Cercando il titoismo, senza Tito di Frane Barbieri

Cercando il titoismo, senza Tito Sei anni dalla morte del Maresciallo: la Jugoslavia cambia i vertici ma non trova la via per uscire dalla crisi Cercando il titoismo, senza Tito Il prossimo congresso della Lega dei comunisti dovrà per certi versi risolvere la quadratura del cerchio: politica unica e centrale, mantenendo le autonomie decentrate - Le alternative possono essere: o il socialismo statale o il «capitalismo senza capitalisti» - L'altra soluzione prospetta la piena autonomia delle imprese, su libero mercato - Punita la «vecchia guardia» - Il no dei dirigenti locali al governo di Mikulic 3 DAL NOSTRO INVIATO « ZAGABRIA — La Jugosla- H via avrà in questi giorni l'ot- ;• tavo presidente del dopo-Tito e il terzo capo del governo. Capo dello Stato, per turno i annuo, diventa un albanese. j Slnani; primo ministro, per quattro anni, sarà Mikulic, della Bosnia Erzegovina. La famosa rotazione, congegnata da Tito e Kardelj, funziona, anche se alquanto frenetica. Sentiamo dire: •Non v riusciamo ad abituarci al ■ nome del presidente che già lo vediamo cambiato*. La „ «collegialità» ha assicurato che nessun personaggio e , nessuna Repubblica s'imponessero per potere o per pre., stigìo. Gli equilibri nazionali . .sono stati tutto sommato cosi osservati. Il marchingegno . tuttavia non ha facilitato un . grado soddisfacente di ge- , stione, anzitutto quando si trattava di prendere decisio- , ni tanto indispensabili alla ricerca di una via d'uscita dalla crisi. Mi dice un membro della presidenza del partito: -Ora ci siamo più o meno convinti, sotto la pressione della crisi, di dover dare ,(. risposte comuni. Però, non siamo tuttora sicuri di poter far eseguire e rispettare quelle decisioni nello stesso partito. Ciascuno prende e inter- ., preta solo la parte che gli contiene». Il prossimo congresso della Lega dei comunisti dovrà per certi versi risolvere la qua ^.dratura del cerchio: politica unica e centrale, mantenen do le autonomie decentrate. Si pensa di poterlo fare dan do al partito il ruolo di amai gama ideologico e politico, ispiratore e promotore, e agli organi statali e autogestionari la gestione autonoma degl'interessi particolari. La formula si fa però precaria dal momento in cui il partito continua ad identificarsi pienamente con lo Stato, con i Comuni e con le imprese autogestite e ad esprimere, appunto, egli stesso gl'interessi particolari. E' questo uno dei motivi per cui il più noto storico del sistema jugoslavo, Bilandzic, mi parlava del «croHo del modello ideologicamente concepito*. Le alternative che secondo lui ne scaturiscono sono: o il socialismo statale o il capitalismo autogestito, -capitalismo sema capitalisti*. La seconda soluzione, più consona, come ultima conseguenza, al revisionismo titoista,. prospetta la piena autonomia delle imprese, su libero mercato. Lo Stato diventerebbe *il servigio comune* degli autogestori, come nel capitalismo lo è degli imprenditori. Obietta subito un illustre economista, il professor Korosic: *Come portare il sistema a questi livelli se prevale la strana teoria politica secondo cui il socialismo non può svilupparsi spontaneamente nella propria base economico-sociale, in quanto senza l'intervento delle forze soggettive, politiclie, tornerebbe automaticamente al capitalismo puro?*. Una teoria, secondo il professore, che tende a perpetuare il paternalismo della struttura politica e amministrativa sull'autogestione. Teoria che non rimane senza seguito nella stessa -base» autogestionaria, in quanto l'operaio, minacciato dalla grave crisi economica, pretende si di esercitare i diritti alla gestione quando l'impresa rende e gli assicura salari alti, ma quando si trova in difficoltà ritorna a rivendicare l'altro diritto, quello di essere difeso, protetto. Lo Stato cosi finisce col prendere agli efficienti per assistere gli inefficienti. Da qui anche la burocrazia trae la forza e la giustificazione della propria sopravvivenza. Un altro economista, il professor Zarkovic auspica addirittura di fronte a questo vicolo cieco la revisione del regime di proprietà socialista per tagliare le basi allo statalismo persistente: * Nelle forme attuali di proprietà socializzata la burocrazia nazionalizza i guadagni per poi socializzare le perdite, conducendo cosi la società in una crisi sempre più profonda. Noi abbiamo bisogno per uscirne di forme di proprietà più svariate e non di rimanere schiavi del modello della cosiddetta proprietà sociale, il quale in un futuro prevedibile non può essere realizzato*. Nella Jugoslavia in crisi si può dire di tutto sulla crisi. Il problema è che si può fare e si fa molto di meno. Le stesse ricerche delle cause dei colpevoli della crisi si sono fermate nel momento in cui si arrivava anche ai nomi: pur sempre qualcuno aveva firmato i debiti, qualcuno aveva acceso la luce verde alle spese sconsiderate, qualcuno ha voluto costruire le cattedrali nel deserto come propri monumenti nelle regioni native, dove si regge il loro potere personale. A proposito delle colpe la dice lunga un'inchiesta fatta alla vigilia del cambio del primo ministro e del governo federale. Alla domanda: -Siete soddisfatti dell'opera della compagna Planine e del suo governo?