ll Pappagallo e l'Allegria osterie di Udine da salvare
B Pappagallo e l'Allegria osterie di Udine da salvare B Pappagallo e l'Allegria osterie di Udine da salvare UN anno fa. con rogito del notaio Italico Maraschi, a Udine nasceva il Comitato per la difesa delle osterie. Presidente onorario il decano dei pittori friulani Fred Pittino, presidente effettivo l'architetto Luciano Feruglio, ha come obiettivo «la salvaguardia della civiltà del mangiare e del bere friulano», spiega Enzo Driussi, uno dei fondatori. Sull'esempio di quanto già esiste a Verona, il Comi' tato vuole difendere i vecchi locali dall'avanzata delle pizzerie, soprattutto, e dei fast food. Dieci, finora, le osterie doc che hanno aderito al comitato, giurando eterna fedeltà al tajut (il bicchiere di vino) e all'atmosfera che si respira in quei luoghi di aggregazione, parte integrante del patriomonio civile di Udine e del Friuli. Fornaretto, Vitello bianco, Pappagallo, Canarino, Spezieria dei sani, Lepre, Allegria, Marinaio, Antico San Marco, Provinciali: osterie attraverso le quali sono passate e si rinnovano generazioni di bevitori. Disseminate nel cuore storico di Udine, intorno all'angelo segnavento del castello, troveranno presto alleati nell'intero Friuli «perché è bene adeguarsi ai tempi (leggi snack bar, hamburger house), ma non si possono disperdere valori acquisiti, ricordi, antiche abitudini». Ogni adesione è stata festeggiata in piazza, pubblicamente, con brindisi, evviva e pergamene d'autore. Le polemiche sul metanolo sono lontane dal Friuli: una cosa è 11 vino (e la fati¬ ca e l'amore di chi lo fa, il piacere di chi lo beve), un'altra l'alcol metilico. Alfeo Mlzzau, presidente della Società filologica friulana, ha definito le osterie «luoghi sacri forse quanto la famiglia e la chiesa», andando non molto lontano dal pensiero di chi le frequenta (e sono uomini e donne, anziani e giovani, padroni e operai, giudici e avvocati, medici e pazienti, preti e laici). Per Aurelio Cantoni, scrittore, osteria è cultura e modo di vivere. Luogo per incontrarsi e scontrarsi, di- ^™ Va scutere, litigare e fare la pace. Ridere, sorridere, cantare, risolvere antiche controversie, stipulare contrat,ti, sperare o recriminare (sul lavoro, sull'Udinese, sul tempo, sul padrone, sul governo). E ricordare un amico che non c'è più. Tra un brindisi e l'altro si gusta frico (formaggio fuso) con le patate, una fetta di prosciutto o una di salame con l'aceto, un'oliva o un'acciuga avvolta intorno a un cappero. Per stuzzicare l'appetito e sciogliere la lingua alla discussione. Mario Quargnolo, cinefilo di fama e studioso di cose udinesi, in un breve viaggio attraverso le osterie dei ri- «tàkii i ! hi — ! ò'av cordi, cita, fra tante, anche i Piombi, osteria a cavallo fra il mito e la leggenda, che deve il suo nome veneziano al fatto d'essere stata sotterranea. Qui si muoveva l'umanità più varia alla quale ha dedicato un poemetto «al sapore di vino e di fatalismo» anche Romeo Battistig, patriota udinese, morto durante la prima guerra mondiale. Ne emerge un quadro da corte dei miracoli, da bassifondi gorkiani. Nella Udine d'inizio secolo, accanto a personaggi curiosi, devastati dalle eccessive libagioni, ci sono anche avvocati, noti artigiani, maestri di ballo e di musica e giornalisti con in testa Filipponl (Filipon chel dal balon), il cronista che ha sfidato gli...spazi salendo su un pallone aerostatico (balon). Battistig lo dipinge prontissimo sulla notizia e gli fa annunciare: «O voi al telefono, la meti doman (corro al telefono, la pubblicano domani»). Il poemetto si chiude con un inno ai simboli di Bacco e Noè: «E quant che la Puglie/ 'nus mene a San Vit, ila eros no cenerate:/ si pianti une viU. E cioè: quando il vino (pugile perché il vino da taglio veniva dalla Puglia) ci porta a San Vito (il cimitero di Udine), la croce non occorre, si pianti una vite. E viti sono anche quelle osterie che il Comitato vuole difendere (e rinverdire) per alimentare un patrimonio irrinunciabile dì tradizioni, di amicizie, di brusii, di chiacchiere, di sana provincia, di genuinità. Come è ancora genuino il vino che sgorga dal boccale. Renato Romanelli
Persone citate: Allegria, Aurelio Cantoni, Enzo Driussi, Lepre, Luciano Feruglio, Maraschi, Mario Quargnolo, Noè, Renato Romanelli, Romeo Battistig
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