Marco Aurelio il filosofo sull'orlo dell'abisso

Nei «Ricordi» dell'imperatore romano la crisi del mondo antico Nei «Ricordi» dell'imperatore romano la crisi del mondo antico Marco Aurelio il filosofo sull'orlo dell'abisso IN un articolo di circa un anno fa Gianni Vattimo si domandava che cosa rende cosi attuali gli scritti di Marco Aurelio, che cosa avvicina il pensiero dell'imperatore filosofo alla sensibilità moderna. E individuava questa affinità elettiva nel fatto che Marco Aurelio vive e accetta la caduta del grandi sistemi speculativi dell'antichità classica, di Platone e di Aristotele in particolare; la sua è una filosofia della crisi, debole nella struttura, carente di organicità, In cui il dubbio si insinua aprendosi spazi sempre più ampi. E anche se Marco Aurelio cerca di ipotizzare una ragione universale che regola 11 cosmo, essa resta avvolta nell'incertezza, appare più motivata dalla necessità di sfuggire all'arbitrio della casualità che non da una positiva fiducia. Carlo Carena nella sua ampia e approfondita introduzione al Ricordi di Marco Aurelio, ripubblicati da Einaudi, dopo aver delineato un esauriente schema del cammino percorso dallo stoicismo a partire dal suo fondatore Zenone del ni secolo avanti Cristo, vede disfar¬ si nel pensiero di Marco Aurelio la solidità del sistema filosofico stoico, dalla positiva fiducia nella ragione dell'universo al concetto di unità dell'umanità intera, al ruolo stesso dell'individuo e della sua esistenza all'interno di questa unità. E ha ragione quando dice che l'insistenza di certi aforismi sull'eterna razionalità dell'universo, sull'essere l'uomo un atomo della grande materia che è l'umanità, sembra più un tentativo disperato di autoconvincimento che non un'affermazione di fede convinta. Marco Aurelio è, al di là delle apparenze, il filosofo del dubbio, ma soprattutto è l'uomo che vive la più grande crisi del mondo occidentale, la crisi dell'antichità classica, della cultura greca e latina, la crisi dell'impero romano. E non la vive da privato ma da imperatore, seduto su quel trono che forse sente vacillare durante le sue campagne contro Quadi e Marcomanni, e che ancor più sente privo di significato: alla romanità, lui imperatore romano, non può credere, e glielo insegnava anche la sua filosofia che parlava di umanità come di una unità senza ANCORA un libro su Alfred Hltchcock. Dopo i numerosi saggi e volumi apparsi in questi ultimi anni, dopo il bellissimo Cinema secondo Hitchcock di Francois Truffaut — ristampato lo scorso anno da Pratiche Editrici di Parma nella nuova edizione ampliata —, parrebbe - che, almeno per il momento, una «pausa di riflessione» potrebbe essere necessaria. In fin dei conti ci pare di sapere ormai tutto sul grande regista inglese, i cui film — sia quelli girati in patria negli Anni Trenta, sia quelli realizzati a Hollywood successivamente — spesso sono riproposti dalle reti televisive pubbliche e private. Invece, ecco, un nuovo libro, uscito per 1 tipi di Marsilio in occasione della rassegna «Filmografie parallele: Hitchcock e la Nouvelle Vague», organizzata proprio in queste settimane (marzo-aprile 1986) dal Comune di Rimini. Olà, un nuovo libro... No, è un libro vecchio di trent'anni, anzi è il primo libro su Hitchcock, il primo studio critico che abbia ten- Estetica ed etica del regista in un saggio di Rohmer e Chabrol ri grossolanamente pagani, forse solo Un po' più moderato. Insiste sul concetto di ragione «reggitrice dell'universo», sulla «concatenazione e reciproca dipendenza di quante cose esistono nell'universo», sull'ontologia dell'umanità — .ciò che non è utile allo sciame non è utile neppure all'ape. —, ma subito dopo una tristezza senza consolazione gli fa dire -quanti di coloro con i quali sono entrato nel mondo se ne sono già partiti!., .il tempo è una specie di fiume degli eventi, o torrente impetuoso. Appena una cosa è comparsa, ed è già portata via La vanità di tutte le cose, il mistero della morte (.La morte, al pari della nascita, è un mistero della natura.) sono la vera realtà in cui vive il pensiero di Marco Aurelio, e lo sforzo di trovare un punto fermo nella veloce e travolgente corrente del tempo si riduce al tentativo di arroccarsi nell'etica stoica: .Le cose per se stesse non riescono a toccare l'anima.. Ma quell'anima è anch'essa mortale e solo per breve tempo sopravvive nella memoria E allora? Non rimane che l'attesa e il desiderio della morte: .La morte impone tregua al dissidio dei sensi, agli strattoni dell'istinto, agli errori della mente, alla servitù della carne.. Morire, scomparire, essere dimenticati. Più che un libro di filosofia, abbiamo tra le mani le confessioni di un uomo sull'orlo dell'abisso che divide 11 mondo antico dal Medioevo, e se ne ritrae smarrito. Laura Mancine!!. Marco Aurelio, «Ricordi», a cura di Carlo Carena, Einaudi, 205 pagine, 15.000 lire. distinzioni. Non a caso le sue riflessioni filosofiche le scrive in greco. E se spesso si appella all'umanità come a realtà razionalmente organizzata, il senso di grande solitudine che emana dalle sue parole lo contraddice: Marco Aurelio è solo perché è imperatore; ma anche come uomo si sente disperatamente solo di fronte al mondo che cambia alle nuove realtà che emergono e che egli non sa comprendere né accet. tare: il suo atteggiamento verso i cristiani è, molto significativamente, lo stesso degli altri imperato¬ Alfred Hitchcock matrice cattolica ma percorso - da inquietudini e contraddizioni, che le grandi opere hitcheockiane definiscono. .L'arte di Hitchcock — cosi scrivono — sta nel renderci partecipi, attraverso il fascino che esercita su ciascuno di noi ogni figura depurata, quasi geometrica, della vertigine che provano i personaggi e, al di là della vertigine, nel rivelarci la pro¬ IL saggio di Flavio Conti «I prigionieri di guerra italiani» è la storia, mai scritta prima d'ora, di un esercito di 560.667 soldati italiani fatti prigionieri dagli anglo-americani durante il secondo conflitto mondiale e della loro progressiva dispersione — sotto la spinta delle necessità belliche — ai quattro angoli della terra, dalle nevi del Kilimangiaro a quelle dell'Himalaya, dalle pianure di grano del Kansas alle miniere ausfraHa7i e di Sandy Creek, dalle brughiere della Scozia ai deserti del Nord Africa. Per oltre quarant'anni, su questa storia sconosciuta, le uniche fonti degli studiosi erano state le memorie o i diari dei reduci (e il 4 gennaio scorso .Tuttolibri, recensi «Prigionieri nel Texas», Mursia, un bel volv.me di ricordi di Gaetano Tumiati, ex prigioniero del .fascist camp, di Hereford, Texas, assieme ad altri futuri scrittori come Berto, Burri e Troisi); oggi il ponderoso saggio di Conti, basato su carte di archivi, statistiche, documenti diplomatici, testimonianze orali, pubblicistica dell'epoca e memorialistica, ripercorre nei cinque continenti la diaspora di quest'esercito di prigionieri e rivela l'esistenza di un insospettato arcipelago di campi di internamento: piccoli e grandi, con mille o diecimila soldati, alcuni ben ri-

Luoghi citati: Comune Di Rimini, Hollywood, Kansas, Nord Africa, Parma, Scozia, Texas