Goria non teme il boom della Borsa

Goria non teme il boom della Borsa PIAZZA AFFARI RECORD Il Tesoro ribadisce l'invito alla prudenza, però... Goria non teme il boom della Borsa Mercato azionario e titoli di Stato non sono in concorrenza, ma deputati e senatori sono divisi sui giudizi - Il socialista Aniasi parla di psicosi collettiva; ai liberali fa paura un brusco ridimensionamento del l'euforia ROMA — // ministro dei Tesoro ribadisce il suo pensiero: prudenza con i giochi in Borsa. Goria si è fatto molti nemici dopo alcune affermazioni sul boom di Piazza degli Affari e soprattutto sull'eventualità di un afflusso indiscriminato di nuove quotazioni dietro la spinta del -tutto va bene purché il listino salga». Goria ha ora optato per il silenzio, anche per evitare fraintendimenti. Negli ambienti del Tesoro si fa rilevare che la presa di posizione del ministro non è motivata dalla paura di .concorrenza», dalla preoccupazione che il risparmio venga dirottato dai titoli pubblici alle azioni. -Sono mercati completamente diversi. I risparmiatori che si ril'olgono ai titoli di Stato sono ben diversi da quelli che si scambiano titoli. Non c'è alcun timore di spiazzamenti». E a supporto di questa tesi si cita ad esempio il successo dell'emissione di metà aprile di Cct convertibili, e di Cct decennali nei primi giorni di maggio; in entrambi i casi la domanda è stata di gran lunga maggiore dell'offerta. Nel caso dei Cct convertibili a tasso fisso, ci si assicura dopo un anno un rendimento reale intorno al 5 per cento, prevedendo un'inflazione in fase ormai calante verso il 4-5 per cen to. Insomma c'è chi ritiene che ancora per lungo tempo i titoli di Stato faranno la parte del leone nelle forme di investimento e per un motivo molto semplice: sono a rischio zero, un impiego sicuro che è poi una componente essenziale che muove la «base» dei risparmiatori. E questo del resto non vieta di alimentare forme di investimento meno certe che comunque hanno in sé una dose di imprevedibilità. Il Tesoro resta il maggior debitore e anche il maggior operatore finanziario del Paese con un «giro d'affari» prossimo ai 300.000 miliardi. Dunque, secondo il Tesoro, non c'è alcuna «invidia» per il fenomeno Borsa, né una av- versione di principio alle nuove forme di investimento. Ma tutto questo deve avvenire in un quadro di certezze. Proprio alcune settimane fa Goria era stato molto esplicito al riguardo, affermando che negli ultimi tempi operatori importanti, i Fondi comuni, hanno partecipato per appe¬ na il 10 per cento alle transazioni: si è ridotto il ruolo dei professionisti, è cresciuto quello «di non sappiamo chi», aveva dichiarato. Il non avere operatori istituzionali, secondo il ministro, priva il mercato di un'ipotesi di alto livello di professionalità da un lato e di controllo nel senso miglio¬ re del termine, cioè dialogo, conoscenza, scambio di esperienza dall'altro. L'andamento della Borsa, che ormai non trova alcuna spiegazione razionale, ha contagiato anche il Parlamento. Sono numerosi i deputati che riconoscono di aver ricevuto telefonate dai propri collegi elettorali per aver consigli su questo o quel titolo. Ma anche nel lungo salone del Transatlantico è diffìcile raccogliere facili verdetti. Anzi non pochi si mostrano preoccupati per un brusco ridimensionamento dell'euforia. Il liberale Battistuzzi è fra costoro, mentre l'indipendente di sinistra Visco rileva che troppi segnali negativi, dopo i richiami di Goria, non siano stati recepiti dalla Borsa. E non esclude un assestamento non appena si sarà conclusa la stagione degli aumenti di capitale. Quello che sta accadendo — afferma il comunista Serri — è un fenomeno di difficile interpretazione, sicuramente non è un puro evento di carattere economico. Secondo il vicepresidente della Camera, il socialista Aniasi, il gioco in Borsa è una psicosi collettiva, una corsa dalla quale nessuno vuole essere escluso. Quanto sta accadendo potrà avere una spiegazione esauriente tra sei mesi allorché si conosceranno i risultati del lavoro della commissione insediata nei giorni scorsi dal ministro del Tesoro e guidata dal direttore generale Sarcinelli per studiare l'evoluzione dei mercati finanziari, le novità emerse, le eventuali distorsioni. e. pa. • CER — Forte crescita del volume d'affari realizzato nel 1985 dal Cer, il Consorzio Emiliano Romagnolo fra cooperative di produzione e lavoro delle «coop bianche- che associa 78 cooperative del settore delle costruzioni in 14 regioni italiane; il fatturato diretto è salito a 143 miliardi, con un incremento del 15% rispetto al 1984. mentre ancora più rilevante è il balzò'registrato dal fatturato di gruppo, salito a 327 miliardi

Persone citate: Aniasi, Battistuzzi, Goria, Sarcinelli, Visco

Luoghi citati: Roma