Più bronzo che oro
Più bronzo che oro Più bronzo che oro l . a , e e l - (Segue dalla 1' pagina) so»; che il governo democratico poggi su una burocrazia i-esperta, dittata ili prestigio*: che coloro che detengono il potere abbiano quel senso di responsabilità nella tutela degli interessi generali del Paese che porta a non -pretendere di invadere il negozili), vale a dire a non perseguire ad ogni costo gli interessi di bottega; che chi esercita la leadership lo faccia con quel grado di - tolleranza > che altro non è a a n al ni a e ti il o, s-|sc non ■' «-ontrano delle rigide ragioni di partito come eo ai e ee o, i: e, aoa eo a, o, eespressione degli interessi particolari. Ebbene, queste caratteristiche indicate da Schumpeter sono un buon metro per giudicare il caso italiano. Per ragioni che stanno alle radici della Repubblica, la concorrenzialità tra i partiti risulta in Italia bloccata fin dalle origini (ed è davvero sperabile che oggi si stia assistendo al superamento di questa condizione). Per cui lo 'Stato dei partili concorren' ziali si c mutalo in Stato do: minato interamente da un | partito e dai suoi alleati. Il j principio sano della concor| rcn/.a fra forze al governo e opposizione si è (imbastardito', in conseguenza dell'esclusione (e autoesclusionc) del maggiore partilo di opposi/ione, in concorrenzialità spesso del tutto non solidale fra le correnti interne al partito dominante e fra i partili al governo. C'osi l'anomalia italiana ci ha dato insieme il più lungo monopolio e oligopolio di governo e la maggiore instabilità dei governi nella storia i delle democrazie. Non essen¬ do sfidato, il potere ha infeudato lo Stato, producendo un personale politico certo non di «elevata qualità», e ha profondamente inquinato la vita pubblica. Segno e sintesi della degenerazione partitocratico-govcrnativa è stata la più assoluta indifferenza per le sorti della nostra burocrazia, che è nella situazione che tutti sperimentiamo ogni giorno. La mancanza di «sfida» ha poi anche deformato il rapporto fra partiti c ipopolo sovrano». Il cittadino ha si molto votato, ma sulla base di una scelta bloccata o limitata prodotta da un sistema politico a concorrenzialità ridotta. Rimasto, per le ragioni della nostra storia, troppo largamente vincolalo a scelte «macroideologichc». il nostro sistema politico non ha perciò potuto produrre scelte realmente concorrenziali, perché i maggiori partiti non giocavano, per cosi dire, sullo stesso tavolo. lo direi quindi che. piuttosto che un'«aurea mediocrità», noi abbiamo avuto una «mediocrità di bronzo»: che le «virtù» della democrazia non sono state nell'insieme le nostre virtù. E' si indubbio che la «partitocrazia» non è stata "colpa» dei soli partili, poiché essa è stata il prodotto della nostra intera storia culturale c sociale: ma e auspicabile clic questa storia cambi. E, se non sbaglio, sta. seppur faticosamente, cambiando. Ma il cambiamento deve investire anche le istituzioni. Si è tanto parlato di necessarie riforme. Ora abbiamo paura anche delle riforme? Massimo L. Salvador!
Persone citate: L. Salvador, Schumpeter
Luoghi citati: Italia
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