Arrivederci Trap e grazie

Con il sesto scudetto chiude dieci magnifici anni di Juve Con il sesto scudetto chiude dieci magnifici anni di Juve Arrivederci Trap, e grazie di BRUNO PERUCCA Fra le tante date storiche che ormai punteggiano la vita gloriosa della Juventus, quella del 22° scudetto ha un significato particolare. Chiude l'epoca dei dieci anni di Trapattoni, un esempio per il calcio italiano che a lungo si era chiesto «come mai* le nostre società non potessero comportarsi come quelle inglesi, dove il rapporto allenatore-dirigenti è duraturo, ben più forte di quello giocatore-club. Un rapporto dal quale nasce l'unico modo di formare una squadra logica, perché la campagna acquisti-cessioni estiva procede in base gl'accordo fra chi ha le ; idee più. chiare su «cosa serve» per migliorare il rendimento, e chi deve decidere (secondo bilancio, sia chiaro) quale o quali passi si possono compiere. A parole è tutto facile, in pratica raramente l'accordo funziona. I dieci anni del sodalizio felice fra Trapattoni e la Juventus (più giusto dire fra Trapattoni e Boniperti) sono la dimostrazione pratica e tangibile che anche nel calcio si può lavorare fianco a fianco per il bene del club, per la gioia dei tifosi. Sema dubbio nelle ultime dieci stagioni la Juventus e Trapattoni hanno dato al football italiano una lezione di costume (non è troppo dire «di buon costume-) che sarà ricordata nel tempo. Quanto ha fatto Giovanni Trapattoni per la Juventus, e per il calcio, è dimostrato dalle cifre. Dire quanto «il Trap» vale come uomo, e come tecnico, è persino superfluo. Lo testimoniano tutti,, dal suo presidente Boniperti all'amico-rivale Gigi Radice, dagli altri allenatori ai giocatori che hanno lavorato al suo fianco. Trapattoni uomo serio, riflessivo ma mai sottomesso, educato ma non per questo molle (anzi), attento a considerare qualità, preferenze, caratteri e problemi personali degli atleti a disposizione ma non disposto a prescindere da quanto crede sia utile alla squadra (inteso come collaborazione per un fine-comune), tecnico che ama il gioco virile ma non i mezzucci e le furberie da cortile, tutto è noto. Ogni momento della vita bianconera ha il suo marchio. Quello di Boniperti presidente (dopo gli altri del giocatore e dell'amministratore delegato) era già indelebile sulla «pelle» della Juventus quando è arrivato in famiglia Giovanni Trapattoni. La data è quella del 22 maggio 1976. Quel pomeriggio la società ufficializzava quanto già si diceva da tempo: cioè che l'allenatore uscito senza macchia, anzi con elogi, dal caos milanista sarebbe passato a guidare i bianconéri. Cominciava così la felice collaborazione fra Boniperti e Trapattoni, fra scrivania e campo. H presidente «offriva» al tecnico, oltre all'ingaggio, anche la gioventù di Cabrini e l'esperienza di Boninsegna che completavano una «rosa» già vàlida e contribuivano ad un bilancio stagionale che definire •nrssufoio» £ poco: scudetto a 51 punti alla fine del furi¬ panchina. Gigi Radice, scudetto sul petto, fiutava il pericolo, tanto che scriveva su •La Stampa» questo saluto all'amico che diventava suo avversario in panchina: «L'arrivo di Giovanni alla Juventus mi fa molto piacere. Lo conosco da sempre, abitavamo da ragazzi poco lontano, abbiamo giocato insieme per tre anni nel Milan cogliendo grosse soddisfazioni. Logico che sia felice di riaverlo vicino, nella stessa città, anche se come rivale. Gli tocca il compito di farmi e farci soffrire Radice vedeva giusto. Il nuovo allenatore bianconero cominciava alla grande: subito gli scudetti 1978 e •79,:.GQppa Uefa 1977 e Coppa Italia 1979. L'inizio di una serie ài successi che ricordiamo nella «scheda» del Giuan bianconero. Tante le tappe gloriose. Un accenno particolare ad un altro scudetto sofferto, il ventesimo, perché ha portato le due stelle sulla maglia bianconera, un traguardo di grosso prestigio che chissà. bondo braccio di ferro col Torino (50 punti) e Coppa Uefa, primo grosso successo internazionale del club. Boniperti e Trapattoni si erano conosciuti sul campo, il 10 dicembre del 1960 a Napoli quando alla trentottesima presenza in Nazionale il capitano Giampiero tenne a battesimo l'esordiente mediano Giovanni. Incontro promettente, fra i due, ma non felice l'esito della partita. L'Austria batté infatti per 2 a 1 i nostri a Napoli, inutile la rete di Boniperti. Prima di arrivare alle 17 presenze azzurre (più sette nella giovanile) Trapattoni la rivincita su quella amara «prima volta» la coglieva pienamente-il 9 ghigno ■ 1963 al Praterdi ViennarsUo il gol dell'1-0 sugli austriaci. Della Juventus che Trapattoni prendeva in pugno facevano parte giocatori di valore quali Zoff, Cuccureddu. Gentile, Furino, Morini, Scirea, Causio, Tardetti, Boninsegna, Benetti e Bettega, più Cabrini che fremeva in Stagione 1976-77: è il primo scudetto dell'era Trapattoni, dell'Heysel: la Juve e Trapattoni sognavano un bis quest'anno, un successo che non doveva certo cancellare il ricordo dei /riorti, ma dare la soddisfazione piena di una conferma sportiva. Il Barcellona ostacolo invalicàbile, invece. E per il tecnico l'amarezza delle accuse (anche nostre) di non aver osato abbastanza al Nou Camp. Il 22° scudetto ora cancella anche questo. Ma Trapattoni non rinnega le scelte ne dimentica. Ha detto: «Lascio la Juve con favolosi ricordi, ed il dispiacere di non guidarla nel-, la prossima Coppa campioni. E domani, invece, per Trapattoni? L'Inter, è noto. Se la società nerazzurra non approfitta di un «tomo così per trovare coerenza e serenità, non le avrà mai più. E dopodomani, per il Giuan? La panchina azzurra? Possibile, anzi probabile. Ma prima San Siro, la conquista di Milano come allenatore. Aspettava da anni questa occasione. Auguri Trap, e grazie di tutto. mai quando sarà eguagliato (e quante stelle, intanto, sulla casacca bianconera?). Campionato 1981-82, l'anno del ventesimo scudetto è quello del braccio di ferro con la Fiorentina, alla fine un solo punto di vantaggio ma ovviamente molto importante. Squadra bianconera bloccata, con un forzato • triangolo» in attacco fra Bettega (7 partite, poi bloccato da un infortunio). Gaiderisi (16 presenze) e Paolo Rossi (3 gare) a fianco di Virdis entrato nella fase migliore della carriera. I momenti amari, pochissimi. Legati alla Coppa campioni, non al campionato. A tene,. Bruxelles, la doppia recente sfida con il Barcellona. L'Amburgo ed Happel il primo scoglio, il gol di Magata il castigo. Polemiche attorno a Zoff (tiro parabile o no?) ed anche attorno a Trapattoni (sbagliata la marcatura di Mìlewski?). A Bruxelles la prima Coppa Campioni, ma vittoria senza gioia per la tragedia sugli spalti quello dei SI punti. 11 tecnico corre ad abbracciare Bizzotto