Pollino: le rare orme del gatto selvatico

Pollino: le rare orme del gatto selvatico Pollino: le rare orme del gatto selvatico DA qualche settimana 11 Pollino, l'antico •Mona Apollineus* che si estende tra la Basilicata e la Calabria, è diventato Parco anche per la legge. Ultimo contrafforte di rocce calcaree con tracce di antichi ghiacciai, prima del massicci cristallini della Sila e dell'Aspromonte, è straordinariamente variegato nella flora, nella fauna e nelle preesistenze culturali. Qui i ghiacciai hanno lasciato il loro segno con fenomeni di erosione fluviale, glaciale, carsica e crlocarsica. Le valli glaciali della faggeta di Chiaromonte, la zona del Plani di Pollino, le forme carsiche del Piano di Campotenese, del Piano di Ruggio, del Piano di Zaperna, del Plano di Vacquarro, sono alcune delle testimonianze della storia geologica di questo comprensorio. La presenza di un sistema di grotte carsiche tra cui quella della Sirena, quelle a monte di Masseria Tacci, quella del Pozzo a Timpone del. Corvo, aggiunge interesse ulteriore a un ambiente naturale da tempo Pro e contro Aparte rare eccezioni, è ormai scontato che la maggior parte dei giardini zoologici' vanno chiusi, visto che gli animali tenuti prigionieri in pochi metri quadrati non offrono certo uno spettacolo interessante né hanno valore didattico. E' sicuramente molto meglio vedere uno stupendo documentario o visitare un Museo di storia naturale con una serie di diorami perfettamnte costruiti che osservare una tigre di cui il comportamento, il ritmo biologico e persino la morfologia hanno subito in cattività profonde "'^mrjdificazioni. Alcuni zoo invece svolgono un ruolo fondamentale nella ricerca e nella conservazione delle specie. E' il caso del giardino zoologico di Londra: qui nel 1829 è stata creata una collezione di animali selvatici a cui è stato dato il nome di «zoo». v ,, TRASPORTARE pesi sulla testa ' può sembrare un difficile e faticoso equilibrismo, eppure un'equipe internazionale di fisiologi (di cui fa parte anche il professor Cavagna dell'Università di Milano) ha scoperto che questa tecnica può rappresentare, per le persone abituate, un grande risparmio di energia. In Italia le donne che, con la mezzina piena d'acqua o la fascina di legna sulla testa, percorrevano lunghi tratti senza riposarsi ogni pochi metri (come accadrebbe a chiunque oggi tentasse l'impresa) sono ormai scomparse. Ma in altre na: zioni, ad economia prevalentemente agricola, tra¬ segnalato per la sua preziosità. n versante calabrese del Pollino è considerato la più estesa area selvaggia italiana per la sua natura intatta. Per questi motivi è da anni sotto il vigile occhio dei naturalisti che lo hanno sinora difeso dagli appetiti speculativi. ' Questi si sono appuntati sull'area con progetti che prevedevano la creazione di un centro sciistico capace di ospitare oltre centomila persone. -Il progetto fu vivacemente osteggiato: W.W.P. e' C.N.R. presentarono un controprogetto che prevedeva la completa tutela del comprensorio del Pollino. Nell'agosto del 1977 la Giunta regionale della Basilicata, anche per porre fine alle controverse vicende che interessavano l'area, bandi un concorso per la creazione del Parco del Pollino. Ne usci vincitrice la proposta del gruppo interdisciplinare coordinato dal professor Ferrara dell'Istituto di Ricerca Territoriale e Urbana dell'Università di Firenze. Partendo dalla constatazione del supera¬ Quando l'istituzion mento del protezionismo acritico che vede i parchi avulsi dal resto del territorio e dalle realtà umane circostanti, il Progetto Pollino giunge a una nuova etica territoriale che permette un'integrazione consapevole dell'uomo con l'ambiente. Pino loricato Il pino loricato, simbolo del parco, costituisce un importante elemento botanico relitto che caratterizza i pascoli di altitudine del massiccio del Pollino. Al di fuori di questo territorio soprav¬ e svolge un ruolo fon vive solo più in alcune piccole stazioni sul monti di Orsomarso e Verbicaro in Calabria e sui monti di Alghi e Serra la Spina in Basilicata. Il pino loricato generalmente è abbarbicato saldamente sulla nuda roccia. Questo fa sperare che taluni esemplari si siano salvati anche nelle zone recentemente devastate dal fuoco. In ogni caso i terreni resi aperti e privi di vegetazione dal fuoco costituiscono un ambiente ideale per la rinnovazione da seme da parte delie piante circostanti. Oltre a questa specie, il patrimonio. floristico del Pollino conta altri 710 taxa. Rispetto alla flora degli altri massicci appenninici è caratterizzato da una minore presenza di elementi endemici (2,5 per cento) e illirici (12,2 per cento) e da una elevata percentuale di piante europee (23,1 per cento). Senza dubbio la specie animale più preziosa che vìve nella zona Pollino-Orsomarso è il lupo, presente' in una trentina di esemplari. Altrettanto raro è il gat¬ damentale nella ri to selvatico, mentre incerta è la presenza della lontra, ormai pressoché scomparsa dalla nostra penisola. Popolano l'area una ventina di caprioli e alcune centinaia di cinghiali, cui si aggiungono faine, puzzole, martore ed altri piccoli mammiferi. Grande interesse nel campo ornitologico è rappresentato dalla presenza dell'aquila reale con almeno due coppie'nidificanti. Avvistato, ma non nidificante, è invece il grifone capovaccaio (NephTtm percnopterus). Numerosi altri falconiformi, dal lanario al falco pellegrino, al falco sacro, al gheppio, alla poiana sono ritenuti nidificanti. Degna di nota Infine la presenza della Salamandrina terdigìtata, anfibio piuttosto raro. In complesso quindi una fauna molto variegata e particolarmente delicata, le cui uniche possibilità di salvaguardia stanno nella protezione degli habitat. Notevole è il patrimonio culturale, storico e artistico di cui l'area del Pollino dispone. Le tracce dei nostri antenati sono numerose: in ricerca e nella conserv