Partita senza fine per un malinconico emulo di Casanova

Romanzo di Ongaro Romanzo di Ongaro Partita senza fine per un malinconico emulo di Casanova sul poco che aveva raggiunto. Il racconto cosi resta un divertente e arrabbiato divertimento privato; una inferocita invettiva espressa parte con educata ironia guglielmina e altrove con zurighese bohème. La storia si spessa in più parti; un inizio molto limpido e lucido. Poi alla immagine forse un poco vecchiotta e usata del teatrino locale, ecco sostituirsi l'idea cubista di un gioco del biliardo: verde superficie vagamente naturale dove rimbalzano, si disperdono, collidono e precipitano candide palle di per sé inerti. Dentro uno spazio geometrico, logico, determinato, si scatenano insomma il caos, il caso, il trucco: un dio più o meno abile mette in moto questo rettangolo d'universo, alterando leggi fisiche altrimenti rigorose, moltiplicando variabili, usando i limiti, nel gioco 'di sponda-, come possibilità ulteriori di spazio, come «un altro spazio.. L'assunto del racconto, allora, sarà che -la verità non è credibile^: e in scena adesso entrano gli assassini degli assassini mentre gioco e logica vanno verso una generale deriva: Zurigo, professioni, abitudini, famiglie. E' lipocrisia svizzera assunta a metafora dell'ipocrisia del mondo, ' del creato che abbiamo distorto. E cosi stavolta Durrenmatt, piccolo educato scrittore, Robinson svizzero, ha assemblata con qualche giuntura che scricchiola una sua féerie, come si diceva una volta: una moralità fantastica, dove gli attori sono tutti vecchi come lui ed i giovani sono tutti usati, ingannati, infelici evasi nell'alcool. Apocalisse a Zurigo; nel fondo il crocifisso di Isenheim alto su un popolo di lebbrosi, pece e fuoco, profeti accecati, deformità e morte. 'Non occorreva' si dice ad un certo momento, 'Che un giudice fosse giusto; cosi come non occorreva die il papa fosse credente». La realtà delle cose è questa: e non ci si consuma solo là giustizia. Claudio Savonuzzi Friedrich Durrenmatt: -Giustizia». Garzanti, 195 pagine, 16.800 lire. TROVO indicativo che Alberto Ongaro apra il romanzo «La partita» con una serie di formule giustificative del seguente tenore, «Comincerò dal lontano mattino..., Faccio soltanto qualche breve accenno.... Non starò a raccontare...». Queste dichiarazioni sono cosi ravvicinate e insistite che suggeriscono una delle possibili chiavi interpretative del romanzo. Sembrano alludere a una materia esuberante, tutta ugualmente vivida e perciò indifferente agli occhi dell'autore che, ad ogni ramificazione narrativa, è costretto a una robusta potatura. D'altra parte questa realtà gremita di persone, di vicende, di luoghi geografici, non concede requie o appoggio al personaggio principale che scivola via. rapidamente, come risucchiato da una misteriosa forza esterna non-meno che da una febbrile ansietà. In questo Francesco Sacredo, veneziano, si avverte una indubitabile parentela con Giacomo Casanova; ma nel suo fare volubile e trafelato si annida una tristezza che il gioco amoroso, il polso ardito e l'impazienza dello sguardo non riescono a vincere. * * In apertura, sorprendiamo il giovane patrìzio mentre torna a Venezia da Corfù, dove ha trascorso un periodo di esilio per rissa. A mano a mano che si avvicina, scopre una laguna irrigidita dal ghiacci come un fiordo dell'estremo Settentrione. E' una bianca, accecante malattia della terra, annunciata dai gabbiani che-'precipitano morti di fame sul ponte della nave. Non basta. Appena sbarcate nella città illividita, Sacredo viene a sapere che suo padre sta consumando al gioco, in una interminabile partita che dura da un anno, le ultime sostanze: sua avversaria inflessibile è la baronessa Clotilde von Wallenstein, è rimasta con un solo occhio, azzurrisslmo di freddezza minerale, rìde con denti di squalo. La rovina del Sacredo, alla quale assistono con ingordigia i nobili veneziani riparati dalla bautta, è un altro segno della corruzione di Venezia. E alla fine la vecchia, già sontuosa baldracca chiederà al ragazzo Sacredo di misurarsi con lei ai dadi persiani: 1 gioielli, 1 palazzi, le flottiglie perdute dal padre, contro la vita del giovane, la servitù del suo corpo Integro" e forte. •■ «>y,>v atfrv i* Naturalmente. Francesco è battuto dalla diabolica giocatrìce, ma ha la forza della ribellione, fugge da prestazioni avvilenti, anche se porta con sé l'oscura te all'appartamento rapidamente restaurato e subito lasciato in uno dei molti traslochi. La protagonista ha velato le figure delle tappezzerie, nascosto grovigli di fili, coperto incrinature e strappi, ma resta all'erta pronta a cancellare ciò che di continuo fa capolino, rivendicando l'originario aspetto. Deve inoltre assicurarsi all'interno della casa un percorso che sia favorevole, che non sollevi inquiétanti scricchiolii. Si conferma, in questa vigilanza, in jjuesta fatica a tracciare percorsi, nella città sconosciuta ma anche nella casa ben nota, la necessità di una scrittura mossa già nei vissuti d'infanzia e moderna di intenti, perché brucia ogni soggezione letteraria e quasi sottoscrive la dichiarazione di Svevo «Io voglio soltanto attraverso a queste pagine arrivare a capirmi meglio». Giuliana