Una marxista a episodi di Stefano Reggiani

Una marxista a episodi Una marxista a episodi DAL NOSTRO INVIATO CANNES — C'è un piano della direzione, si capisce, per studiare ogni giorno un sistema di abbinamenti dei film in concorso: temi uniti per opposizione, affinità, contrasto. Come un cinefonim quotidiano: ma non sarebbe meglio invece evitare gli inzeppamenti e rendere più agevoli le prolezioni per tutti? (Anche nel sadismo organizzativo Cannes ha voluto superare Venezia). Ieri abbinamento per contrasto: una santa e una rivoluzionaria. Santa Teresa e Rosa Luxemburg, per non dire dei gesuiti di The mission, rapiti dal potere se non dalla santità. Perché siamo rimasti delusi da Rosa Luxemburg di Margarethe von Trotta? Semplicemente perché non ci attendevamo una biografia di stampo televisivo, un omaggio genericamente rispettoso o gratuitamente celebrativo: ma un ritratto di contemporanea, magari un rapporto, dentro la cultura tedesca, fra le lacerazioni della rivolta spartachista (guidata da Rosa nel 1918-19) e gli anni di piombo del recente passato terrorista, studiati dalla von Trotta nell'intreccio esistenza-politica. Lei stessa, l'autrice, aveva promesso una testimonianza sul carattere di Rosa, sulla ..pazienza» che lega nel tempo tanti progetti rivoluzionari. Invece il film non spiega neppure chi era Rosa a chi non lo sa o non lo ricorda bene. C'è una signora un po' bisbetica che passa gran tempo in carcere a scrivere e a coltiva¬ re fiori e quando esce litiga con gli amici in maniera quasi conviviale e cambia amante per dimostrare che non tollera i compromessi. Tutto il contesto è affidato a una didascalia iniziale: -Nata ebrea polacca e naturalizzata tedesca, Rosa Luxemburg ha un ruolo determinante negli anni a cavallo del secolo: giornalista, leader politico, teorica, fa carriera nel partito socialdemocratico tedesco, ma il radicalismo delle sue opinioni risulta presto scomodo ai suoi stessi compagni...^. E poi via con i flashback dalla prigione, corsa a episodi negli anni, qualche enigmatica immagine documentaria non commentata, qualche buon discorso di fede e polemica proletaria dalla tribuna dei congressi so- cialisti, qualche parola d'amore, fino alla fondazione del movimento spartachista nel dopoguerra (da Spartaco, il liberatore degli schiavi) represso nel sangue, fino all'assassinio di Rosa nel '19. da parte dei militari prehltlerlani. Però la storia rimane sullo sfondo e la donna non riesce a rivelarsi realmente. Certo, la von Trotta ha qualche attenuante; quando si comincia con i flashback, la date in sovrimpressione, le scene di raccordo, i personaggi storici della sinistra tedesca che entrano per dire due battute (Liebknecht. Bebel. Kautski) si entra in un percorso obbligato (appunto di struttura televisiva) dal quale è molto difficile uscire. Cosi la parte più autentica del film, ma anche misteriosamente sfuggente nel suo significato complessivo, rimane affidata alle lettere, udite per qualche frase in sottofondo e usate come suggerimento dei dialoghi e degli aneddoti. «Det'o pur trovare qualcuno che mi creda, se dico che soltanto per una svista io giro nel turbine della storia mondiale, mentre in realtà ero nata per fare la guardiana delle oche-. E all'amante: .Una casetta nostra, dei mobili nostri, un lavoro sistematico e tranquillo, le passeggiate insieme, di tanto in tanto l'Opera, una ristretta cerchia di amici...-. Barbara Sukowa, che era la sorella irriducibile di Anni di piombo, cerca di rendere con una certa staticità imbronciata la condizione di una donna costretta alla politica e contro la politica solo perché vede le cose troppo chiare. Daniel Olbrychski nella parte dell'amante Leo Jogiches cerca di dar ragione ai biografi: - Un grande ingegno sacrificato all'ideale-. Stefano Reggiani a a o o i o e Daniel Olbrvchski e Barbara Sukowa in «Rosa Luxemburg». In basso, un'inquadratura di «Thérèse>i

Persone citate: Barbara Sukowa, Daniel Olbrvchski, Daniel Olbrychski, Leo Jogiches, Liebknecht, Rosa Luxemburg

Luoghi citati: Cannes, Venezia