Bomba doveva uccidere Alfonsìn

Bomba doveva uccidere Alfonsin Militari sospettati per l'attentato fallito in una caserma di Cordoba Bomba doveva uccidere Alfonsin BUENOS AIRES — E' stato sventato un attentato contro il presidente argentino Raul Alfonsin, mentre si trovava in visita nella sede del terzo corpo d'armata di stanza a Cordoba, capoluogo della provincia omonima, a circa 800 chilometri da Buenos Aires. Diverse fonti, compreso il ministero della Difesa, hanno riferito che un ordigno esplosivo di media potenza era stato collocato in prossimità del circolo ufficiali della guarnigione, dove poco dopo Alfonsin avrebbe dovuto incontrarsi con il generale Ignacio Ventura, comandante del distaccamento, e con i suoi collaboratori. A dare l'allarme sono stati alcuni agenti della polizia di Cordoba e della stessa scorta presidenziale. Qualche minuto dopo gli artificieri hanno disinnescato l'ordigno che era collegato a un sistema di controllo a distanza. Lo stesso Alfonsin che, supe¬ rato l'incidente, ha proseguito la visita alla guarnigione militare, secondo il programma previsto, ha fatto un cenno alla possibile matrice del fallito attentato: parlando agli ufficiali, dopo avere assistito ad alcune esercitazioni, ha detto che «il governo è appoggiato dalle forze armate nel consolidamento della democrazia, ma c'è ancora un'infima minoranza che non la pensa cosi». E' probabile, secondo il parere degli osservatori, che Alfonsin si sia riferito a un gruppo di golpisti — generali, civili e persino un vescovo — che la settimana scorsa hanno stretto un patto di opposizione alla democrazia, il cui obbiettivo principale è quello di punire «senza clemenza» I sostenitori della rinascita democratica argentina e di giudicare il presidente come «traditore della patria». Non esìstono finora indizi di una correlazione fra il movimento di resistenza dei golpisti e il fallito attenuto, ma il governo e 1 settori politici democratici confidano che le due inchieste parallele subito aperte — una della magistratura di Cordoba e I' altra delle Forze Annate — potranno far luce sull'ancora oscura vicenda. I periti balistici stanno intanto esaminando l'ordigno disinnescato che avrebbe dovuto esplodere al passaggio di Alfonsin, nel momento in cui si dirigeva al circolo ufficiali. E' una carica di mezzo chilo di esplosivo collocata in un bossolo di mortaio. L' ordigno era collegato a un filo di circa cinquanta metri e, secondo gli esperti, sarebbe bastato il contatto di una semplice pila eletttrica a farlo esplodere. Secondo alcune fonti citate da giornali vicini al governo, le inchieste sarebbero dirette soprattutto ad accertare responsabilità nella guarnigione militare di Cordoba, una delle unità dell'esercito argentino che ha opposto maggiore resistenza alla pò litica ufficiale e ai programmi di riorganizzazione delle Forze Armate. Si ammette la possibilità, anche se il ministero della Difesa ha smentito, che nelle prossime ore il governo annunci la rimozione di alcuni quadri militari — alcuni assi curano che sarebbe immi nente la sostituzione del generale Ignacio Ventura — e dei vertici del «Side», I servi zi di sicurezza dello Stato, guidati finora da Hector Rossi. Lo stesso Alfonsin, si dice, avrebbe ordinato di procedere con la «massima urgenza» a una ristruttura zione radicale dei servizi segreti, sia militari sia civili, non solo in relazione all'attentato sventato. Ad aumentare la tensione hanno contribuito anche una serie di nuovi attentati: una bomba ha distrutto la sede del partito radicale, a cui appartiene Alfonsin, a Rosario.

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