Freud: la psicanalisi è un metodo di cura Jung: la psicanalisi è un sistema del mondo

Freud: la psicanalisi è un metodo di cura Jung: la psicanalisi è un sistema del mondo Freud: la psicanalisi è un metodo di cura Jung: la psicanalisi è un sistema del mondo ma non 6 neppure possibile procedere per cumulazione poiché, come vedremo, il progetto scientifico complessivo non è più lo stesso, al di là delle singole differenze di contenuto. Contrariamente a Freud, sempre timoroso e ambivalente in proposito, Jung non ha dubbi: la psicoanalisi è un metodo di cura, ma anche una scienza comples- siva. un sistema del mondo, dotato di un discorso forte, degno di interloquire con la più alta tradizione filosofica e, In senso lato, teorica. In corrispondenza alle due funzioni dell'Istituto zurighese, quella medica e quella accademica, si delineano due ambiti scientifici, dotati di uno statuto epistemologico diverso, sebbene tra loro dialetticamente connessi: quello clinico e quello sistematico. In un primo tempo, in quanto psichiatra, Jung adotta il pensiero di Freud, Doppia vittoria qu lo utilizza con successo nella diagnosi e nella terapia delle psicosi. Riconoscerà sempre al maestro viennese di aver operato una vera e propria rivoluzione nel confronti della psichiatria classica, tassonomica e descrittiva. Ma è in quanto teorico della psicologia che Jung si distanzia progressivamente da Freud: il loro divario Cari Jung sorge dalla teoria e si estende solo successivamente alla clinica. Jung rifiuta di fare della teoria il momento di estensione dell'esperienza terapeutica. La psicoterapia non è, per lui, una psicologia generale. Si relntroduce cosi, sulla scena psicoanalitica, quella distinzione tra salute e patologia che Freud aveva pervicacemente negato, a costo di estendere l'ombra della malattia sull'umanità intera. Jung, erede dell'idealismo tedesco, che si riconosce ando si sarà capito nell'autonomia dello spirito (Geist), non può accettare un modello psicologico che si fonda su un concetto spurio, come quello di libido, energia psichica di natura sessuale, radicata nel corporeo, frammentata in pulsioni parziali, mal completamente amministrabili. Ed è proprio la libido a costituire 11 perno attorno al quale Jung fa ruotare, sino alla trasformazione, 11 pensiero freudiano. Pensiero, a suo dire, riduttivo, impoverente, che privilegia la polarità biologica dell'uomo a scapito di quella spirituale. Per ovviare al riduttivismo freudiano, Jung agisce su due plani distinti, benché coordinati. L'uno, più Immediato, costituisce la pars àestruens: vi si opera infatti un ridimensionamento della figura di Freud, una storicizzazione delle sue scoperte, una relativizzazione del suo pensiero; l'altro, la par* construens, innalza invece un grande edificio sistematico, una vera e propria teoria della cultura. Consideriamo, innanzitutto, la prima delle due dimensioni, ove la pslcoanallsi prende le distanze da se stessa, si guarda come un avvenimento culturale tra gli altri, esce, in un certo senso, dalla prospettiva religiosa con la quale Freud aveva vissuto la sua fondazione. Jung elabora contro l'assolutismo di Freud e il dogmatismo della sua scuola, una teoria della conoscenza di grande interesse. La psicoanalisi, dice Jung, non può dire nulla di vero e di giusto sulla psiche, ma solo qualche cosa di veritiero, di inerente a un'esperienza soggettiva. che cosa guida il con~ ~ ' - , ; Anche l'esperienza più esclusiva e personale possiede però un valore conoscitivo in quanto testimonianza. Ciò che è stato vissuto seppure da un solo uomo, ha una sua validità perché è accaduto ad un appartenente alla specie umana. In questo senso anche il soggetto è un dato oggettivo, una frazione di mondo. L'obiettività scientifica tuttavia si conquista solo con il metodo, con la correttezza deil'autosservazione, con la veridicità dell'espressione comunicativa dei fenomeni osservati, nonché con 11 riconoscimento della relatività di ogni apporto di sapere. Il pensiero di Freud, dice Jung, è una testimonianza soggettiva che ha portato alla luce una grande verità umana, benché espressa nelle forme storiche di un luogo e di un'epoca. Jung ridimensiona Freud sino a considerarlo un residuo storico, l'ultimo frutto dell'epoca vittoriana, il suo definitivo distruttore. Se la sua opera illuministica, di svelamento della falsa coscienza borghese di tradizione ottocentesca, fu meritoria, non dobbiamo dimenticare, avverte Jung, che egli rimase impigliato nel suo stesso atteggiamento critico, demolitore, negativista. ■Da tutto il pensiero di Freud, scrive «ridonda dunque su di noi un terribile, pessimistico "niente altro che". In esso non si apre mai uno spiraglio liberatorio su forze soccorritrici, risanatrici, che l'inconscio faccia giungere a beneficio del malato. Ogni posizione viene scalzata mediante la critica psicologica che ridu¬ trollo della prolifera s. ; ce ogni cosa ai suoi elementi sfavorevoli e dubbi, o almeno insinua che tali elementi esistano. Slmile posizione eminentemente negativa è peraltro indubbiamente giustificata di fronte alle Inadeguatezze che la nevrosi origina in abbondanza». Queste righe tratte, significativamente, dal necrologio che Jung scrisse per la morte di Freud, ci danno la misura dell'impresa, definita pars destruens, con la quale si salda un debito e si fa spazio alla fondazione di un nuovo campo del sapere. Tuttavia il medesimo testo si conclude in modo oracolare ma estremamente significativo. Jung insinua che Freud, attraversato dalla parola dello spirito, ' l'ha fatta propria, vi ha aderito sino alla nevrosi, senza capire che le nostre idee non sono prodotte da noi, ma ci producono. «Almeno una volta», im- razione cellulare ~ : ~ ; fili 'js. t plora, «ci si dovrebbe chiedere: perché quel pensiero è entrato In me In tal modo? Che cosa significa in rapporto a me stesso?». Freud, ha eluso questo interrogativo e di conseguenza, si è comportato come uno posseduto dagli spiriti. •In realtà soltanto "lo spirito" può scacciare gli "spiriti", non l'Intelletto Mentre Jung infligge il Sigmund Freud colpo di grazia al maestro, usando tutte le armi in suo possesso, prepara, nel vuoto lasciato da quella figura, il grande scenario di una psicologia hegeliana, molto lontana ormai dal criticismo razionalista, di stampo kantiano, del fondatore. Per sintetizzare l'originalità della posizione junghiana osserviamo, ancora una volta, come essa proceda contemporaneamente su due binari: Freud ha messo a punto una tecnica e una teoria per la terapia delle affezioni psichiche e, nel W»\S' : i a8\0i\! .T. o*\w. i .Y. stesso immettendo nuovo PDGF da esse prodotto che riattiva la proliferazione delle cellule muscolari. Il processo continua cosi fino a che si producono lesioni più gravi della parete vascolare che possono produrre l'ostruzione del ' vaso stesso. E' curioso e interessante che ambedue le più Importanti cause di morte abbiano come base comune un'alterazione del controllo della proliferazione cellulare. Ciò accentua il ruolo centrale che il gioco degli oncogeni e dei fattori di crescita svolge nell'equilibrio del nostro corpo. Se ne può dedurre, con una punta di ottimismo, che cancro e arteriosclerosi verranno sconfitti contemporaneamente non appena il progresso delle nostre conoscenze di biologia cellulare riuscirà a districare completamente la complicata matassa di fili che guidano il controllo della proliferazione cellulare. Pier Carlo Marchisio ongono