Nei misteriosi castellari fortini degli antichi liguri

In Riviera e Lazio passo a passo itinerari di primavera In Riviera e Lazio passo a passo itinerari di primavera Nei misteriosi castellari fortini degli antichi liguri Icoloni greci di Focea, che intorno al 600 avanti Cristo fondarono Marsiglia, divennero presto potenti, navigarono il Mediterraneo e l'Atlantico fino alle isole britanniche, commerciarono con l'Europa centrale e grecizzarono tut-, ta la costa mediterranea della Francia, fondando, tra le altre, le città di Antipolis (Antibes), Nike (Nizza) e Monoikos (Monaco). Ma qui si fermarono. Sulla strada dei-levante avevano Incontrato una irriducibile' popò-' lazione, di pastori e contadini, con una cultura arcaica rispetto a quella raffinata delle colonie greche, ma ben decisi - a difendere la propria autonomia. Erano i liguri. Negli ultimi anni è stata individuata e parzialmente riportata alla luce la linea' delle fortificazioni -dalle quali i liguri per secoli organizzarono un'efficace difesa contro tutti gli aggressori esterni, compresi i romani. Sono i «castellari», fortini situati sulle cime più elevate a ridosso della costa, spesso a picco sul mare, luoghi adatti a scrutare le spiagge e le valli. Andare alla loro scoperta significa penetrare in un territorio di ampi panorami di solitudine e di silenzio sulla costa e sulle Alpi, un ambiente aspro ma denso di suggestioni. Particolarmente numerosi sono 1 castellari dell'estremo Ponente, raggiungibili da Ventimiglia, Bordighera, Sanremo, Imperia. In qualche caso sono difficilmente individuabili tra le rocce e le coltivazioni: una guida molto utile è costituita da un volumetto (con cartine e disegni) della Newton Compton, «Liguria, itinerari archeologici: di Enzo Bernardini. Risalendo lo spartiacque da Ventimiglia o Bordighera tra le valli del Roja e del Nervla, è possibile vedere quella che dovette essere la prima linea dei liguri verso Ponente. Dall'Aurelia si imbocca la strada per Dolceacqua e poco prima di Camporosso si svolta a sinistra (per Ciaixe). Tra vigne e uliveti si oltrepassa la Colla Sgarba e, poco oltre la località Fontane, sulla destra, è facile individuare una cima a piramide, intagliata dalle «fasce» un tempo coltivate a vite, a picco sulla valle Nervia. I segni del'antica costruzione sono scarsi, cancellati da secoli di lavori agricoli; vi sono stati invece recuperati numerosi frammenti di ceramica. Davanti alla chiesetta della frazione Ciaixe (dove Rilie\n del castellare ra//amenti di Cima d'Aurin iguria». Newton Compton ed.) prima di Cristo al secondo dopo Cristo. Muri a secco, collegati a pareti rocciose naturali ne fanno una formidabile postazione, mentre i resti di un basamento fanno pensare a una torre e a un castello intorno al quale c'era forse un villaggio. Più avanti c'è il castellare di cima Tramontina (segnalato da un ripetitore tv) che conserva parte di un muraglione; altri 4 chilometri, sulla strada che diventa sempre più precaria, e si arriva al monte Abelllo (siamo ormai oltre i 1000 metri). La cima è occupata dai resti di un castello medioevale, costruito sulle pietre del castellare preromano. Altri castellari si trovano ancora più in alto: sono quelli di monte Altomoro e di monte Moro, riservati a chi non occorre lasciare l'auto) un sentiero a sinistra porta alla base di un altro castellare, affacciato sulla valle Roya. Il signor Diaferio e sua moglie, che qui hanno una casetta, un uliveto e una magnifica vigna di rossese vi indicheranno il sentiero per la cima. Che è coperta di rovi ma presenta tutto intorno un bastione naturale che ne fa una piazzaforte imprendibile. Resti di trincee e filo spinato testimoniano dell'uso militare anche durante l'ultima guerra. Si riprende la strada in salita e si arriva al bivio della Colla dove, svoltando a sinistra sulla strada in terra battuta, si scopre il castellare di Cima d'Aurin, il più imponente della zona, utilizzato, secondo il Bernardini, dal quarto secolo teme i 10 chilometri di una strada divenuta un tratture Più facile la visita a due castellari sulle colline di Sanremo. Quello di monte Bignone, a 1299 metri a picco sulla città, si raggiunge con una comoda strada, una decina di chilometri, e un ultimo tratto di sentiero nel bosco. Una vasca dell'acquedotto ha in parte coperto la struttura ma non impedisce che se ne'colga tutta la formidabile capacità—difensiva, con i suoi muri a secco saldati alle pareti naturali di roccia strapiombante. La vista spazia sulla costa ligure, su quella francese e sulle Alpi. L'altro castellare di Sanremo, quello di monte Colma, chiede un po' di fatica, ma la merita perchè è uno dei più grandi finora scoperti. Scendendo da monte Bignone si svolta a sinistra per Baiardo e dopo qualche centinaio di metri sulla destra sì infila una stradina sterrata in forte discesa nel bosco. Con una certa cautela si può arrivare in auto fino a qualche centinaia di metri dal castellare, che si trova dove il crinale, ormai nudo di alberi, cala decisamente verso la costa (lo si può raggiungere anche salendo a piedi dalla frazione sanremese di Verezzi).' L'individuazione del castellare, i cui resti si confondono con le rocce naturali affioranti dal terreno e con i muri a secco eretti dai contadini, può presentare qualche difficoltà; utilissimi i disegni del libro del Berdardini, che aiutano a scoprire un'ampia cinta (oltre 100 metri) di bastioni, le fondamenta di varie costruzioni, tracce di un villaggio dove un tempo ci fu vita. Vittorio Ravizza posti letto in tutto; ristoranti; pizzerie; bar; attrezzature a mare. Nel litorale di Ponente sono noti «Rocco», per essere stato il primo stabilimento della zona, e «Giulio» per la buona cucina. C'è la spiaggia libera, gestita, pulita dalle cooperative di giovani, che tengono a bada i poco graditi nudisti.