Nel magico Palazzo di Federico mille stanze cento capolavori

Settimanale dei viaggi e della buona tavola Settimanale dei viaggi e della buona tavola Nel magico Palazzo di Federico mille stanze cento capolavori URBINO è una straordinaria citta delle Marche per paesaggio e memorie. Sta su un'altura al margini del Montefeltro, di cui fu un tempo capitale politica e culturale e deve tutto a Federico, principe saggio del Rinascimento Italiano, grande mecenate, amante delle arti e delle lettere, non privo di debolezze, una delle quali era quella di farsi sempre ritrarre di profilo essendo guercio, per cui nessuno oggi conosce l'altra meta della faccia del duca di Urbino. Federico uni il mestiere di militare a quello di signore illuminato, tanto da investire tutto ciò che guadagnava facendo 11 capitano di ventura In un palazzo, il Palazzo Ducale, che ancor oggi rimane uno degli esempi più splendidi di reggia quattrocentesca. «Anzi non un palazzo, ma una città In forma di palazzo esser pareva...», scrisse Baldassarre Castiglione ne II Cortegiano, perché ciò che meraviglia anzitutto della dimora di Federico, 11 monumento più illustre di Urbino, definito dal Carda- .. relli «infinito e tutt' I Mocolle », son9j Montaigne scrìsse che «aveva tante stanze quanti sono i giorni dell'anno», e forse non esagerava perché meandri di sale, saloni, scale, rampe, giardini pensili, cortili, scuderìe e sotterranei oggi non ancora del tutto esplorati, si finisce veramente per credere che il palazzo ducale, concepito, dal Laurana e al quale lavorò Francesco di Giorgio Martini, sia l'intera Urbino. La prestigiosa fabbrica non finisce mal di stupire. Due mesi fa sono stati riportati alla luce 1600 metri quadrati di sotterranei dove viveva la servitù, con le cucine, 1 bagni e persino la «neviera», dove veniva accumulata la neve per con¬ servare 1 cibi. Ma sono soprattutto il cortile d'onore, le sale dai grandi camini e dal portali scolpiti, lo studiolo del duca dalle cui tarsie si sprigionano In una intellettuale finzione giochi di illusione ottica, a rendere eccezionale la casa di Federico. Il palazzo è sede della Galleria nazionale delle Marche, si direbbe quindi arredato con una pinacoteca di grande prestigio, in cui «La muta» di Raffaello, «La flagellazione* di Piero della Francesca, la predella di Paolo Uccello, la -Città faello giovinetto fissare nella mente 1 colori dei paesaggi. Oggi Urbino sembra ri-, flessa dentro uno specchio magico: appare al principio come un approdo regale, da epopea cavalleresca, ma a percorrerne le stradine in salita, 1 «giri», le «plole», le piazzette, risulta discreta, appartata, di un pudore quasi borghigiano, nonostante la popolino tredicimila studenti universitari, giovani della Scuola per l'illustrazione del libro, delle accademie d'arte, dell'Istituto di educazione fisica e. La visita a Urbino deve iniziare dal Palazzo Ducale, labirinto di sale, scale e gallerie che fa da specchio al dedalo di piazze, viuzze e rampe della città. Un'atmosfera che riporta a Tasso e Raffaello, al Bembo e al Bramante... I dolci dintorni regalano specialità gastronomiche care a Michelangelo ideale», e i Melozzo, 1 Tiziano, 1 Slgnorelli, 1 Giusto di Gand testimoniano il passaggio di tanti artisti olla in estate, anche dei corsi di musica rinascimentale e barocca. Un'immagine «duale» ha det£o l'architetto Giancark>| . .vDBjCarlo che l'ha studiasi, 3 xure6nisticamente. n duafl-' smo è riscontrabile anche nel carattere degli autentici urbinati, che appaiono un po' Immalinconiti per,-l'Isolamento della loro splendida e meditabonda capitale: «Urbino s'é addormentata con Federico», ha detto Salvatore Fiume. Ma spesso si scuotono in laceranti polemiche sull'immagine della