Mancava la chiusura stagna di Giancarlo Masini

Mancava la chiusura stagna SCOPPIO NUCLEARE Gli scienziati Usa tentano di superare la cortina del silenzio sovietica Mancava la chiusura stagna A Three Mile Island il contenitore di calcestruzzo, spesso più di un metro e mezzo, evitò che il materiale radioattivo fuoruscisse nell'atmosfera - A Cernobil l'«uovo» di cemento sopra al «vessel» non era stato costruito NOSTRO SERVIZIO SAN FRANCISCO — Nell'assoluta penuria di Informazioni da parte sovietica sul disastro di Cernobil, che ormai viene definito 11 più grave dell'era atomica, la ricostruzione delle possibili cause e della meccanica dell'Incidente e del fatti che si sono succeduti e che probabilmente stanno proseguendo a catena è stata affidata agli scienziati e ai tecnologi americani più qualificati del settore. Essi hanno compiuto attente analisi del dati tecnici in loro possesso sulla struttura dei reattori russi che venivano vantati come una supremazia dell'ingegneria nucleare sovietica; hanno vagliato i dati sui reperti degli elementi radioattivi fomiti dagli scandinavi; hanno esaminato le richieste fatte dal russi agli esperti occidentali e sono giunti a conclusioni che hanno buone probabilità di corrispondere al vero. Intanto un'osservazione e un chiarimento. Le immagini di repertorio dei documentari presentati dai sovietici sui loro reattori nel corso di meetings internazionali e sulle riviste hanno mostrato una tecnologia estremamente rudimentale. Qualcuno, che faceva parte del gruppo di Fermi quando nel '42 realizzo il primo reattore, a grafite, ha rilevato che i sistemi dei russi sono apparsi analoghi. L'uso dei vecchi reattori a grafite da parte sovietica viene spiegato con lo scopo di produrre più materiale fissile utilizzabile per le armi nucleari. Il chiarimento riguarda la struttura esterna del reattore. Ieri per un errore materiale di trascrizione, nella rapida rassegna delle differenze fra i reattori americani e occidentali in genere e quelli sovietici, è stato pubblicato che gli impianti russi sono privi di tiesse/, ovvero del contenitore di metallo entro 11 quale avvengono le reazioni nucleari. La verità è che 11 vessel nei reattori russi, ovviamente, c'è; quello che invece manca è la robusta struttura di contenimento esterna al vessel, costituita da un «uovo» di calcestruzzo, dello spessore di oltre un metro e mezzo, la quale serve ad impedire l'emissione diretta di materiali radioattivi all'è sterno, in caso di rottura del contenitore metallico. A Three Mile Island fu proprio questo contenitore di calcestruzzo ad impedire il disastro. Ed è stata la mancanza di tale misura di sicurezza che ha causato il guaio esterno di Cernobil. Per prima cosa, gli americani hanno cercato di stabilire la data d'inizio del disastro, che non corrisponderebbe a quella fornita dall'agenzia «Tass». L'inizio di tutto risalirebbe a giovedì o venerdì della scorsa settimana, nel corso di una delle delicate manovre necessarie per il mantenimento in funzione dei reattori a grafite. Lo ha ipotizzato ieri il dottor Allan Bromley, professore di Fisica all'Università di Yale, durante una conferenza alla American Physical Society. L'operazione è quella necessaria per l'estrazione della cosiddetta energia di Wlgner. Si tratta di questo. Dopo un certo periodo di funzionamento, 1 blocchi di grafite (che debbono essere compatti per svolgere la loro funzione di freno ai neutroni provenienti dal combustibile nucleare Uranio 235, i quali alimentano la reazione a catena) cambiano la loro struttura. La grafite si «gonfia», diventa una specie di «formaggio groviera». U ritorno allo stato compatto si ottiene scaldando la gra flte e durante l'operazione si ha il rilascio di una notevole quantità di energia, chiamata appunto di Wigner dal nome dello scienziato che individuò il fenomeno. Un disguido qualunque — ha puntualizzato Bromley — può aver provocato un surriscaldamento troppo rapido di almeno una parte