«Alta definizione» in Tv guerra tecnica e politica

«Alta definizione» in Tv guerra tecnica e politica «Alta definizione» in Tv guerra tecnica e politica E, battaglia aperta sull'alta definizione, il sistema tv che migliora la qualità dell'immagine televisiva avvicinandola a quella del cinema. In maggio i Paesi che aderiscono al CCIR, il comitato consultivo organo dell'Unione Internazionale delle Telecomunicazioni (UIT), dovranno decidere se raccomandare l'adozione del sistema giapponese brevettato da Sony e NHK (la Rai nipponica) come standard mondiale della produzione cinetelevisiva. L'elettronica sostituirebbe la pellicola di celluloide nella realizzazione di telefilm, sceneggiati, forse anche di film per la tv, in attesa che una norma universale si imponga anche nel campo della trasmissione e della ricezione domestica. Ma il mondo è diviso. Stati Uniti e Canada appoggiano lo standard giapponese; gli europei capeggiano il fronte opposto, vantando una maggioranza del 70 per cento delle nazioni. L'Italia è divisa al suo interno e non ha ancora preso posizione. Un'apposita commissione costituita dal sottosegretario alle Poste esamina in questi giorni la questione. In ballo non c'è solo la riconversione degli studi televisivi ma la trasmissione sui prossimi satelliti europei a diffusione diretta e, in prospettiva, la nuova generazione di televisori. Ai motivi di ordine politico-industriale si intrecciano argomenti tecnici. In cosa consiste un sistema ad alta definizione? I parametri in gioco secondo gli esperti sono quattro: a) uno schermo più grande, più brillante e con un colore più fedele; b) un rapporto fra larghezza e altezza dello schermo modificato (dall'attuale 4/3 TV ad ALTA DE QUALITÀ' NHK t12S<60 SIM PAI (625/50) Progressione verso l'alta definizioregressione dall'attuale standard N a 5/3) allungando l'immagine a somiglianza di quella cinematografica; c) una risoluzione migliore ottenuta aumentando il numero delle linee (oggi sono 625 con il Pai, 825 col Secam e 525 con l'NTSC in vigore negli Usa e in Giappone); d) la scomparsa di «effetti spuri», quei tremolìi finora tipici dell'immagine televisiva, dovuti a vari fattori fra cui l'Interferenza fra 1 segnali di colore e di «luminanza». Primo a impegnarsi nel settore 15 anni fa, il Giappone ha messo a punto uno spettacolare sistema a 1125 linee, immagine allungata e «frequenza di quadro» di 60 hertz (il pennello elettronico che disegna sullo schermo mezza immagine alla volta — cioè un quadro — lo fa' a un ritorno di 60 quadri al secondo). I problemi di un sistema del genere sono due. Il televisore grande e piatto, che è ancora di la da venire, e la trasmissione: 11 grande numero di linee ha infatti bisogno di una banda di frequenza ben più un programma generalizzato che rende possibile un'analisi completa del vostro personal computer stando comodamente a casa. Una FINIZIONE 2 CH-MAC/ SIMPLE MUSE NTSC (525/60) N( ne con uno standard MAC e HK giapponese con II MUSE. ampia di quella resa disponibile non solo dalle reti terrestri ma anche dai satelliti a diffusione diretta. Oggi i giapponesi propongono un sistema chiamato MUSE che riesce a comprimere i segnali ma impone in cambio sacrifici di risoluzione. Le 1125 linee sono praticamente ridotte a 900 e lo sfondo è soggetto a sfarfallamenti, specie quando la scena è In movimento. Per eliminarli la qualità dovrà forse scendere ancora. Buona è invece la conversione su pellicola. Le obiezioni dei critici sono precise: per quanto apprezzabile, dicono, lo standard giapponese nasce vecchio. La norma a 60 quadri al secondo, decisa in accordo con la frequenza della rete elettrica giapponese, degli Usa e di parte dell'Asia, penalizza la maggior parte delle nazioni, fra cui l'Europa, dove quella frequenza è 50 hertz. La conversione è infatti difficile e costosa e lascia aperti vari problemi pratici, per esem¬ persona}

Luoghi citati: Asia, Canada, Europa, Giappone, Italia, Sony, Stati Uniti, Usa