citta, quasi 11 interessasse 11 prestigio più che il benessere, la qualità della vita più che l'impoverimento. Forse per questo, come scrisse G. B, Vicari, «è facile a chiunque sia di qui, soltanto che alzi gli occhi, sentirsi aristocratico». Per capire Urbino bisogna esserci nati o averci trascorso una vita, ma per la suggestiva fronte a po- nente a strapiombo sul Mercatale, con le logge sovrapposte e 1 torri cini svettanti, che sembrano ispirati a un castello fiabesco. Si narra che, giunte difronte a questa visione ariostesca, anche le soldataglie di Napoleone si fermarono ammutolite e non osarono andare oltre. Anche oggi dietro questa fronte misteriosa e limpida, con i colori del sole sul laterizio, diffusi ed esaltati attorno, nei muri delle vecchie case, nelle absidi, nei colli dolci ; dello sfondo, si Immaginano Tasso e Bembo, si capiscono Bramante e l'armonia sovrana delle sue proporzioni e si vede Raf- SCEGLIERE un buon posto nella classe economica di un jet di linea è quasi una sfida. Generalmente l'impiegato che fa il biglietto si limita a offrire due tipi di scelte: fumatori-non fumatori e finestrino-corridoio. Tanta laconicità è giustificata dal fatto che sulla maggior parte degli aerei oggi in servi■ zio i posti sono quasi tutti accettabili. Naturalmente si può sem- film ben visibile e la porta della toilette a ragionevole distanza. Per ottenere ciò che si desidera, però, occorre spiegare i propri desideri prima che i posti vengano assegnati. Sulla scia di certi incidenti la paura ha spinto alcuni a fissarsi sulla parte posteriore dell'aeroplano, considerandola più sicura del resto. E' un'idea come un'altra, che non ha nessuna base scientifica: dal punto VIAGGIARE ACCORTO pre aspirare al meglio: un sedile che si reclini completamente, un posto vicino al ' finestrino e non direttamente sopra un'ala che copre la vista, lo schermo del visitarla come città d'arte occorrono almeno due giorni, uno dei quali dedicato al solo Palazzo Ducale, al Duomo con l'annesso Museo Albani (Clemente XI Albani, papa nel '700, era di Urbino) e alla vicina chiesa gotica di San Domenico.. n giorno successivo può essere dedicato agli Oratori. Il primo è quello di San Giovanni che conserva alle pareti il meraviglioso ciclo di affreschi dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni (sec. XIV) esponenti del gotico internazionale, con la grande ^Crocifissione* sul fondo. L'altro oratorio è quello di San Giuseppe che custodisce lo scenografico presepe di Federico Brandani, insigne stuccatore cinquecentesco. E' d'obbligo una tappa alla casa tìi Giovanni Santi dove nel 1493 nacque Raffaello. SÌ trova lungo la ripida via che sale al piazzale Roma. Ambiente di grande effetto, piccole scale, cortiletto ombroso; la stanza natale è contrassegnata da un distico del Bembo; vi si conserva un affresco di Madonna considerato oggi uno dei saggi precoci di Raffael- E chiaro dunque che, aiftì^fflSr^&.oissa-is. iti sno.njfinifief secoli daWa* m'idei Sono- àom^ff^jmitm^^t, è sempri"flttlma paio di brevi gite, possibil b ^ff^jmpaio di brevi gite, possibilmente a piedi: una, se è bel tempo, al Colle del Cappuccini caro al Pascoli dell'Aquilone («C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi -d'antico...»); l'altra a S. Bernardino agli Zoccolanti, dove sono sepolti i duchi. La chiesa è due chilometri fuori città, vicino al cimitero. Forse è opera dei Bramante. Qui, insieme al figlio Guidobaldo I e alla nuòra Elisabetta Gonzaga, riposa Federico da Montefeltro, gonfaloniere di Santa Romana Chiesa, capitano generale di tre papi, due duchi di Milano, due re di Napoli e della signoria di Firenze, condottiero della Lega italica. Sta, dice il Baldi, «sotto la coperta di gran