Palermo gruppo di fuoco uccideva i mafiosi pentiti di Francesco Santini

Palermo, gruppo di fuoco uccideva i mafiosi pentiti Dalla Sicilia alla Calabria si sviluppa la lotta contro le cosche inatta oicma alia i aia pria si sviluppa la le Palermo, gruppo di fuoco uccideva i mafiosi pentiti Il giudice firma 30 mandati di cattura - Preso il boss Conigliaro - Già in cella alcuni dei ricercati dal nostro inviato PALERMO — Con 30 mandati di cattura firmati dal giudice istruttore Giovanni Falcone, gli investigatori palermitani hanno isolato il .nucleo di fuoco» voluto dai capi delle famiglie mafiose per la campagna di sangue contro i famigliari dei pentiti. Giovanni Falcone ha firmato senza esitare. A trasmettergli i dossier sull'inverno di sangue palermitano è stato il pool antimafia del procuratore capo Vincenzo Fajno. L'indagine, delicata e difficile, è dei sostituti Sciacchitano. Di Pisa e Garofalo. E la storia drammatica delle vendette trasversali è tutta raccontata in 60 giorni di terrore, tra il novembre e il dicembre dell'84. L'inchiesta ha impegnato, ancora ieri, centinaia di uomini. La ricerca dei latitanti si fa serrata. La zona Sud di Palermo, fino all'Uditore e a Ciaculli. è stata percorsa in armi. Perquisizioni e posti di blocco. Uomini in borghese, militari In divisa. Nessun arresto. E nulla è trapelato sui mandati di cattura. «Sono da eseguire-, ha detto un magistrato del pool antimafia. Un altro ha aggiunto: «.Possiamo soltanto affermare che per metà riguardano personaggi di rilievo già in carcere-. E per gli altri? «Top secret-, è stato il commento di un alto ufficiale dei carabinieri. Ma se i mandati di cattura di Falcone non sono stati eseguiti, un altro latitante di buon nome, Giacomo Conigliaro, è caduto nelle mani della squadra mobile. Conigliaro. 49 anni, è stato arrestato in viale Lazio, al numero 116. In fuga da due anni, è accusato da Totuccio Contor no di essere il reggente della cosca di Roccella, contigua a quella sanguinaria di corso dei Mille. La notizia dell'arresto è accolta a Palazzo di Giustizia con grande soddisfazione. SSpààto. tre figU.^OonigliitrtJ è (n rapporti di parentela con Michele Greco il «papa» di Cosa Nostra. E' un protagonista delle cronache mafiose dalla metà degli Anni Settanta. La prima condanna la riceve per il favoreggiamento di Luciano Liggio nel quadro dell'inchiesta sull'Anonima sequestri. Ma tutta la giornata è trascorsa sul filo dell'attesa per 1 trenta mandati di cattura di Falcone, per le vendette trasversali del nucleo di fuoco della commissione di Cosa Nostra. Quattro gli obiettivi dell'inverno dell'84: Mario Coniglio, fratello del pentito Salvatore: Leonardo Vitale, il Valachi della mafia; Salvatore Anselmo, boss dissociato; e, infine, Pietro Busetta, marito di Serafina Buscetta, sorella di don Masino. Le esecuzioni dell'inverno '84 portano la firma di Pino Greco, il terribile «Scarpuzzedda», killer delle cosche, numero uno dei sicari della famiglia di corso dei Mille. Nessun nome sul latitanti da catturare, soltanto indiscrezioni. A decidere le vendette trasversali, si è saputo, era la commissione mafiosa. L'obiettivo, scoraggiare nuove defezioni nei clan, dopo le rivelazioni dei grandi pentiti. Le esecuzioni scattano subito dopo le dichiarazioni di Tommaso Buscetta. A Palermo sono centinaia gli arresti. I responsabili della commissione temono nuovi cedimenti. Il via alla campagna di sangue arriva: è il 12 novembre dell'84. Cade sotto 11 piombo del nucleo di fuoco il fratello di Salvatore Coniglio. Due giorni di tregua ed è eliminato Salvatore Anselmo. E' agli arresti domiciliari. Teme d'essere ucciso, si protegge dietro un cancello in ferro. I sicari riescono a superarlo. Fanno fuoco decine di volte. L'ordine di esecuzione è portato a termine. - - La-commissione dà un ultimo mandato. Chiede la vita ^dli.titjonardo Vitale. E' il primo'pentito della mafia. Le sue rivelazioni sono del '73. Undici anni più tardi, la commissione decide di raggiungerlo. Vitale è ferito gravemente. Muore cinque giorni più tardi, in ospedale. Cade, nella stessa giornata, il cognato di Masino Buscetta: Pietro Buscetta è ucciso a Bàgheria, a venti chilometri da Palermo. Le ore cariche di tensione di ieri non hanno turbato il grande processo alle cosche nell'aula bunker dell'Ucciardone. Al pretorlo è stato chiamato nel pomeriggio il costruttore Luigi Faldetta, in affari con 11 cassiere della mafia, Pippo Calò. Arrogante, parla ad alta voce. Dice di Pippo Calò: -Ritenevo che potesse essermi utile, anche se ero convinto che non fosse un grosso personaggio mafioso-. Ha negato, quindi, ogni responsabilità nel riciclaggio del denaro dei sequestri. Oggi sono di scena 1 pentiti minori. C'è molta attesa per la deposizione di Salvatore Di Marco. Alcune voci an nunciano che è pronto a ritrattare le accuse ai clan del la mafia. Francesco Santini

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