Le battaglie di Armando: fare libri sempre vivi di Luciano Genta
Le battaglie di Armando: fare libri sempre vivi Le battaglie di Armando: fare libri sempre vivi . T T N editore libero da servi encomi»: « Il cosi si definiva Armando Arman- * do, morto lunedi scorso a SI anni in una clinica romana, per leucemia. «E' stato un picco/o grande editore che ci ha lasciato una testimonianza di coraggio e di fiducia nell'uomo eterno lettore», ricorda il pedagogista Giovanni Gozzer, tra i suoi più vicini collaboratori, insieme a Mazzetti, Volpicela, Valitutti. Era nato a Imola nel 1905, padre piemontese e madre marchigiana. Studi magistrali, poi una laurea in pedagogia e filosofia, da maestro elementare a professore di liceo. Fare libri per la scuola, offrire •materiali buoni e validi» per il difficile mestiere di educatore, gli sembrò una logica conseguenza. Fondò la sua casa editrice nei primi Anni 50: la chiamò prima Avio, poi Armando Armando. ** Sono oltre 1700 le opere del suo catalogo, che preferiva intitolare •enciclopedia aperta». Ha pubblicato classici della pedagogia, da Hessen (una sua •rivelazione») a Makarenko, da Cousinet a Winnicott e i primi studi di psicologia cognitiva e sociologia dell'educazione, di epistemologia e filosofia del linguaggio, fino alla sociobiologia: Popper ed Eccles, McLuhan e Postman, Bruner e Erìckson, Dottrens e Mialaret, Ey sene le e Ruffiè. Anche chi, come Tullio De'Mauro, si è trovato spesso a polemizzare con lui, riconosce la •grande qualità» del suo lavoro editoriale: «Ci ha fatto scoprire con anni d'anticipo autori e campì di ricerca poco o nulla coltivati in Italia. Uomo Imprevedibile, riservava sempre sorprese, sapeva rischiare». Dice Gozzer: «Tra la galassia McLuhan e la galassia Gutenberg la scelta di Armando era senza esitazioni: Gutenberg. Il libro per lui era lo strumento, la "ragione informata": leggere è capire, vedere è sentire. La strumentazione elettronica accelera, brucia i tempi ma se non ha alle spalle la "ragione stampata" rischia di creare un universo di subordinati, guidati da un manipolo di potenti superspecializzati. Comprensibile quindi la sua passione per 11 libro e quasi epiche le sue battaglie per difendere libertà e autenticità contro Inquinamenti e contraffazioni volte a farne strumento di falsificazione o interesse di potere». Fabrizio Ravaglioli, storico della pedagogia all'università di Roma, amico e consulente, lo ricorda soprattutto come uomo di carattere: «Un grande cuore, una scorza dura. Personalità prorompente, non disposta a compromessi». Geloso della sua indipendenza, aveva l'orgoglio della •diversità». Valore per lui prioritario era l'autonomia della cultura, contro ogni ideologia. Suoi bersagli erano l'editoria industriale (•la. moneta cattiva caccia la buona», ripeteva), l'indottrinamento fazioso della sinistra, la demagogia corporativa dei sindacati, la burocrazia ossificata dei ministeri. Nella sua rivista Servizio Informazioni Avio, •12.000 abbonati, mai una sovvenzione», chiosava con puntiglio e ostinazione persone e fatti, sempre con giudizi taglienti. De Mauro gli rispose una volta chiamandolo V-Armando furioso». «Con 11 fascismo era stato un frondista — dice Ravaglioli —. Rimase sempre un liberale, con punte conservatrici, con molte Illuminazioni e qualche unilateralità. Doveva essere polemico, per non essere ignorato». De Mauro conferma: ■ Dava calci sugli stinchi, ma sempre per richiamare l'attenzione su questioni Importanti». Non un •reazionario» dunque, ma un uomo •di rottura». E non a caso i •progressisti» hanno recuperato a anni di distanza diverse sue denunce. Il suo pessimismo era cresciuto, alla luce dei fatti. Vedeva le innovazioni produrre solo danni. Il '68 gli apparve una follia ideologica, considerò gli organi collegiali vuoto assemblearismo. Raffigurava una scuola •allo sfascio»; rivendicava •rigore, selezione, antiegualitarismo, antiassistemialismo». Per difendere questi principi aveva aperto la collana cui forse teneva di più, •Controcampo». ** Da un anno Armando aveva ceduto la casa editrice a un imprenditore padovano. Ora la dirige Enrico Jacometti. Sono rimasti lutti i suoi collaboratori, da Ravaglioli a Laeng, da Titone a Antiseri e vogliono continuare sulla vecchia strada, «con spirito libero». Armando Armando, artigiano dell'editoria, continuerà a vivere nei libri che scrupolosamente pubblicava e difendeva con foga battagliera. Diceva: «Tutti 1 miei libri sono vivi, se non 11 vendo oggi 11 venderò domani». L Luciano Genta
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