Con Gli Evans si esibisce lo storico jazz

Con Gii Evans si esibisce lo storico jazz Con Gii Evans si esibisce lo storico jazz za in India e il lavoro sia stato raffinato e portato a termine da Aon Wood e Keith Richards. Bill Wyman a quanto pare passava di là più che altro per salutare. La professionalità degli Stones è-insomma a tal punto di perfezione che ognuno può suonare per conto suo o non suonare affatto, tanto alla fine viene. fuori lo stesso il prodotto Stones. E sarà in questo caso un prodotto vincente perché almeno uno dei brani fHarlem ShuffleJ è fortissimo e si avvale di uno splendido video. Un'altra canzone felice? Too rude, occasione di sfogo corale di numerose partecipazioni straordinarie. Guarda caso nessuno dei due brani è composto dagli Stones. Ma non bisogna far troppo torto alla ditta: il rock d'apertura (One hit), di pura marca, è materiale di prim'ordine. E se non è cosa nuova tanto meglio. Il tiro secco della batteria sarà un colpo al cuore per tutti gli amanti del genere glorioso. Si comincia ad avvertire un senso di fiera con Fighi, ma supplisce la chitarra di Richards. Hold back è caciara pura, con un Jagger dal protagonismo insopportabile avviato su una china che conduce a Ozzy Osbourne. Wlnning ugly si. salva come enunciato politico (contro la smania del prevalere su tutto e su tutù a qualsiasi prezzo) ma musicalmente è' solo normale. Back to the zero come dice il titolo è ben al di sotto del normale e tanto per aggravare Jagger si esibisce nel verso dell'orango (non c'era Celentano per questo?). Dirty Work che dà titolo e scaso al lavoro, è un brano molto intenso, con le chitarre che girano a meraviglia e un Jagger che finalmente trova misura e canta un testo tutto da ascoltare, su un tema serio (•chi lo fa il lavoro sporco?*). Si chiude con Had it with you, bis non richiesto, rock'n'roll con sesso sbracato (-1 love you dirty fucker-). Grazie, abbiamo già dato. E dopo tanta fatica? Incredibile ma vero anche gli Stones ci ammanniscono una ninnananna ('Sleep tonight) e persino in coro! No, qui il vero rischio non è Ozzy, ma Bing Crosby. Cinque centri su dieci colpi resta una media invidiabile, ma nell'alternanza dei tiratori è Mick Jagger quello più fallimentare, n vero problema degli Stones è il loro leader. Duole dirlo, ma bisogna. Era un angelo maledetto, ora assomiglia sempre di più a Klaus Kinski: maledetto e basta. Era un seminatore dì aritmie nelle dure scansioni del gruppo, ora è ripetitivo, forzato, clownesco. Crescendo, Bowie e Sting sono diventati dei gentiluomini, Jagger che in segreto lo è molto più di loro, ha un'immagine bloccata nel giovanil-provocatorio: è un Dorian Gray che non s'è accorto di come sia invecchiato il suo ritratto. Avete visto il suo numerostrip con la donzellona nera Tina Turner sul palco di Uve Aid? Storico. Si è capito allora che quello che nasce Dome provocazione spesso j'.nisce in farsa. Anche nel rock •tutto è varietà; ma quelli del charlestone l'avevano capito molto prima. Gianfranco Manfredi The Rolling Stones: Dirty Work, Cbs. oggi il primato spetta a lui. Nulla da eccepire, soprattutto da parte di chi lo abbia apprezzato almeno una volta dal vivo con un'orchestra stabile. Quell'uomo piccolo e magro, tutto grigio, ormai ultrasettantenne, ha un carisma impressionante: i musicisti gli obbediscono a una semplice occhiata, i suoni sembrano scaturire direttamente dalle sue mani e dal corpo che beccheggia in modo ben vìe'-bile sulle gambe malferme. I suoi primi interventi nel jazz — per limitarci solo ai più importanti — risalgono agli Anni Cinquanta. E' la big band di Claude Thornhill che ha la fortuna di ospitarlo, e che per questo viene citata nella storia della musica americana. Il contributo di Evans è parzialmente documentato in un long play in g della Decca della serie «Uncollected. (Claude Thornhill and his orchestra 1947, HSR-108), purtroppo di non facile reperibilità. Già allora si riconoscono le caratteristiche fondamentali della ARRIVA in Italia Gii Evans che, salvo variazioni dell'ultima ora, darà concerti il 4 maggio a Novara, il 5 a Milano, il 6 a Roma e 11 7 a Firenze. E' una buona occasione per andarlo ad ascoltare (vale un viaggio) perché, a differenza di altre volte, Evans non è costretto a dirigere un'orchestra riunita sul posto, ma si presenta con una sua formazione di tredici elementi, tra 1 quali fanno spicco Lev Soloff alla tromba, John Clark al corno francése, Danny Gottlieb. alla batteria, oltre al figlio di Evans, Miles, che suona la tromba. Si noti che il nome.''di Evans junior non è casuale: il padre ha voluto cosi sottolineare la sua amicizia e la sua stima per Miles Davis. L'occasione è buona anche per ripassare con cura la sua discografia essenziale e riascoltare 1 suoi capolavori. Molti sostengono che Evans — compositore, pianista, arrangiatore, direttore d'orchestra — è, nel suo genere, il più grande personaggio del jazz dopo Duke Ellington, la qua! cosa significa che fay

Luoghi citati: Firenze, India, Italia, Milano, Novara, Roma