Nati dal dialetto

Nati dal dialetto Nati dal dialetto Per Maurizio Bardano, docente di storia della grammatica e della lingua italiana al Magistero di Roma, il 'fenomeno Sani Gesualdi' indica il passaggio da una società contadina a una società post-moderna. «Non c'è da compiacersi di questo successo, tuttavia non c'è neanche da meravigliarsi, li nostro è un popolo che è uscito dal dialetti e ha conquistato la lingua nazionale soltanto negli ultimi decenni. Di fronte a forme di irrisione verso la lingua mista si compie una sorta di rito propiziatorio, si tende a immunizzarsi, e quindi si ride per la gioia di essersi liberati dal dialetto, che è un modo per tenersene ormai lontani». «Io rido molto, ma ho l'impressione che ridiamo in tanti alla lettura del libro di Frassica — dice Tullio De Mauro, che ha la cattedra di filosofia del linguaggio alla facoltà di Lettere di Roma —, perché gli sbagli di Sani Gesualdi sono tutti altamente probabili, perché l'uso spesso Imperfetto dell'italiano è una difficoltà di massa che per me non è una rivelazione, anche se l'elite colta del Paese sembra se ne sia accorta soltanto negli ultimi mesi». «Questo tipo di fenomeno, che non è di per sé positivo, rientra tuttavia in un'ondata enorme, di portata storica, questa si positiva.' Cioè rientra nell'ondata che ha portato tutti noi, per vie improprie, a non parlare più soltanto 11 dialetto, ma anche e soprattutto l'italiano». A questo proposito De Mauro ricorda che fino alla metà degli Anni Cinquanta, e cioè prima che entrassero in gioco la televisione e la scolarità di massa, l'italiano era parlato abitualmente da una percen' tuale di persone che oscillava tra il 10 e il 18 per cento; c'era poi un quaranta per cento che parlava italiano e dialetto, e infine una massa enorme di popolazione che parlava soltanto il dialetto. «A differenza di altri

Persone citate: De Mauro, Frassica, Gesualdi, Maurizio Bardano, Tullio De Mauro

Luoghi citati: Roma