Morandinl Sandra -Reberschak, «Il pensiero dominante», Bompiani, 127 pagine, 16.000 lire. complesso confronto con il corpo e la sua fisiologia. • A queste emosioni che rimangono latenti, seguono le storie della vita e dell'amore, il rapporto con gli uomini e poi con il compagno, la scoperta del mondo e della sua geografia, delle sue capitali. Tuttavia questi eventi compaiono in filigrana, non dominano il progetto della scrittura che invece esplora sempre l margini dei fatti, attenta a cogliere le sfumature, i meccanismi profondi, i segreti delle cose e delle relazioni. Illuminante al riguardo è la descrizione della città straniera messa a fuoco da un punto di osservazione che è a sua volta macchina tortuosa, museo e biblioteca, palinsesto di piani, ingranaggio di ascensori e scale mobili. Capire la topografia della città, e indagare il funzionamento di questo suo ganglio moderno, significa misurarsi con le ansie del Sé antico, nell'aprirsi agli spazi, alla loro logica labirintica. E' una preoccupazione che insiste nelle pagine dedica¬ Le Pietre e II Sale — E' il titolo del romanzo di Enrico Palandri uscito da Garzanti: ambientato a Venezia ha per protagonista Nina, ragazza-emblema dell'eterna giovinezza <pp. 175, L. 16.500). Zita dei fiori — £' il titolo del libro di Mario Tobino che raccoglie gli ultimi suoi racconti popolati di figure eroiche in parte ambientati nella Toscana medievale. Mondadori, pp. 214, L. 18.000. Dopo «Uccelli di rovo» — Il nuovo romanzo dell'australiana Colleen McCullough »La passione del Dr. Christian» narra le vicende di un medico di provincia americano strumentali«afo da una donna bellissima e spregiudicata. Bompiani, pp. 402, L. 22.000. JJ cervo d'oro — E' il titolo del romanzo di Mario Dalla Palma uscito presso l'editore Fogola (pp. 141, L. 15.000). E' la storia d'amore del protagonista per Marcella, in cui ritornano i temi cari all'autore, l'amore, la morte, {Inutilità della vita. La solfatara felice — Il romanzo .La rosa di solfo» di Antonio Aniante pubblicato nel 1957 racconta le avventure di Rosalia, una solfatara appassionata, un po' maga e un po' amante, che rincorre il brigante e il nobile (Sellerio, pp. 203, L. 8000). Una biografia — L'itinerario umano e spirituale di •Agostino d'Ippona» scritto da Carlo Cremona con una presentazione dell'arcivescovo di Milano Carlo Maria Martini (Rusconi, pp. 330, L. 28.000). I saggi di Bazin — -Che cos'è il cinema» la ristampa della famosa raccolta di saggi sul cinema, il problema della rappresentazione, i rapporti con le altre arti, il neorealismo. Garzanti, pp. 275, L. 15.000. L'amore in Grecia — 'Sull'amore' è il dialogo di Plutarco stampato da Adelphi con introduzione di Dario Del Corno (pp. 160, L. 10.000). Permette di capire che cosa fosse in concreto nella vita Quotidiana l'amore nell'antica Grecia, diviso fra l'amore dei 'maschi per le donne e per i ragazzini. minaccia della baronessa: «Il debito e 11 credito sono due facce della stessa moneta, dove va l'uno va l'altro; come la vita e la morte». E' il solo che, non stando ai patti, ha osato resistere al maleficio; lo inseguono bravi feroci che devono rlcondurlo In catene. • ★ * Si passa, nel romanzo di Ongaro, attraverso uno spreco di avventure tragiche e grottesche che, oltre la laguna veneta, hanno per orizzonte il ducato di Parma, il Piemonte e i valichi alpini, fino a Lione e oltre. Perché la partita ingaggiata con Matilde non ha fine. Ogni precario rifugio corrisponde alla pedina calata su una immensa, mutevole scacchiera; cercando di indovinare la mossa dell'avversario, di creargli inciampi, per non sentire sul collo il suo flato. Tresche, ferimenti, peripezie lasciano intravedere, nell'apparente disordine e casualità, questa netta scansione. E contro l'intelligenza suprema del nemico sfuggente, che allenta a bella posta le sue reti, accetta provvisorie sconfitte per accrescere l'eccitazione del gioco, l'uomo braccato cerca di prevederne 1 movimenti, di raffigurarsene la storia segreta, in altre parole esercita l'Immaginazione tabulatrice come forma di conoscenza. Sacredo, che contribuisce cosi a scrivere il racconto della propria vita, ci svela 1 procedimenti stilistici dell'autore, le sue speranze e scommesse. Non è un caso se queste vicende incanna o una compagnia di guitti, sembrane appartenere necessariamente al teatro In cui realtà e finzione — come in tutte le opere letterarie — si confondono inesorabilmente. Questa storia di una partita condotta fino all'ultimo respiro, più che una cinica avventura di impronta settecentesca, rammenta il rassegnato vagabondaggio di un romanzo picaresco. Sacredo, nonostante le audacie, le vendicative profanazioni, non è un «esprit fort», nel suo ghiotto vitalismo si sente un sapore acidulo che ce lo rende vicino e trascolora in metafora' esistenziale il suo esordio gaglioffo. Appena si vorrebbe, per un consenso più pieno, che la felicità Inventiva di Ongaro, sfumata da giuste ombre, si avvalesse di un taglio linguistico più asciutto e sprezzante. Sono 1 rilievi dovuti a uno scrittore come lui, intelligente e fantasióso, che non ha certo esaurito con questo libro la sua parabola- Lorenzo Mondo Alberto Ongaro: «La partita», Longanesi, 265 pagine, 20.000 lire.