L'Olanda vota senza murales di Fabio Galvano

L'Olanda vota senza murales Il 21 maggio dieci milioni alle urne per rinnovare i 150 seggi del Parlamento dell'Aia L'Olanda vota senza murales Esclusi i comizi, pochi manifesti, il colore della campagna elettorale sembra un'esclusiva dei socialisti e dei Verdi -1 sondaggi indicano una lieve ripresa della coalizione al potere (democristiani e liberali) - Lubbers difende la sua «medicina» per risanare l'economia e accusa il premier-ombra Den Uyl di avere una «farmacia» sguarnita - In caduta i liberali, ago della bilancia potrebbe rivelarsi il «D '66» - Spese sociali, Cruise, nucleare e eutanasia: il far play a volte prevale sullo scontro DAL NOSTRO INVIATO L'AIA — Certe sovvenzioni negli Anni Settanta a un cantiere navale in crisi, concesse con troppa leggerezza dal ministro dell'Economia di allora e di oggi Von Aardenne. ma soprattutto la «scandalosa* foto che sull'edizione olandese di Playboy ha messo a nudo — letteralmente — due funzionari di partito fattisi ritrarre in Parlamento: queste due vicende potrebbero costare le elezioni al partito liberale di Ed Nijpels, e quindi alla coalizione di centro-destra guidata dopo le elezioni del 1982 dal democristiano Ruud Lubbers. «Lasciate finire a Lubbers il suo lavoro-, invocano i manifesti verdi del Cda (Christen democratisch appèl, nato nel 1977 dalla fusione dei tre maggiori partiti confessionali); ma a tre giorni dal voto i sondaggi, pur registrando una leggera ripresa della coalizione di governo rispetto ai socialisti di Joop den Uyl, dicono sostanzialmente che non ci sarà una precisa maggioranza. I dieci milioni di elettori olandesi potrebbero sancire, mercoledì, un'impasse che a fatica le alchimie della politica sapranno poi dirimere. Non è una sorpresa, nella recente storia elettorale dell'Olanda. Semmai sorprende, in questa vigilia elettorale, che al clima d'incertezza non corrispondano frenetici botti finali da parte dei contendenti. «La nostra — mi dice il depu tato liberale Frank de Grave — è una campagna elettorale discreta, fatta di argomentazioni e dibattiti; la febbre sudamericana o il folklore statunitense da noi sono scotio sciuti-. Ed è vero. A Rotter dam. a Utrecht, nella stessa capitale Amsterdam, un «tripudio di manifesti rossi» — come lo descrive il portavoce socialista Laurens Slot — in certe vie fa a gara con il verde dei democristiani e il blu dei liberali: ma all'Aia, sede del Parlamento e del gover no, anche della monarchia da quando è sul trono Beatrice, l'atmosfera è decisamente più asettica. Esclusi i comizi in piazza e quindi gli altoparlanti, ridotti al minimo i manifesti, le vecchie vie del centro restano linde e accoglienti, l'erba ben rasata e senza cartacce; il nuovo quartiere che si irradia dal centro commerciale Babylon è ovattato, come la modernissima Centraal Station. «Qui non volevamo dare troppo sfogo alla nostra immagine proletaria*, insiste Slot; come se il «colore» di una campagna elettorale fosse un'esclusiva dei socialisti. Bisogna essere olandesi per capire una campagna cosi modulata, fatta di nuances e non di decibel, di conferenze in circoli privati più che di murales, appena punteggiata da qualche cartellone che con tono blandamente pedagogico ricorda ai passanti che il 21 si vota. E' quasi un dito nell'occhio lo show dei «verdi» ecologisti che, guidati a passo di danza da un cadaverico diavolo in calzamaglia rossa, si aggrappano all'incidente di Cernobil per arieggiare la loro fobia del nucleare sfilando fra i rossi mattoni gotici del Binnenhof, il Parlamento olandese. Da quattro anni la coalizione di democristiani e liberali governa con una risicata maggioranza: 78 seggi su 150. Gli ultimi sondaggi, resi noti ieri, dicono che il partito del premier Lubbers dovrebbe ottenerne 49 (erano appena 45 una settimana prima) e i liberali 26: in tutto 75, esattamente la metà del Parlamento ma non ancora la maggioranza. I socialisti, che aspiravano a 60 seggi, dovrebbero accontentarsi secondo le ultime previsioni di 54. Che cosa è accaduto? Può darsi, come suggerisce il portavoce democristiano Jan Schinkelshoek, che Lubbers stia vincendo la ■ gara di popolarità» con il socialista Den Uyl, che fra il '73 e il '77 guidò una coalizione di governo in cui cattolici, antirivoluzionari, radicali e libe¬ rali di sinistra si affiancavano ai socialisti. Lubbers, 47 anni, è uomo solido e dinamico, grintoso, di parola facile e accattivante. Den Uyl, 67 anni, tiene fede secondo gli avversari a un cognome che in olandese vuol dire «la civetta». Lui ci scherza, e in casa ha un'imponente collezione di civette imbalsamate, di legno, di ceramica o dipinte; elettoralmente, però, quell'immagine gli è dannosa. La «medicina» di Lubbers per ravvivare l'economia olandese è stata amara, ma a Den Uyl si contesta una «far¬ macia» sguarnita, una mancanza d'idee e di iniziative. Preoccupa anche la sua scelta di Wim Kok — ex presidente dello Fnv, il maggiore