Addio poveri milionari

Addio poveri milionari Addio poveri milionari I nostri soldi di Mario Salvatorelli Torna di attualità la olirà pesante». Questa volta, e pare proprio che debba essere quella buona, c stata ribattezzata «Nuova lira», ma sempre nel rapporto di una ogni mille attuali. Il presidente Craxi ha scelto addirittura il (Vertice» di Tokyo, sia pure dietro le quinte, a rappiesentazione non ancora iniziata — parlava al Circolo della Stampa giapponese — per dare l'annuncio, (•possibilista», non troppo datato, del cambio di valore della lira. Ha detto, come noto, che si era pensato di farlo, il eambio, «in una fase d'inflazione declinante» e che, con la fase attuale, <buona o prossima a esserlo, ci siamo vicini». Se si'accostano queste parole all'altro, recente annuncio, da parte del vicesegretario del psi, Claudio Martelli, che Craxi lascerà la presidenza del governo con il prossimo Congresso del partito, cioè nella primavera del 1987, se ne deduce che entro la fine di quest'anno,-al più tardi all'inizio del successivo, avremo la «Nuova lira». Quale coronamento migliore alla sua permanenza a Palazzo Chigi potrebbe dare Craxi, del lasciare al Paese una moneta che varrà «un po' meno di un dollaro»! Senza riattizzare la polemica sull'importanza — grande secondo alcuni, minima, puramente «tecnica», secondo altri — dell'operazione, vorrei soltanto osservare che il suo impatto sull'opinione pubblica è assai maggiore di quanto .si pensi. Ricordo che all'inizio del 1985. quando Craxi annunciò la prima volta la decisione d'introdurre la lira «pesante», fui quasi sommerso di lettere, tanto che, come scrissi in questa rubrica, la mia corrispondenza rovesciò il rapporto stabilito nell'operazione monetaria, perché, «al posto d'una lettera "leggera" di ieri, ne ricevo mille "pesanti"». Infatti, la confusione sull'argomento era grande, condita di dubbi di ogni genere. Si andava da chi poneva il se monete come il i^quesito marco c lo yen, tra le più forti del mondo, avrebbero mai accettato di valere meno d'una lira, a chi domandava che fine avrebbero fatto i suoi Bot, cdopo una simile svalutazione». C'era anche chi criticava il cambio da mille a una lira, perché, (suddivisa in millesimi», la nuova moneta avrebbe ancor più complicato le cose. Allora risposi, una prima volta il 16 gennaio, una seconda il 13 febbraio 1985, che il passaggio dalla lira leggera alla lira pesante non era una svalutazione, ma un cambio di valore della moneta, che avrebbe interessato tutto il complesso delle attività espresse in lire: costi di produzione e prezzi al consumo di beni e servizi, retribuzioni e redditi da capitale, anche i rapporti con le valute estere. La lira sarà ancora, o di nuovo, se preferite, composta da cento centesimi, da tempo scomparsi, ma che domani torneranno in circo lazione, ciascuno con il valore di 10 lire attuali. Cosi, uno stipendio netto di ì milione 345.600 lire al mese, sarà domani di 1345 «nuove lire» e 60 centesimi, ma con esso pagherò un paio di scarpe, anziché 97.500 lire, 97.50 lire, eccetera, eccetera. E, quanto ai tanto temuti arrotondamenti, non si vede perché un" conto al ristorante, poniamo di lire 19,50, debba essere «inevitabilmente» arrotondato a 20 lire, quando oggi è di 19.500 lire, e nessuno — o quasi nessuno — pensa di arrotondarlo a 20.000. Certo, qualche arrotondamento, per cifre più «complicate», ci sarà, ma non e detto che debbano essere tutti al rialzo. Per esempio, quella «civetteria)), nel senso di richiamo della civetta, di vendere una maglietta a 29.900 lire, domani c probabile che continuerà, e la stessa maglietta, anziché essere «arrotondata» a 30 nuove lire, è probabile che si fisserà a 29,90. Comunque, autocontrollo e concorrenza potranno essere utili alleati delle autorità, nella difesa della nuova lira. Ma, al posto di queste ultime, non trascurerei, fin d'ora, di svolgere un «corso di preparazione» al cambio della moneta. Anche per evitare che. abituati come siamo ai milioni, domani non ci si senta impoveriti. Invece, con una moneta priva di tanti, inutili zeri, che trascinavano in alto i prezzi come palloncini, e, c'è da sperarlo, più stabile e ferma, dovremmo poter ricordare senza rimpianti i poveri milionari di oggi. In lire leggere «Nel lontano gennaio I9(tì, a un mio parente feci un prestilo di j milioni. A lutto oggi non avendo ancora ricevuto niente, vorrei sapere il valore odierno di tale somma, comprensiva degli interessi', scrive il signor (iiuseppe F„ di Aosta. A un interesse del 10 per cento, clic mi sembra una giusta media tra quelli, meno alti, del decennio 1963-'73. e quelli successivi, più alti, quei 3 milioni sono diventati quasi 27. ed esattamente 26.862.9fK) lire, naturalmente «leggere». In «nuove lire», e cioè dividendo per mille. sarebbero. oggi. 26.862 e 90 centesimi. Domani, a cambio effettuato, il mio «affezionato» lettore di Aosta potrà, probabilmente, pretenderne 27 mila.

Persone citate: Claudio Martelli, Craxi, Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Aosta, Tokyo