In Inghilterra esplodono i disoccupati (e sui cantieri navali si abbatte la scure) di Paolo Patruno

In Inghilterra esplodono i disoccupati (e sui cantieri navali si abbatte ia scure) Il governo nella tempesta, i senza lavoro sono ormai saliti a 3,3 milioni In Inghilterra esplodono i disoccupati (e sui cantieri navali si abbatte ia scure) DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Il governo Thatcher è nella tempesta, scatenata dall'ennesimo record della disoccupazione (oltre tre milioni e 300 mila senza lavoro) non bilanciato dalla discesa dell'inflazione, che con il 3% registrato in aprile ha toccato il punto più basso negli ultimi 18 anni. Due annunci, nelle ultime 48 ore, dimostrano la gravità della situazione inglese. Mille dipendenti della compagnia aerea British Caledonian saranno licenziati perché la società è in perdita dopo il brusco ridimensionamento dei suoi voli transatlantici causato dalle massicce rinunce del turismo americano verso l'Europa. Secondo annuncio: dopo la siderurgia, l'industria delle auto e le miniere di carbone, la «scure» del governo Thatcher si abbatte adesso sulla cantieristica navale, sottoposta a un'energica cura di ristrutturazione per fronteggiare la concorrenza internazionale e le difficoltà dovute alla sovrapproduzione nel mercato mondiale. n ministro dell'Industria Paul Channon ha provocato una tempesta di polemiche ai Comuni annunciando la soppressione di 3500 posti di lavoro nei prossimi mesi su una forza residua di novemila dipendenti della British Shipbuilders, la società can- fieristica pubblica. Perché gli inglesi ricordano che appena nove anni fa, quando il governo laborista presieduto da James Callaghan nazionalizzò l'industria delle costruzioni navali, i lavoratori del settore erano 87 mila. Le «privatizzazioni- dei cantieri più remunerativi decise negli ultimi anni dal governo Thatcher e la chiusura di quelli meno redditizi hanno drasticamente ridotto il peso e l'importanza di quello che una volta era uno dei rami più fiorenti dell'industria britannica e di cui l'Inghilterra era maggiormente fiera. Nel dopoguerra, questo Paese produceva ancora la metà del tonnellaggio mondiale: oggi è precipitato al diciassettesimo posto surclassato dai nuovi «giganti- navali come il Giappone e la Corea del Sud. E dai suoi cantieri superstiti esce non più dell'uno per cento della quota di navìglio mondiale. L'annuncio in Parlamento ha colpito come una mazzata i bacini più tradizionali, in Scozia e nel Nord dell'Inghilterra, già gravemente penalizzati negli anni scorsi dalla disoccupazione innescata dalla crisi della siderurgia e dalla chiusura delle miniere di carbone. Il sindaco di Langbaurgh, sulla costa nord-orientale, ha dichiarato sconsolato: -abbiamo perso quattordicimila posti nella siderurgia. Adesso se ne aggiungono altri duemila nella cantieristica: la nostra è orinai una regione morta-. E la stessa delusione si respira a Middlesborough, Wearside. a Wallsend. oppure a Clydeside e Tronn sulla costa scozzese del Mare d'Irlanda o più a Sud in Cornovaglia, ad Appledore. I critici del governo conser| vatore hanno tuonato in Pari lamento: -Margaret Thatcher \ha ammainato la bandiera | dell'industria navale mercan| tile e della cantieristica ingle\se-. In verità l'accusa non è i giustificata del tutto, perché in realtà il governo conservatore ha pompato 1500 milioni di sterline nei bacini navali, soltanto negli ultimi sei anni. Colpa di un management incapace di sfruttare, ad esempio, il boom delle superpetroliere del dopo-Suez? Responsabilità della diminuzione del traffico mercantile in direzione dell'America (carbone e auto all'andata, cereali al ritorno) a favore dell'interscambio intra-comunilario? Sono tutti motivi validi, ai quali si sovrappone l'esasperata concorrenza dei nuovi costruttori del Sud-Est asiatico che hanno monopolizzalo, grazie ai bassi costi e all'alta tecnologia, il mercato I mondiale. Paolo Patruno

Persone citate: British Caledonian, James Callaghan, Margaret Thatcher, Paul Channon, Thatcher