sindacato olandese — come «delfino»: un potenziale salto nel buio che non piace alla prudenza olandese. .Insieme, responsabilmente-, insiste non a caso uno slogan democristiano. Ma vero protagonista potrebbe rivelarsi il -D '66». partito nato nel 1966 — come dice il nome — da una scissione dell'ala «progressista» all'interno del partito libera¬ le. Dopo avere ottenuto 17 seggi nelle elezioni dell'81, era clamorosamente caduto a 6 in quelle anticipate, svoltesi l'anno seguente, pagando cosi la disponibilità a collaborare con il democristiano Van Agt anche dopo l'uscita dei socialisti dalla coalizione di allora. Adesso, guidato da Hans Van Mierlo. è. secondo i sondaggi, a quota 11. In un Parlamento senza chiare maggioranze potrebbero essere l'ago della bilancia. I socialisti li considerano, con i piccoli partiti di sinistra, alleati quasi naturali, ma Van Mierlo tiene le carte coperte: durante la campagna elettorale si è limitato ad affermare che sono «pochissime» le chances di un suo-appoggio all'attuale coalizione (-Soltanto se lo richiedesse l'interesse nazionale-, ha precisato). Un altro possibile scenario, in caso di impasse totale, ix>trebbe essere un'alleanza fra democristiani e socialisti, sebbene Lubbers abbia categoricamente affermato: • Non collaborerò mai con Den Uyl-. (-Si comporta come un bambino-, ha replicato il leader socialista). Tutte queste incertezze scaturiscono dal crollo dei liberali. Il Cda di Lubbers potrà guadagnare qualche seggio rispetto ai 45 conquistati nell'82 — cinque, dicono i sondaggi — ma il partito liberale (Vvd) di Nijpels ne perderà una decina, pasando da 36 a 26. Si parla di -errori e cioè della vicenda del ministro Von Aardenne, coinvolto nelle sovvenzioni ai cantieri Rsv; ma ancor più si parla dei due nudi al Binnenhof. Lui capo del segretariato, lei assistente di un deputato; entrambi ora licenziati. Ma secondo il deputato De Grave il vero motivo della crisi è un altro. -Stiaìno pagando — mi dice — quattro anni di coalizione con il Cda, in cui i risultati positivi sono stati visti come merito di Lubbers-. Molti voti liberali tornano, insomma, ai democristiani, dai quali erano venuti nel 1982 per reazione alla precedente collaborazione fra Cda e socialisti. Spaccature, rivalità, insofferenze ideologiche non si rispecchiano nel sedato ritmo della campagna elettorale. Né. si direbbe, provocano fulminanti scontri sui temi principali della campagna; se non. appunto, per motivi di principio. La coalizione i uscente sottolinea, per esem pio. un grande successo economico: il calo della disoccupazione dal 16 al 13 per cento, la riduzione del deficit pubblico dal 12 al 7.5 per cento, una crescita annua stabilizzata sul 3 per cento, un'inflazione dell'1.5 per cento ora avviata a scendere sotto lo zero. -Sono state massacrate le spese sociali-, contestano i socialisti. «Le abbia7?io ridotte di quanto era necessario, rendendoci ben conto di quanto fossero impopolari quei tagli-, replicano i democristiani. -Quella del governo è una politica antisociale-, ribattono i socialisti. «Lo neghiamo: abbiamo uno dei migliori sistemi assistenziali del mondo-, rispondono i liberali. Anche sul problema dei Cruise — unico a respiro internazionale — le posizioni non sono contrastanti come, a parole, si vorrebbe far credere. L'Olanda si è impegnata a installarli entro il 1988 nella base di Woensdrecht, presso la frontiera belga. -In questi due anni — dicono i socialisti — cercheremo di convincere gli Usa a non installarli-. -I missili non entreranno in Olanda-, ha affermato più categoricamente Den Uyl; ma ha poi ammesso che «il trattato con Washington va rispettato-. Ed è. in fondo, un atteggiamento non dissimile da quello della coalizione che li ha accettati: si. in base al trattato, ma con la speranza che Usa e Urss li eliminino accordandosi a Ginevra. Lo stesso vale per il nucleare, argomento di grande attualità nel dopo-Cernobil. I socialisti manifestano da qualche anno una totale opposizione. Ma anche i democristiani e i liberali hanno deciso nei giorni scorsi di sospendere, in attesa di un rapporto preciso, i programmi varali a dicembre per la costruzione di due centrali da affiancare a quelle di Borssele e Dodenaard. »/ becque salgono, la coalizione scende-, afferma un improvvisato slogan socialista. -Il vero problema — dice De Grave — sono le settanta centrali che ci circondano: in Belgio, in Francia, in Germania-. Persino sull'eutanasia. qualche mese fa al centro di un animato dibattito in Olanda, il mordente sembra essersi perso in questo fair play elettorale. La maggioranza è in favore di una legge che liberalizzi la -morte dolce- : solo i democristiani si oppongono, ma hanno già indicato di essere disposti a un compromesso. -Per riuscire a mantenere un controllo anziché perdere tutto-, spiegano. Ed e forse la linea di compromesso che. applicata anche ad altri temi, potrebbe salvare mercoledì Lubbers e la sua coalizione. Fabio Galvano