Sui passi di Volponi

Sui passi di Volponi Sui passi di Volponi Paolo Volponi, scrittore e poeta, non ha mai fatto mistero del suo amore viscerale per Urbino, città minuscola e isolata, eppure importantissima, autentico cuore del Rinascimento italiano. I colori caldi di Urbino, il suo cielo castissimo, i dintorni fitti di boschi, colli e filari, sono una presema costante, perfino ossessiva, nelle pagine dei romanzi di Volponi: il luogo di grazia e bellezza che promette tutto ciò che la grande città industriale nega. ffìQ'WBiB UrblnRprima. I di tutto perché ci sono nato più di sessantanni fa. Tra le sue mura ho vissuto per 25 anni, tutta la mia infanzia e adolescenza. Era 11 mio mondo, tutto il mio mondo, ed è rimasto, nel tempo, 11 mio paesaggio interiore. Sotto le sue mura, nel 1945, ho visto passare le legioni del più grande esercito che abbia mai attraversato la Storia. Urbino ha un incanto particolare, intenso, penetrante, che conquista profondamente chi ci vive. Condiziona. E' una città che ha una misura perfetta di spazi e volumi, strade piccolissime lastricate di mattoni, che improvvisamente si aprono in una piazza e poi scalini, volte, androni, vicoli, in una rete fantastica ma esatta. Al centro, quasi un perno su cui ruota tutta la città arrampicata sui due colli, c'è il Palazzo Ducale, ampliato e valorizzato negli anni di Federico di Montefeltro, nella seconda metà del Quattrocento. Le sale sono state trasformate in sede della Galleria Nazionale delle Marche, punto di passaggio obbligato perché custodisce alcune fra le più significative e affascinanti opere dell'arte italiana: «La muto» di Raffaello, «La flagellazione, di Piero della Francesca, e poi ancora Paolo Uccello, Slgnorelli, Giusto di Gand. Le prospettive callbratisslme di Piero della Francesca hanno una corrispondenza perfetta con la città, che è rimasta quella residente. Ugualmente è sopravvissuto un tessuto produttivo artigianale di grandissime tradizioni. Bisogna pensare che sino alla fine del Cinquecento, Urbino era una città fiorentissima, ricca di scuole e botteghe di ceramica, mobili, tessuti, oreficeria. Produceva strumenti ottici, scientifici e orologi tra i più precisi d'Europa. Oreficeria e ceramica sono ancora arti vive tra gli urbinati, anche se il turismo, soprattutto in questi ultimi trent'anni, è diventato il punto di forza- • • A Chi va per la prirria' volta a.Urbino, consiglio^ sempre di scoprirla senza fretta, di camminare e perdersi tra le strade minuscole della città vecchia, sui saliscendi di gradinate, scale e scalini. Dietro a un angolo semibuio può capitare il colpo d'occhio di un'apertura che corre fino all'orizzonte verdissimo delle colline. Poi consiglio di uscire da Urbino e girare per le strade di campagna ancora bianche, scoprire le frazioni, le chiese isolate, le rocche delle antiche signorie, i paeselli di Sassocorvaro, Mondavio, San Leo. Risalire la valle del Metauro verso la Toscana, fino a Sant'Angelo in Vado e Mercatello sul Metauro. Anche 1 dintorni fanno parte della bellezza di Urbino, e offrono, perché no?, piacevolissimi incontri con la cucina locale. Per mangiare davvero bene non serve il ristorante elegante, o peggio quello turistico e reclamizzato, ma basta spostarsi In campagna, nelle vecchie trattorie fuori Paolo Volponi intatta nei secoli e dentro le mura cinquecentesche non è stata turbata da innovazioni o rifacimenti edilizi. La sua posizione particolare, decentrata rispetto alle grandi vie di comunicazione, alla fine si è rivelata una fortuna, perché in un certo senso, isolandola, l'ha preservata. Credo sia una delle pochissime città, forse l'unica, ad avere le stesse vie d'accesso che aveva negli Anni 40. Anzi prima c'era una ferrovia che la collegava a Fabriano, e quindi a Roma, che ora non esiste più. Oggi Urbino è una città essenzialmente universitaria, abitata da una popolazione studentesca numerosa quasi quanto mano. Paolo Volponi Testo raccolto da Pino Corrias S

Persone citate: Federico Di Montefeltro, Metauro, Paolo Uccello, Paolo Volponi, Piero Della Francesca, Pino Corrias, Volponi