Essere tentato dagli «sviluppi» di un'idea

Essere tentato dagli «sviluppi» di un'idea Essere tentato dagli «sviluppi» di un'idea Il soggetto di Roderkk parve offrirmene una, ed io non ho dimenticato, nemmeno dopo lunghi anni, come dinanzi a me sembrò immediatamente stendersi l'azzurro mare del sud, e la brezza già portarmi l'aroma delle isole di spezie. E tuttavia proprio allora dovè cominciare anche per me la tormentosa paura, che mi sarebbe diventata così familiare, di venire indebitamente tentato e guidato dagli «sviluppi», il che altro non è che la spietata regola del problema che essi comportano. La loro essenza e quella medesima del processo del romanziere, ed è col loro aiuto, fondamentalmente, che la sua idea prende forma, e vive; ma essi gli impongono, attraverso il principio di continuità che.li jcavalca,.>una corrispondente ansietà. Essi sono la condizione stessa dell'inte¬ resse, che senza di essi languisce e decade; e infatti il soggetto del pittore consiste sempre, ovviamente, nella relazione in cui certe figure o cose si trovano l'una con l'altra. Mostrare queste relazioni, una volta che siano state tutte riconosciute, significa «trattare» la sua idea, il che implica che non ne sia trascurata alcuna di quelle che provvedono «direttamente» all'interesse — anche se il grado di tale intervento «diretto» rimane materia di assai ardua valutazione, su cui riposa inesorabilmente la felicità della forma e della composizione, come parte dell'effetto totale. Fino a qual punto un certo sviluppo è indispensabile all'interesse? Qual è il punto oltre il quale esso cessa di esserlo in maniera rigorosa? Dov'è che, per la espressione completa del soggetto, una particolare relazione si ferma — dando luogo ad un'altra che non ha a che fare con quella espressione? Realmente, universalmente, le relazioni non si fermano in nessun posto, e lo squisito problema dell'artista è, eternamente, solo quello di tracciare, con una propria geometria, il cerchio entro il quale esse sembreranno farlo. Egli si trova perpetuamente di fronte al fatto che la continuità delle cose è, per lui, l'intera materia di commedia e.tragedia; che questa continuità non viene mai spezzata, nemmeno per lo spazio d'un istante, o d'un pollice, e che, per riuscire a fare alcunché egli deve ad un tempo prestarle intensa attenzione e intensamente ignorarla. li che passerà forse come un modo arcisottile di indicare la semplice morale che un giovane ricamatore della tela della vita cominciò subito a lavorare sotto il terrore della vastità di espansione di quella superficie, del numero infinito di perforazioni pronte per l'ago, e della tendenza dei suoi multicolori fiori e figure a coprire e consumare iì più possibile dei piccoli buchi.' René Magritte: «L'invention collective», 1949

Persone citate: René Magritte