del reattore che, a sua volta, può avere indotto la fusione del contenitore di acciaio, ponendo la grafite stessa in contatto con l'aria. Da qui l'incendio. La grafite impiegata nei reattori è praticamente carbonio puro, che difficilmente brucia se non a temperature di un migliaio di gradi. Ma. una volta che essa ha preso fuoco — ha rilevato Lawrence Orossman, professore di Ingegneria dei reattori all'Università di Berkeley — è estremamente difficile da spegnere, soprattutto quando sono In gioco centinaia di tonnellate r -naterlale. Il professor Orossman, che da tempo ha condotto attente ricerche sull'ingegneria dei reattori sovietici, ha detto che l'incidente potrebbe essere iniziato anche in altro modo, per esemplo nel corso di un'operazione di rimpiazzo del combustibile nucleare vecchio. Secondo 1 dati russi pubblicati nel 1975, Grossman ha rilevato che 1 reattori sovietici a grafite (indicati con la sigla Rbmk-1000) funzionano ad una temperatura di circa 250 gradi, ben al di sotto di quella di ignizione della grafite. La combustione della grafite — ha osservato Albert Ooodyohn, direttore tecnico della Oa Technologies di San Diego, che produce componenti per impianti nucleari — ha fatto aumentare notevolmente la temperatura, inducendo la fusione, con molta probabilità, di parti più o meno grandi delle leghe di zirconio di cui sono fatti 1 singoli contenitori degli elementi di combustibile, all'esterno del quali corrono i tubi dell'acqua che, sotto forma di vapore, alimenta le turbine della centrale elettrica. A questo punto una minima perdita d'acqua avrebbe provocato l'esplosione che vari testimoni hanno detto di aver udito. Infatti le leghe di zirconio reagiscono violentemente ad alta temperatura con 11 vapor d'acqua. La mancanza della struttura di calcestruzzo intorno al reattore ha fatto si che volassero per aria enormi quantità del veleni radioattivi che si formano nei reattori. L'esplosione, secondo altri scienziati americani, sarebbe dimostrata anche dalle quantità di cesio radioattivo rilevate nei campioni presi dagli analisti scandinavi. Secondo la ricostruzione di Ooodyhon, i tecnici russi, nel tentativo di dominare i fenomeni negativi all'Inizio della tragedia, avrebbero fatto rifluire acqua all'Interno del reattore per abbassarne almeno la temperatura; ciò, non solo non sarebbe stato sufficiente, ma avrebbe provocato un'ulteriore esplosione, in quanto a quelle temperature potrebbe essersi formato anche idrogeno libero. Cosi sarebbe pure spiegata la seconda esplosione che, secondo alcuni, sarebbe stata udita nella zona di Cernobil e che avrebbe anche fatto pensare allo scoppio di un secondo reattore della stessa centrale. Tutto questo però va preso con beneficio d'inventario, perché in mancanza di notizie precise ogni ipotesi può essere valida, oppure no. Altri fatti comunque sono stati messi in evidenza dagli studiosi americani. Per esempio, 11 numero delle vittime. Lo ha fatto notare 11 dottor Robert S. Hattner, capo del Dipartimento di Medicina nucleare dell'Università di California a San Francisco. E' terribile — ha detto — ma è molto probabile che il numero del morti nell'Unione Sovietica per il disastro nucleare salirà nei giorni futuri. La morte per radioattività — ha rilevato lo studioso — non avviene in un istante. Ma con lassi di tempo più o meno lunghi, a seconda delle dosi cui si è sottoposti. Se sono vere le notizie che parlano di oltre duemila casi letali a tutt oggi, questo numero va moltiplicato per dieci nel giro delle prossime settimane. Intanto, sempre da parte americana, sono stati Incrementati 1 controlli dei contenuti radioattivi dell'atmosfera nel cielo della confederazione. I primi aumenti di radioattività sono attesi per i prossimi giorni. Giancarlo Masini

Persone citate: Albert Ooodyohn, Allan Bromley, Bromley, Grossman, Lawrence Orossman, Robert S. Hattner, Three Mile Island

Luoghi citati: Cernobil, San Diego, San Francisco, Unione Sovietica, Usa