*, il 73 per cento dei cittadini si è dichiarato completamente o moderatamente soddisfatto. Ma come, soddisfatti di un governo che durante il suo mandato ha accumulato il 400 per cento di inflazione, dimezzato il tenore della vita, aumentato la disoccupazione di tre centinaia di migliaia e mantenuto i debiti esteri ai livelli precedenti? La più indicativa è la spiegazione di un operaio (ripetuta da tutti i gruppi sentiti): ..Dopo tanti presidenti die prendevano crediti di nascosto, mantenendo artificialmente il nostro "standard", dopo i presidenti che si costruivano i monumenti su uno Stato di falsa socialità, che avevano firmato i più grossi fallimenti nell'investimento economico, abbiamo avuto il governo Pla¬ nine che ìia avuto il coraggio di smetterla con i monumenti, di svelarci la pesante verità*. Oltre il 50 per cento degli interpellati ha diagnosticato poi che sono le Repubbliche le maggiori responsabili dell'impossibilità della Planine di governare con più efficacia: *La metà del mandato il governo l'ha dovuto impiegare nel salvarci dal fallimento finanziario internazionale (le nostre navi e le nostre ambasciate stavano per essere se¬ questrate), l'altra metà nel convincere i detentori del potere effettivo, le direzioni delle Repubbliclie. che ci è necessaria una Jugoslavia unita, un mercato unico e un'unica strategia di sviluppo(un economista). Le responsabilità hanno infine avuto un nome e cognome in modo indiretto. Alle votazioni precongressuali per le liste dei candidati alle massime cariche della Federazione sono risultati bocciati in tutte le Repubbliche quasi al completo i membri dell'attuale presidenza dello Stato e del partito e la maggior parte dei principi, padri o padrini, della vecchia generazione rivoluzionaria. Chi non è stato respinto si è trovato in fondo alla graduatoria, con il minimo di voli. C'è però un aspetto paradossale nel gruppo emergente: in prevalenza e di formazione ideologica, politologi e sociologi, molto meno ingegneri o tecnocrati. Come se la crisi e le sue cause fossero viste di nuovo in uno specchio deformante. I tecnici e gli specialisti hanno però trovato ampio spazio nel nuovo governo federale appena presentato da Branko Mikulic. successore della Planine. Fra i ministri: 11 economisti. 3 ingegneri. 3 tecnologi. 8 giuristi, 1 medico. 2 politologi, 1 ammiraglio, 1 matematico (11 dottorati in scienze o magisteri, 4 professori d'università, 1 accademico). Mikulic, il più illustre rappresentante della Bosnia Erzegovina, ha dovuto lasciare la presidenza dello Stato per prendere il nuovo incarico, che formalmente è minore. Le sue caratteristiche: da alto politico, numero uno della Repubblica a tre nazionalità (serbi, croati e musulmani) ha dovuto combattere gli eccessi di centralismo serbo e di autonomismo croato, perché nel conflitto fra i due correva il rischio di spaccarsi la sua Repubblica. Da manager si è cimentato come organizzatore dei Giochi olimpici invernali di Sarajevo, usciti come «i meglio preparati della storia* nel giudizio unanime. Lo considerano energico, anche un .duro» il che sta diventando un pregio nell'am¬ biente in crisi. Non ci sono tuttavia rischi nel sistema tanto centrifugo che un capo di governo possa accentrare troppo o più di quanto il sistema titoista concede. La formazione del nuovo governo Mikulic ha rivelato una situazione, uno «tato d'animo fra dirigenti, tutto particolare: il primo ministro si e visto rifiutare i portafogli ministeriali da quasi la metà dei personaggi compresi nella sua lista iniziale. Si trattava di dirigenti viventi in altre Repubbliche, fuori Belgrado. 'Non vogliono incomodarsi, trasferendosi nella capitale per pochi anni, male sistemati e anche meno retribuiti*. Il motivo tuttavia non è cosi j prosaico. E' accaduto finora jche i dirigenti provenienti da luna Repubblica periferica. | quando assumevano cariche federali, negli organi di Bel: grado, finivano presto per esjsere accusati dai loro centri locali di scendere troppo a [compromessi, di trascurare ; gli interessi della propria Repubblica o addirittura di esisere portatori di trndenze Icentralistiche e statalistiche. Alla successiva «rotazione., ritornati a casa, trovavano ! difficilmente appoggi e cari! che adeguate. ! E' successo cosi, in questi [giorni, addirittura alla Planine, al suo ritorno a Zaga' bria. E' il riflesso personaliz■ zato del grande quesito che si trova di fronte al prossimo j congresso della Lega: a confronto con altri modelli, la ] Jugoslavia ha saputo precisa! re cosa non vuole e non deve ! essere per evitare la trappola ; dello stalinismo. Non è riuscii ta tuttora a precisare cosa ; deve essere il titoismo. Tito e j Kardelj l'avevano formulato I nell'ultima carta costituzio| naie, il loro testamento ideoj logico, ma la crisi, politica oli treché economica, si scopre in fondo come una crisi del | modello. Secondo il professor IBilandzic: .Come impossibi! lità di realizzare un modello | ideologicamente concepito*. ! Irripetibile Tito, come dare ; forma effettiva al titoismo? Frane Barbieri

Persone citate: Branko Mikulic

Luoghi citati: Belgrado, Jugoslavia, Sarajevo