II quartiere si interroga sull'aggressione al prete di Marco Neirotti
II quartiere si interroga sull'aggressione al prete Per la benedizione della salma imposta con la forza II quartiere si interroga sull'aggressione al prete Dopo i funerali di Bruno Deiana, e la folla che trascina il parroco all'altare con la forza, rimane amarezza: per una decisione della Chiesa che molti continuano a giudicare avventata, per quei momenti aggressivi, per un'incomprensione che ha dato al giornalaio ucciso la pubblicità che si voleva evitare. E rimane uno strascico giudiziario: < Esistono gli estremi della violenza privata, reato perseguibile anche sema querela di parte-, dicono in Questura. Significa che la polizia raccoglie informazioni su quel che è successo. Spiega il dottor Turrisi. che dirige il commissariato Barriera di Milano: -Trasmetteremo ogni elemento all'autorità giudiziaria. La magistratura deciderà-. Arriverà questa nuova bufera su un quartiere che sembra voler dimenticare? La gente ha sfogato tutto in quell'irruzione nella parrocchia, è orgogliosa della -vittoria- (per Bruno o contro il prete?), forse qualcuno un po' si vergogna d'aver esagerato con le mani. Vogliono che sia storia finita. Questa storia ora chiede un dibattito interno alla Chiesa, nella società e fra Chiesa e società. Ieri il vicario espiscopale, don Lillo Birolo, ha commentato: -Ci resta la più profonda amarezza, perché qualcuno ha travisato. Ribadisco che nostro dovere è predicare tutti i comandamenti e non solo quelli che piacciono alla Torino del 1986. Ma soprattutto difendo i sacerdoti, i confessori, a contatto quotidiano con i travagli della gente: il loro atteggiamento è diverso da quello che certi gruppi ci attribuiscono, è di pietà e comprensione-. Ma ora? -Da parte nostra non esiste scontro: sarebbe negare la nostra missione. Ma ci sono momenti nei quali si deve dire: anclic se tutti ci sono contro, noi non transigiamo. Certo, non c'è un comandamento che dice: in questo caso fai cosi. Ma c'è un ragionaìnento saggio e coraggioso, soprattutto in una società die vive indifferenza e appiattimento. Che faremo quando ci verrà a chiedere la stessa cosa un medico che ogni giorno ha compiuto aborti? Questo fatto ci farà riflettere-. L'altra mattina era all'obitorio don Luigi Ciotti, il prete di chi vive disagio e sofferenza. Era 11 -a titolo personale-, e per questo non commenta l'episodio, benché rivolga parole di conforto a don Pizzamiglio: -Ha preso decisioni, gli dobbiamo rispetto e stima-. Non commenta, ma la ricucitura della lacerazione che ha colpito Chiesa e città si trova in parole che pronunciò quattro anni fa in un convegno ad Assisi e che le Edizioni del Gruppo Abele hanno scelto come prefazione a un libro del francescano Herman van de Spijker sull'omosessualità. Disse don Ciotti: -E' urgente un diverso atteggiamento della gente in generale, dei cristiani e della Chiesa in particolare, capace di superare pregiudizio, incomprensione, emarginazione. E per questo sono indispensabili maggiore informazione, maggiore conoscenza del problema e del modo di viverlo dei diretti interessati-. E ancora: -La Chiesa per sua definizione, quale comunità ispirata al Vangelo, non può mai fare disperare nessuno né con le sue leggi né con la sua morale. Se chiede cose dure deve essere ben cosciente di doverle esigere solo e sempre in nome di una ben precisa Parola di Dio-. Marco Neirotti
Persone citate: Bruno Deiana, Lillo Birolo, Pizzamiglio, Turrisi
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