar e Sepa. l'altra è formata dalla Cga di Giovanni Susa. il Consorzio Cooperative di Bologna, la Nord Segnali e la Philips. Due i filoni di questa inchiesta seguiti dal dott. Sorbello. L'interesse privato in atti d'ufficio (contestato a Rolando, al professor Donati e al dirigente del Centro ricerche Fiat. Businaro) e le tangenti (circa mezzo miliardo sull'ammontare complessivo dell'appalto) che sarebbero state chieste a entrambi 1 gruppi concorrenti. Secondo il giudice istruttore la prova dell'interesse privato starebbe nel fatto che il professor Donati, -ispiratore e padre dei semafori intelligenti e legato al Centro ricerclie Fiat-, venne inserito da Rolando nella commissione giudicatrice dell'appalto [•Fatto clic non poteva non indirizzare la scelta del sistema... anche perché il Donati diventava giudice di qualcosa da lui creato e poi sviluppato dal Centro ricerche-) e nominato direttore dei lavori. Con questi incarichi poi. il professor Donati avrebbe attribuito •consistenti quote di lavori al "Centro studi sistemi" di cui era presidente e che aveva tra i soci il Businaro-. Le tangenti — Secondo il giudice, il gruppo vincitore dell'appalto avrebbe dovuto versare mezzo miliardo, parte al pei e parte al psi. Gli imprenditori hanno negato di aver versato una sola lira ai partiti. Neppure la verifica dei bilanci ha chiarito la circostanza. A richiedere la tangente per il psi sarebbe stato Rolando tramite Ubaldo Scassellati, mentre per il pei si sarebbero mossi Sauro Castagna (-L'uomo venuto da lontano-, come lo definisce Sorbello) e Luigi Casani tramite i dirigenti dell'Italtel. Giorgio Villa e Francesco Morosini. Il magistrato non è riuscito a scoprire a chi. nel pei. sarebbero poi dovuti finire i soldi. Secondo l'accusa, Rolando avrebbe chiesto la stessa somma in denaro a Giovanni Susa. rappresentante del gruppo concorrente. -Nel suo ufficio di via Garibaldi — racconta Giovanni Susa — Rolando fu esplicito nel dirci che avremmo dovuto versare una tangente pari al 5-8 per cento dell'appalto su una banca svizzera-. Beppe Minello Il giudice istruttore Sebastiano Sorbello e Giuseppe Rolando

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